Negli ultimi giorni sta prendendo piede sui social una querelle su una parola di fresco conio, che sta spaccando la comunità LGBTQ+ e destando molto scalpore. Si tratta del termine “superetero“, divenuto virale grazie al contributo di un utente di TikTok che risponde al nome di Kyler Royce, modellato sull’inglese “superstraight“.
I superetero si distinguerebbero dai semplici eterosessuali per essere attratti solamente da persone cisgender del sesso opposto. Porte sbarrate alle persone trans, quindi. Un presunto nuovo orientamento sessuale, che farebbe dell’esclusione il suo principio fondamentale e che rinforza i pregiudizi tipici della transfobia.
Nonostante qualcuno sia convinto che la nascita del termine “superetero” vada ricollegata ad alcuni profili troll, che su Reddit e 4chan avrebbero dato vita al movimento con lo scopo preciso di criticare i transfobici, l’etichetta è ormai virale e sono tanti coloro che l’hanno scelta per rivendicare la propria sessualità.
Superetero, la parola virale sui social: il commento di Simone Pillon
Ça va sans dire, c’è chi ha colto la palla al balzo per facili polemiche. Tra gli ultimi ad essersi esposti, il senatore della Lega Simone Pillon, che su Facebook ha rispolverato la tesi della crisi delle identità e la teoria gender:
Per evitare l’accusa di transfobia, l’unica possibilità è quella di rifugiarti nella etichetta dei “superstraight”, tradotto in italiano con “superetero”, cioè una mal tollerata categoria che si vuol far passare per minoritaria, e che si ostina a preferire l’antiquato e medievale rapporto tra maschi xy e femmine xx. Tutto questo finchè qualcuno non deciderà di spiegare ai nostri figli, magari nel contesto di un bel corso scolastico contro il bullismo omofobico, che anche il “superetero” è intollerabilmente sorpassato, razzista, escludente, e dunque out.
Simone Pillon ha inoltre aggiunto tre considerazioni sull’argomento, ribadendo quei concetti che lo rendono tra i più strenui critici nei riguardi delle posizioni care alla comunità LGBTQ+. Un appello ai giovani e ai genitori (che giovani lo erano negli anni Ottanta), che suona come l’ennesimo tentativo di infangare le discussioni già accese circa l’orientamento sessuale e l’identità di genere:
1. Quanto era più facile la vita per noi quattordicenni del 1985, quando le discussioni in materia si limitavano allo stabilire se fosse più carina la biondina della quarta F o la brunetta della quinta A. Ora invece i nostri ragazzi devono prima decidere se identificarsi come maschio o femmina, omo, bi, trans, cisgender, etero oppure superetero, e poi devono capire se la morettina di terza C sia davvero quel che dice di essere…
2. Lo dico a me e a tutti i genitori: parliamo coi nostri figli, spieghiamo loro cosa sta accadendo, liberiamoli dalle schiavitù della dilagante ossessione LGBT e restituiamo loro la semplicità dell’identità maschile e femminile, la bellezza delle relazioni senza il peso delle costruzioni ideologiche, la luminosa ecologia della natura umana.
3. Ognuno faccia come gli pare, e se ne assuma la responsabilità, ma proviamo a lasciare in pace i nostri figli.
Anche in questo caso chiedo troppo?
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ma i figli si lasciano liberi se sanno di poter essere se stessi, sia lgbtq+ sia etero... quello che gli pare. Con queste affermazioni pillon ha espressamente detto di essere molto confuso su se stesso.