Oggi 7 Febbraio in Italia si celebra la giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo. A preoccupare, nell’anno della pandemia, sono i dati: nel 2020 il 61% dei ragazzi afferma di esserne vittima e il 68% di aver assistito ad episodi di bullismo e cyberbullismo. Mancano soprattutto formazione e informazione, carenze che neanche le norme più recenti hanno colmato.
A raccontare la sua esperienza, tramite le sue storie Instagram, è stato Stefano Guerrera. L’ideatore de Se i quadri potessero parlare, spesso impegnato in attività legate alle tematiche LGBTQ+, ha ripercorso gli anni della sua adolescenza raccontando gli episodi di bullismo che lo hanno segnato.
Cresciuto in un piccolo paese in provincia di Brindisi, l’influencer di origini pugliesi è passato dall’essere bersaglio dei suoi coetanei al sentirsi solo ed emarginato per il suo essere diverso dagli altri
La diversità è una delle cose che viene presa più facilmente di mira perché è come se fosse più facile raccogliere consensi: è diverso quindi è in minoranza.
Stefano ha raccontato anche della forza che ha avuto per cambiare le cose e prova quindi a dare qualche consiglio ai suoi followers
L’unica cosa che mi sento di dire a chi l’ha vissuto è che il passato non definisce mai la persona che sei ora. Tu sei il presente. Tendiamo ad autosabotarci perché siamo abituati a formare l’idea che abbiamo di noi stessi come una somma di quello che siamo stati. Siamo abituati a creare la nostra immagine grazie a quello che abbiamo vissuto e in tanti casi, grazie ad un passato pesante. Qui e ora. Sempre.
Chiude il post con un importante appello, in questo anno così drammatico e complicato
Se notate invece un cambiamento nel comportamento di qualcuno a voi vicino, un figlio, una sorella o un cugino, cercate davvero di metterlo nelle condizioni di poterne parlare. Oggi dopo un anno di pandemia, di certo le possibilità di essere bullizzati a scuola sono minori ma esiste comunque internet. I bulli sono ovunque e a volte non sono neanche di esserlo. Di bullismo, però, si muore.
Molti i followers che si sono ritrovati nelle parole dell’influencer e che hanno condiviso con lui le loro dolorose esperienze di vita, anche nei commenti sotto al lungo post.
Condividere è la parola d’ordine, affinché si possano sensibilizzare concretamente anche i più giovani anche attraverso canali apparentemente “leggeri” come i social. Ce n’è davvero bisogno, oggi più che mai.
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