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Sean Hayes e il coming out: ‘mia madre reagì malissimo’

L’iconico Jack McFarland di Will and Grace racconta il proprio coming out in famiglia. Con lieto fine.

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Nel corso degli anni vincitore di un Emmy Award, 4 Screen Actors Guild Awards e un American Comedy Award, oltre ad aver ricevuto 6 nomination ai Golden Globe ed una ai Tony Award, Sean Hayes è da poco tornato in tv grazie alla nona stagione di Will and Grace, che l’ha visto ritrovare l’iconico ruolo di Jack McFarland.

Da quattro anni marito del compositore Scott Icenogle, suo compagno da oltre 12 anni, Hayes ha per la prima volta parlato del proprio coming out in famiglia dalle pagine di People. Una maschera caduta da adolescente, nel lontano 1988, quando Sean aveva 18 anni.

L’ho tenuto nascosto per anni ai miei fratelli e alla mia famiglia, perché quando andavo alle superiori era il 1986, essere gay, all’epoca, era diverso. Io sapevo di esserlo, ma non del tutto. La società mi aveva insegnato che il teatro fosse per i gay, per femminucce e cose del genere. Cose di cui ti insegnavano a vergognarti”. “Era il 1988 quando sono uscito allo scoperto. È un cliché ma ho fatto coming out durante il weekend del Ringraziamento. Mia madre reagì dicendomi che dovevo andare da un terapeuta. Mi scrisse una lettera di 10 pagine, su entrambi i lati e su un blocchetto per appunti. ‘Questo non è quello che Dio …’. Sai, tutta l’ignorante visione di tutto ciò“.

Con il tempo, però, la mamma di Hayes ha ampliato il proprio sguardo, aperto gli occhi e capito che non ci sono differenze tra l’essere omosessuali ed eterosessuali.

Ma è stata educata e ha iniziato ad avere amici gay”. ‘Era tipo, “Oh capisco. Sei proprio come me”, e tutto il resto. Con il tempo è diventato tutto così bello e meraviglioso, è diventata così solidale e meravigliosa”.

Nel corso delle prime otto stagioni della sit-com, apparentemente inspiegabilmente, Hayes negò in più occasioni di essere omosessuale, per poi gettare pubblicamente la maschera nel 2010, dalle pagine della rivista gay “The Advocate”.

Non ho mai capito perché mi chiedevano di mettere su pubblica piazza la mia vita, per fare cosa? Contribuire alla causa della comunità gay? Mi volevano come carne da macello? Su un carro? E poi cos’altro mi avrebbero chiesto?“.

Tre anni dopo le scuse pubbliche all’intera comunità, per aver atteso tanto tempo prima di esporsi.

Ero così giovane. Non volevo responsabilità, non sapevo come gestire l’impegnativo ruolo di dover parlare a nome della comunità gay. Ho sempre pensato di dover dare loro delle enormi scuse per aver fatto coming out tanto tardi. Alcune persone nella comunità gay erano molto arrabbiate con me per non essermi dichiarato alle loro condizioni. Lo so che sarei dovuto uscire prima, mi dispiace per questo. Soprattutto quando penso al fatto che avrei potuto fare la differenza nella vita di qualcuno. Probabilmente avrei dormito molto meglio se fossi uscito fuori prima, ma la vita è cosi. Impariamo la lezione solo quando siamo pronti.

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