Ci sono coluti quasi 3 decenni, ma alla fine Verona ha ufficialmente cancellate le tristemente noti “mozioni omofobe” del 1995.
27 anni fa venne approvata la mozione n.336 a firma dell’allora consigliere Francesco Spiazzi (PPI), che non solo definiva l’omosessualità come contronatura ma prevedeva il respingimento della risoluzione A3-0028/94 del Parlamento Europeo che invitava gli Stati UE a porre fine alle discriminazioni tra omosessuali ed eterosessuali. Quella mozione, in sostanza, impegnava l’amministrazione comunale a non deliberare provvedimenti in favore dell’equiparazione delle coppie LGBTQ+. A quella mozione ne seguirono altre. Per decenni, proprio a causa di quelle mozioni, la giunta veronese non ha mai potuto deliberare “provvedimenti che parifichino i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali costituite da un uomo e una donna”, anche perché i governi veronesi di centrodestra che hanno a lungo governato la città mai si sono impegnate per stralciarle.
In sindaco Damiano Tommasi, che in campagna elettorale aveva promesso di cancellarle, ha ora mantenuto la promessa fatta.
21 i favorevoli al voto decisivo, con 15 assenti e 1 astenuto. A inizio ottobre, inoltre, il comune di Verona ha finalmente votato a favore dell’ingresso della città nella Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. La rete “Re.a.dy.” punta a individuare, mettere a confronto e diffondere politiche di inclusione sociale per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender realizzate dalle pubbliche amministrazioni a livello locale. Tra gli obiettivi, spicca quello di contribuire alla diffusione di buone prassi su tutto il territorio nazionale mettendo in rete e supportando le pubbliche amministrazioni nella realizzazione di attività rivolte alla promozione e al riconoscimento dei diritti delle persone Lgbtqia+.
“Cancellare quelle mozioni non è rubricabile a mero atto simbolico, ma è un impegno preciso da parte della città di Verona che si impegna a cambiare rotta sul piano amministrativo dopo tanti anni di chiusura e di contrasto alle richieste di attenzione da parte delle persone LGBTI+”, ha commentato sui social Antonio Rotelli, giurista, attivista per i diritti LGBT e tra i fondatori dell’associazione Avvocatura per i diritti LGBT– Rete Lenford.
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