A una settimana dal suo coming out in diretta tv a Che Tempo che Fa, Vincenzo Spadafora è tornato a parlare di politica e omosessualità dallo studio di Omnibus, su La7. Intervistato da Gaia Tortora, l’ex Ministro dello Sport del Governo Conte II, nonché esponente di spicco del Movimento 5 Stelle, ha criticato pubblicamente la gestione politica del DDL Zan.
“Si sarebbe potuta trovare una mediazione?“, ha domandato Tortora, con Spadafora che ha inaspettatamente preso le distanze dal suo stesso partito, per 12 mesi rimasto fermo nel rigettare qualsiasi modifica al ribasso. “Probabilmente sì“, ha replicato l’ex ministro. “Da parte di chi poteva operare c’è stata una presunzione nel ritenere che ci sarebbero stati i voti. Da quando è caduto il Governo Conte II abbiamo spesso sbagliato la conta dei numeri“. Spadafora ha invece negato l’esistenza di un’Italia “omofoba”, ma “sicuramente ci sono ancora tantissime persone. Lo vedo anche dai messaggi che ho ricevuto io. Tanti messaggi belli, ma anche tanto silenzio da parte di persone che non mi hanno scritto. O da parte di chi dopo 48 ore mi ha mandato solo i complimenti per il libro”. “Non è un Paese omofobo ma c’è un lavoro culturale da fare sul rispetto delle persone di tutti, quindi non solo sul tema dell’orientamento sessuale, che è ancora molto lungo“, ha precisato Spadafora.
L’ex ministro ha poi commentato le parole di Luigi Di Maio, due settimane fa incalzato da Lilli Gruber, nel corso di Otto e Mezzo, per aver scritto nella propria autobiografia che per “screditarlo” è stato etichettato come “omosessuale”. “E sarebbe un’offesa?”, rispose la conduttrice, dando vita ad un botta e risposta presto diventato virale. Spadafora ha così provato a rileggere quella chiacchierata intervista.
In quel caso si è creato un cortocircuito. Gruber ha dato per scontato che in questo Paese non sia un termine utilizzato per screditare una persona. Ma invece è così. È così anche in politica. E chi lo vive sulla propria pelle lo può testimoniare. Il dato resta, al di là di come l’abbia detto Di Maio. Oggi per screditare una persona, soprattutto in politica rispetto al mondo della cultura e dello spettacolo, perché in politica c’è una forma di ipocrisia enorme, questa cosa viene ancora usata. O si tenta di usarla contro le persone.
Vincenzo Spadafora, 2° ministro della storia repubblicana a fare coming out, è attualmente in promozione televisiva per il lancio della sua autobiografia, Senza Riserve. Una settimana importante, quella appena vissuta dal deputato 5 Stelle, pubblicamente gay da 8 giorni: “I primi giorni sono stato frastornato, credevo di crollare e dormire invece sono tre notti che non dormo. Sono contento perché sto ricevendo tantissimi messaggi, tante mamme, ragazzi e ragazze che hanno visto in questo coming out un gesto politico. Anche perché noi del movimento non abbiamo avuto sempre una posizione chiara. Ho vissuto malissimo quando il M5S non ha avuto posizioni nette sui diritti. Il brusio di fondo mi ha ferito“.
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