Attacchi omotransfobici contro il videogioco The Last of Us 2

Il nuovo videogioco Sony The Last of Us 2 per PlayStation 4 travolto da attacchi omotransfobici dopo che sono trapelate informazioni sulla sua trama.

Leak e omofobia per The Last of Us 2
5 min. di lettura

Un “leak,” cioè una fuga di notizie, ha rivelato la trama di The Last of Us 2, il prossimo videogioco dello studio americano Naughty Dog, parte di Sony. E le tematiche LGBTQ+ del gioco, tornate in primo piano grazie alle informazioni trapelata, hanno fatto nuovamente emergere il mai completamente sopito scontento di un’utenza sessista e omofoba che non vorrebbe veder mischiati videogiochi e “politica.” Come se si potesse raccontare una qualsiasi storia in modo “apolitico” e come se l’esistenza stessa di personaggi LGBTQ+ fosse intrinsecamente politica.

Nel primo The Last of Us, uscito per la console PlayStation 3 nel 2013, interpretiamo Joel e, in compagnia di una ragazzina chiamata Ellie, cerchiamo di metterci in salvo in mezzo alla solita epidemia apocalittica zombie (stavolta provocata da un fungo parassita). Nell’espansione del videogioco, intitolata Left Behind, seguiamo invece Ellie prima dell’incontro con Joel, e scopriamo che la ragazza è omosessuale, come lo sarà anche nella serie che HBO vuole trarre dal videogioco e in The Last of Us 2 (incentrato proprio su Ellie). Uno dei trailer del videogioco si incentra proprio sul bacio tra Ellie e un’altra sopravvissuta, Dina.



Dopo la prima data di uscita annunciata, Sony ne ha rinviato l’uscita, poi l’ha rimandata ancora (senza specificare una nuova data) a causa della pandemia di COVID-19, perché temeva di non riuscire a distribuire abbastanza copie fisiche del videogioco nel mondo per quella data. Anche se il videogioco si sta spostando verso una distribuzione solo digitale, grandi opere come The Last of Us 2 vendono al lancio ancora una quantità importante di copie (anche più della metà) in formato fisico, e sono sostanzialmente il motivo per cui esistono ancora negozi come GameStop, che guadagna soprattutto dalla rivendita dell’usato ma fa affidamente sui giochi nuovi per attirare pubblico.

Dopo circa un mese da questo nuovo rinvio, avviene la fuga di notizie. Trapelano informazioni sul videogioco, e ne trapelano parecchie: su internet è possibile trovare praticamente l’intera trama di The Last of Us 2 e i suoi filmati, le sequenze non interattive che raccontano la storia secondo un uso tradizionale ormai in gran parte sorpassato ma ancora molto diffuso nelle grandi produzioni. In questi videogiochi il nostro scopo è praticamente quello di “battere i livelli,” normalmente uccidendo un sacco di riproduzioni digitali di esseri viventi, per sbloccare avanzamenti predefiniti della trama.

Non vogliamo discutere qui della natura delle informazioni trapelate, non tanto perché sentiamo la necessità di nascondere informazioni per difendere una delle più grandi multinazionali dell’elettronica, ma perché non siamo nelle condizioni di verificare né le ragioni della fuga di notizie né la veridicità di ciò che è emerso (veridicità che comunque sembra essere stata confermata da Naughty Dog stessa). Comunque, possiamo dirvi che The Last of Us 2 sembra includere ulteriori personaggi e temi appartenenti al mondo LGBTQ+, e il videogioco verrà probabilmente accolto (non sappiamo se positivamente o negativamente) come un punto di riferimento nella rappresentazione LGBTQ+ nel videogioco. Da tempo si vocifera per esempio che un nuovo personaggio sia transgenere.

Anche per questo motivo, le informazioni trapelate hanno provocato reazioni molto… diciamo “vivaci.” Alcune persone hanno celebrato il “leak” perché va a colpire un’azienda famosa per gli orari estenuanti a cui costringe le persone che lavorano al suo interno, altre persone si sono sentite tradite dalla svolta che prenderà la trama, ma molte altre ancora hanno deciso di attaccare Naughty Dog proprio per i suoi personaggi LGBTQ+, lanciando minacce di morte e ipotizzando di boicottare il lancio del videogioco perché troppo “di sinistra.” Basta andare su YouTube per trovare YouTuber e commenti furiosi perché The Last of Us 2 sarebbe stato rovinato dall’influenza dei “social justice warrior” (attivisti per i diritti) e il video in cui viene annunciata la fine della lavorazione del videogioco ha più di centomila “non mi piace” contro trentamila “mi piace.” Senza sminuire la gravità delle minacce di morte ricevute dallo scrittore di The Last of Us 2, Neil Druckmann, vale la pena sottolineare che nell’industria videoludica le persone ricevono minacce del genere anche solo per aver rinviato l’uscita di un videogioco. Sono così comuni. E le minacce sono ancora più comuni se sei una donna, se sei una persona che fa parte di un genere marginalizzato o di un qualche minoranza, e allora per essere attaccata basta che tu esprima un’opinione, o che tu sia critica verso il sessismo diffuso nella cultura dei videogiochi. Basta che semplicemente tu stia facendo il tuo lavoro.

Vorremmo poter dire che le persone che attaccano The Last of Us 2 perché “promuove l’omosessualità” o perché ha una protagonista femminile sono “poche mele marce” non rappresentative della cultura e della società, ma sarebbe una menzogna. Sono invece un prodotto proprio della società e della cultura che alla fine realizza anche The Last of Us 2, un videogioco ultra-violento e ultra-pessimista su una post-apocalisse immaginaria dove, contro ogni studio sociologico, vale solo la legge del più forte. Un tempo, i videogiochi erano una delle tante produzioni di un’industria culturale indirizzata principalmente a un pubblico maschile, eterosessuale e cisgenere, e a questo pubblico si rivolgevano il marketing e le riviste specializzate. Per esempio, tredici anni fa proprio Sony lanciava il suo videogioco God of War 2 invitando i giornalisti a una festa con donne in topless e una capra decapitata. E sono state le compagnie le prime a presentare i videogiochi come prodotti pensati per soddisfare i desideri e le fantasie del loro pubblico, e a giustificare quindi il malcontento di questo pubblico quando le opere non incontrano i suoi gusti.

Negli anni, la società e il videogioco sono però cambiati. Siamo in un’epoca in cui gli Stati devono seriamente prendere posizione su questioni come i diritti della comunità LGBTQ+ e in cui il videogioco preme per uscire fuori dalla gabbia del mero intrattenimento spensierato (e in cui anche questo intrattenimento cerca di essere sempre più brillante e intelligente). Frange della popolazione si oppongono a questi cambiamenti. Si oppongono ai matrimoni tra persone di genere non uguale nel mondo reale e si oppongono all’introduzione di personaggi non bianchi, maschi, etero e cisgenere nei videogiochi, che vengono visti anche come l’ultimo rifugio dell’uomo bianco, cis ed etero di fronte a un mondo che non sembra più plasmato esclusivamente per lui. L’industria del videogioco ha cresciuto questi uomini così e in parte li cresce ancora così, è ancora in gran parte bianca, maschile, etero e cisgenere, ma vuole anche crescere ed essere “presa sul serio” e da qui nasce un contrasto, una contraddizione interna. Contraddizione che nel 2014 si è concretizzata in un vero e proprio movimento, chiamato GamerGate, appoggiato e promosso da importanti YouTuber come John Bain (TotalBiscuit) e sorto per allontanare dal mondo del videogioco chi appartiene a minoranze o a generi marginalizzati.

Le teorie portate avanti dal GamerGate le conoscete già, perché sono le stesse cose che sentiamo dire dal nostrano Popolo della Famiglia: c’è una cospirazione di femministe e lobby LGBTQ+ che vuole portare il “gender” nelle scuole, nei film e nei videogiochi per rendere gay la nostra prole. In USA a queste questioni si aggiunge una più pronunciata questione razziale, quindi le lobby vorrebbero anche mettere personaggi di colore nei videogiochi, ma siamo chiaramente di fronte alla solita destra tradizionalista e conservatrice/reazionaria che va da Orbán ad Abe passando attraverso Salvini e Trump. Ecco, in sintesi, da dove arriva parte del malcontento che circonda ora The Last of Us 2.

Forse anche in risposta alla diffusione delle informazioni (ma soprattutto perché pare che siano riusciti a organizzare la distribuzione delle copie fisiche) Sony ha intanto annunciato una nuova data di uscita per The Last of Us 2, e il videogioco sarà disponibile dal 19 giugno 2020. Come capita normalmente per i videogiochi sviluppati e pubblicati da Sony, l’opera sarà almeno temporaneamente giocabile solo sulla console della compagnia, PlayStation 4.

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