The Whale è tra i film più chiacchierati di fine anno.
L’ultimo film di Darren Aronofsky, presentato alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia (potete leggere qui la nostra recensione in anteprima) e in arrivo nei cinema italiani il prossimo 2 Marzo 2023, è la storia di Charlie (Brendan Fraser), uomo gay e insegnante universitario di 200kg non più in grado di svolgere le normali attività quotidiane, che porta avanti lezioni online nel tentativo di riallacciare rapporti con la figlia adolescente (Sadie Sink).
Il film promette di essere tra i titoli più commoventi della nuova stagione, ma se l’interpretazione di Fraser (che si è portato a casa 14 minuti di standing ovattino a Venezia, nonostante le critiche di Daniel Franzese) odora di Oscar, il film sta generando più di qualche controversia: da Twitter alla critica americana, The Whale è stato definito un enorme ‘trigger warning’ per le persone sovrappeso o con disturbi alimentari, che pur volendo manifestare empatia e vicinanza al suo protagonista, non fa altro che scadere nei soliti cliché e stigma grassofobici che le persone grasse si portano dietro da tempo.
I can’t recommend in good conscience that fat people watch The Whale. I can’t recommend that skinny people watch it either, since it reinforces the notion that fat people are objects of pity who have brought their suffering upon themselves through lack of coping skills. #TIFF22
— Katie Rife (@RifewithKatie) September 12, 2022
“Non posso consigliare in buona coscienza alle persone grasse di guardare The Whale” ha scritto la critica cinematografica Katie Rife “Non posso consigliarlo nemmeno alle persone magre, in quanto rinforza l’idea che le persone grasse siano oggetti di pietà causa della propria sofferenza e con scarse capacità di adattamento”.
Rife, come molt* altr*, nota che nessuna persona grassa è stata davvero coinvolta nel trattare questo argomento, e che il personaggio di Charlie è solo una commistione di “egoismo e istinti suicidi”: “Senza considerare mai la vera ragione per cui una persona di 650 kg eviterebbe di consultare i medici” scrive Rife “Si chiama grassofobia medica”.
Il comico Guy Branum ha evidenziato come anche le recensioni del film siano un passe-partout per termini offensivi e deumanizzanti verso le persone grasse – da “massa immobile” o “un gigante Jabba The Hutt” (ndr. personaggio di Guerre Stellari) – legittimando ancora di più stigma e pietismi: “La parte più eccitante dell’uscita di The Whale è mettersi a leggere tutti i termini utilizzati dai critici cinematografici per descrivere quanto schifo facciano i corpi come il mio” twitta. Branum.
The most exciting part of the release of “The Whale” is getting to read all the ways film critics will apply the full might of their BA in English to the task of describing how gross bodies like mine are! pic.twitter.com/iXVKxVysQ8
— Guy Branum (@guybranum) September 7, 2022
Non aiuta che Fraser non è davvero sovrappeso, ma indossa una gigante tuta di grasso prostatico, rendendo l’obesità solo un costume da indossare e togliere, spettacolarizzando e ridicolizzando i corpi conformi: “Se sei magro o anche solo un po’ sovrappeso e vai a vedere The Whale, spero che tu pensi al danno che le imbottiture finte di grasso fanno alle persone super grasse come me, e al danno causato dal ritrarre persone come me come figure tragiche” scrivono su Twitter.
Darren Aronofsky ha risposto alle controversie dichiarando che, al contrario, il suo film è “un esercizio di empatia”: “La questione delle critiche non ha senso per quanto mi riguarda” ha risposto il regista a Yahoo! Entertainment “Gli attori usano il trucco sin dall’inizio della recitazione. È uno dei loro strumenti. Ciò che abbiamo fatto per ritrarre il realismo del trucco non è mai stato fatto prima. Una delle mie prime telefonate dopo aver scelto Brendan è stata con il truccatore Adrian Morot. Gli ho chiesto ‘Possiamo fare qualcosa di realistico? Perché se sembrerà uno scherzo allora non dovremmo farlo”.
Anche lo sceneggiatore Samuel D. Hunter si è esposto spiegando che la pellicola è una diretta critica alla grassofobia di Hollywood e nel mondo dello spettacolo: “In realtà è solo un invito a varcare questa porta e stare con questo ragazzo” dichiara Hunter, ritenendo che il film non promuove certi stigma ma mostra al pubblico il lato opposto, grazie ad “un ritratto dell’umanità che Hollywood esplora raramente”.
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