Uno dei tanti dibattiti politici che si sono protratti nel Regno Unito negli ultimi anni riguarda le terapie di conversione. Le pratiche, dette anche terapie di riorientamento sessuale, sono mirate a cambiare l’orientamento sessuale di una persona – da omo a eterosessuale – attraverso metodi pseduoscientifici che a più riprese sono state smentite da psichiatri e membri della comunità scientifica. Il Regno Unito è uno degli ottanta Paesi al mondo (Italia compresa) in cui le terapie sono ancora legali. Le cose potrebbero presto cambiare dopo la proposta di legge presentata dal Ministro per le pari opportunità Elizabeth Truss che ne vieterebbe l’applicazione.
La proposta ha trovato generalmente il plauso di una buona parte di opinione pubblica, l’appoggio degli attivisti e di alcuni partiti politici. Caso esemplare è quello dell’Irlanda del Nord, in cui durante l’estate tutti i principali partiti hanno appoggiato non solo il divieto, ma anche altre leggi a favore dei diritti delle persone transessuali. Di per sé la legge sembrerebbe rivoluzionare il tema nelle terre britanniche, se non fosse che all’interno del testo è stato trovato un loophole non da poco. A quanto è scritto, la legge non si applicherebbe alle terapie di conversione in forma religiosa, che vanno dal vecchio “pregare via l’essere gay” fino agli esorcismi.
A questo particolare aspetto si rifà una polemica scaturita negli ultimi giorni proprio in Irlanda del Nord. Soggetto della polemica, il consigliere del distretto di Ards and North Down, Colin Kennedy durante un dibattito proprio sulla legge incriminata. In risposta al collega Connie Egan, che aveva definito l’abolizione delle terapie un piccolo ma significativo passo verso una società più inclusiva e accogliente, ha affermato che la legge sarebbe pericolosa perché rischia di «legiferare il Cristianesimo fuori dall’esistenza». La sua obiezione si baserebbe sulla convinzione che l’intero discorso sulle terapie di conversione è fondamentalmente esagerato e che «le persone che sperimentano un’attrazione indesiderata verso lo stesso sesso dovrebbero avere il diritto a terapie che cambiano la vita». Da qui il riferimento alla minaccia esistenziale al Cristianesimo, visto che i suoi funzionari sarebbero gli unici a poterle ancora eseguire.
«Vogliono vietare alle persone di fede di insegnare la Bibbia. Vogliono vietare a ministri, professionisti e consiglieri di parlare a partire dalle loro convinzioni, o rendere qualsiasi servizio quegli adulti di cui sopra».
Colin Kennedy non sembra aver capito che tra convinzioni e scienza il passo è veramente lungo, nonché il fatto che le suddette convinzioni sono effettivamente nocive alla vita e alla salute di migliaia di persone.
Gli attacchi del consigliere, però, non si sono fermati qui. Entrando a gamba tesa nel mondo della fantascienza e delle cospirazioni ha dichiarato che, oltre ad eliminare la visione cristiana del mondo, l’obiettivo di chi propone questa legge è «imporre la propria utopia neo-marxista inclusiva». Che un mondo totalmente inclusivo sembri essere un’utopia è l’unica cosa centrata di questo discorso.
La lotta alle terapie di conversione è parte integrante della lotta per i diritti LGBTQ+, soprattutto quando anche nei paesi che dovrebbero essere più “civilizzati” ed “evoluti” ci sono politici che le ritengono ancora valide. Molti studi hanno anche dimostrato come gli sforzi per cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona attraverso modificazioni del comportamento, avversione e psicoanalisi abbiano portato anche a tendenze suicide. Nel Regno Unito la legge è ancora lontana dall’effettiva approvazione, anche se sempre più ministri promettono di abolire queste pratiche traumatizzanti. Intanto, il dibattito che vi si è creato intorno è più vivo che mai.
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