Il sogno di una scuola inclusiva in Italia sembra destinato a rimanere nel cassetto. Questo il pensiero, dopo quanto successo nel Lazio, a seguito della diffusione delle nuove linee guida per la tutela degli studenti LGBT, poi ritirato.
Il documento era stato redatto dal “Servizio per l’adeguamento tra identità fisica e identità psichica” dell’ospedale San Camillo di Roma (chiamato SAIFIP) e sarebbe stato inviato agli istituti scolastici della regione con il suggerimento a insegnanti e operatori di iscriversi a dei corsi di formazione, inizialmente previsti per il 9 settembre 2021.
Le linee guida altro non chiedevano il rispetto delle persone non binarie, come l’utilizzo del nome scelto dallo studente, con aggiornamento nel registro elettronico, oltre a bagni e spogliatoi senza genere.
Cosa prevedevano le linee guida
- Sulla questione dei pronomi e dei nomi, il documento per una scuola inclusiva permetteva ad ogni studente/studentessa di scegliere il proprio nome, che compagni/e e insegnati avrebbero dovuto rispettare.
- Altra punto importante riguardava l’assegnazione del genere. I registri ad oggi permettono di scegliere solo tra uomo e donna, aprendo un problema per le persone non binarie. Si consigliava quindi un intervento sul lato tecnico, inserendo una casella in più.
- Le linee guida citavano anche la cosiddetta carriera alias, ovvero un’identità considerata provvisoria, che lo studente o la studentessa dovrebbero adottare per aver garantita la propria privacy.
- Il documento richiedeva a insegnanti e operatori scolastici di seguire un corso di formazione per “sdoganare” stereotipi e pregiudizi sulle persone transgender, oltre a fornire comportamenti consoni per garantire il rispetto delle stesse persone.
Le reazioni contro una scuola inclusiva
Naturalmente, questo ha infiammato le associazioni più conservatrici, oltre a una mole di genitori preoccupati e alcuni partiti politici. La Lega, ad esempio, ha tuonato “Giù le mani dai bambini e dagli adolescenti del Lazio“. E ha attaccato il Miur, il quale avrebbe commesso un gesto “grave e ingiustificabile“, inviando “ai dirigenti del Lazio le linee guida sulle strategie da applicare a scuola nei casi di varianza di genere“.
Le Lega ha continuato, tirando in causa anche Nicola Zingaretti. Dal Carroccio, il governatore del Lazio è visto come complice, poiché si sarebbe fatto “promotore di un’iniziativa che interessa i minori senza un preventivo confronto con le famiglie. Sarebbe stato auspicabile, vista la sensibilità del tema, aprire un tavolo di confronto con tutte le associazioni che si interessano di scuola e formazione“.
All’attacco anche Pro Vita & Famiglia Onlus:
Per una supposta inclusione di allievi con “varianza di genere” riteniamo che in questo modo si legittimi un approccio ideologico ai gender studies nella scuola pubblica. Il documento oltre a proporre soluzioni relazionali e organizzative invasive e dannose – dai bagni ‘neutri’ all’abolizione dei pronomi maschili e femminili – impone di fatto a livello formativo e culturale “la teoria gender”, un approccio non pienamente condiviso, e contestato a anche a livello scientifico e sociale.
Nella loro opinione, dunque, rendere la scuola inclusiva sarebbe dannoso per gli studenti stessi, mentre inseriscono in ogni loro comunicato come un disco rotto l’ideologia gender, quando si tratta solo di far sentire a proprio agio e al sicuro gli studenti LGBT. Ma l’associazione prosegue:
Per includere non serve necessariamente la condivisione di certe idee sessuali, ma basta la reciproca accettazione tra individui senza dover conformare totalmente la cultura di una scuola e di una società. Queste linee guida impongono in modo totalitario una visione antropologica azzerando tutte le altre. Sono queste le iniziative contro l’omofobia che il Ddl Zan, se approvato, imporrebbe in tutta Italia?
Documento ritirato, e la Lega canta vittoria
A seguito della polemica, il corso di formazione previsto per il 9 settembre è stato sospeso, e le linee guida ritirate. Anche l’Azienda ospedaliera S. Camillo è intervenuta, dichiarando di essere estranea ai fatti:
Non esiste alcuna linea guida regionale sulla varianza di genere. L’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini, in accordo con l’Assessorato alla Sanità e Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, ha diffidato l’Istituto Metafora (SAIFIP) per avere inviato all’Ufficio Scolastico Regionale, senza alcuna autorizzazione e con il logo dell’Azienda Ospedaliera, il documento diffuso nel corso di un webinar.
Ovviamente, Simone Pillon non riesce a contenere la gioia.
Cari amici, vittoria!Dopo le proteste dei genitori, dopo le richieste di ritiro delle associazioni Pro Family, dopo la dura presa di posizione del sottosegretario Rossano Sasso, dopo la smentita e la presa di distanza del San Camillo, dopo le sollecitazioni politiche mie e di altri colleghi, alla fine l’ufficio scolastico regionale del Lazio ha deciso il ritiro delle assurde linee guida per bambini e adolescenti con varianza di genere.Si trattava di un documento impresentabile, impregnato di ideologia GENDER, che imponeva autentiche follie come l’uso di un nome femminile per i bambini maschi o di un nome maschile per le femmine, l’uso di pronomi ed aggettivi prescelti in base alla autopercezione del bambino e altre sciocchezze pericolose e inaccettabili.Il testo citava tra le fonti normative di riferimento proprio il ddl Zan, come se fosse già stato approvato!!Abbiamo sventato un attacco, ma ora dobbiamo fermare l’offensiva principale, perché i nostri figli siano liberi dal GENDER, perchè i maschi siano maschi e le femmine siano femmine.
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