Dopo due anni d’attesa, il tribunale penale di Ankara ha assolto in primo grado i 19 attivisti dei diritti umani nel 2019 incarcerati per aver preso parte ad un sit-in pacifico in occasione della giornata dell’orgoglio LGBT, in Turchia. Una battaglia vinta, per fortuna, ma che non sarebbe mai dovuta cominciare, sottolinea Amnesty International, per bocca di Massimo Moratti, vicedirettore dell’ufficio Europa.
“Più di due anni fa, una pacifica marcia del Pride ad Ankara è stata dispersa dalla polizia utilizzando spray al peperoncino, proiettili di plastica e gas lacrimogeni. Le persone che partecipavano sono state trascinate in tribunale. La sentenza di oggi è una vittoria per la giustizia, ma questa lunga battaglia legale non sarebbe mai dovuta accadere. Oggi festeggiamo questo successo, consapevoli di dover continuare la lotta per porre fine alla repressione dei diritti umani in Turchia raddoppiando i nostri sforzi per proteggere la libertà di espressione e di riunione pacifica”.
Era il 10 maggio del 2019 quando un piccolo ma determinato gruppo di persone organizzò un sit-in pacifico per protestare contro il divieto di organizzare il Pride nel campus dell’Università. L’iniziativa non piacque all’Università, a tal punto da chiamare la polizia. La manifestazione venne dispersa dagli agenti con la violenza, utilizzando spray al peperoncino, proiettili di plastica e gas lacrimogeni. 18 studenti e studentesse e un professore vennero arrestati e trascinati in tribunale. Dopo quasi 2 anni e mezzo, la giustizia ha riscritto una triste pagina di discriminazione.
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