Sta facendo parlare l’opinione pubblica – e non solo – un caso nato a Torino che ha messo in subbuglio la Chiesa e i suoi fedeli. Il caso è quello di un uomo transgender che si è presentato alla parrocchia torinese delle Stimmate di San Francesco d’Assisi chiedendo di ricevere il sacramento della Cresima.
Il problema? L’uomo chiedeva di essere cresimato con il nuovo nome maschile registrato civilmente, mentre sul certificato di battesimo compariva quello femminile che gli era stato dato dai genitori.
Don Antonio Borio, il parroco, si è trovato così di fronte a un bivio che lo ha spinto a rivolgersi alla curia per chiedere come procedere. Insieme al matrimonio egualitario, la riassegnazione del sesso è un altro punto scottante con cui la Chiesa si trova a fare i conti. È naturale, quindi, che la questione sia stata trattata con estrema delicatezza.
Canonicamente, sui libri parrocchiali viene segnato unicamente il nome di battesimo senza eventuali successive variazioni anagrafiche, in quanto la condizione del fedele viene definita dalla nascita e su questa l’autorità civile non ha alcun potere. Ha stupito, quindi, la decisione della Diocesi di Torino di consentire all’uomo di procedere al sacramento.
La questione, a dire il vero, sarebbe rimasta dentro le mura della parrocchia, se non fosse che il giornale locale LoSpiffero l’ha intercettata ed è diventato così un caso nazionale. La decisione ha scatenato anche la reazione della testata d’opinione cattolica Bussola quotidiana, decisamente contraria.
La direttiva Dei del 2003 si esprime solamente riguardo la registrazione del battesimo delle persone che si sottopongono a interventi di riassegnazione del sesso. La Diocesi quindi, presieduta dal cancelliere don Alessandro Girando, ha interpretato la direttiva adattandola alla Cresima, arrivando alla conclusione che non vi erano motivi per negarla al richiedente.
Più in generale, l’indicazione delle autorità ecclesiastiche è che, per quanto riguarda battesimo e Cresima, le persone transgender possono riceverli “purché si trovino nelle giuste disposizioni spirituali e lo chiedano per fede e non per pubblicità o altre motivazioni”. Ma queste sono le condizioni che valgono per tuttə, anche per i fedeli eterosessuali. Almeno per questi sacramenti, non ci sarebbe quindi alcuna differenza o discriminazione in base a orientamento o identità sessuale.
Ben diversa, come sappiamo, è invece la questione del matrimonio. Una nota ufficiale delle autorità ecclesiastiche spiega così la differenza: «[Battesimo e Cresima] sono sacramenti per i quali non esiste una differenza sessuale, ben diverso è il sacramento del matrimonio. Nel quale la differenza sessuale è fondamentale, così come l’ordinazione sacerdotale, come noto possibile solo ai maschi».
Insomma, l’autorizzazione è stata data e la cerimonia avverrà a breve – nonostante una parte di fedeli abbia espresso qualche dubbio. Almeno su questo non è scoppiato un altro caso di cui avremmo dovuto indignarci. Per il matrimonio, invece, probabilmente dovremo attendere ancora un po’.
Foto di copertina: icholakov, Fotolia
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