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Il coming out di Vincenzo Spadafora, Ministro per le Politiche Giovanili e dello Sport del Governo Conte II, è una fotografia dai contorni patetici e a tratti sconfortanti. Lo scrivo con una certa amarezza. E’ la prima volta nella storia della repubblica che una persona che abbia ricoperto il ruolo di ministro fa coming out. In precedenza, l’unico gesto assimilabile a quello del politico pentastellato, gesto coraggioso perché risalente a più di vent’anni fa, fu quello di Alfonso Pecoraro Scanio. Nel 2000, durante il Giubileo di Roma, Alfonso Pecoraro Scanio, all’epoca ministro delle Politiche Agricole del Governo Amato II, rivelò la propria bisessualità. Spadafora in passato ha lavorato nella segreteria dei Verdi con Pecoraro Scanio, ed è stato capo della segreteria di Francesco Rutelli al Ministero dei Beni Culturali.
La commozione con la quale Spadafora ha pronunciato le parole per dirlo davanti al conduttore Fazio sono la testimonianza di quanto sia ancora oggi difficile, in Italia, accostare il potere politico – e non solo – all’omosessualità. Basti ricordare che nel giglio magico che fu di Matteo Renzi, che per via delle unioni civili legiferate sotto il suo governo oggi si presenta come salvatore del popolo LGBTQ+, ebbene proprio in quell’ex PD ora Italia Viva, un profilo capace e preparato come Ivan Scalfarotto, da sempre dichiaratamente gay, non è mai stato promosso a rango di ministro. Certo, Scalfarotto non è mai stato ministro non perché sia gay. Certo, certo. Certissimo.
LA FEDE DI SPADAFORA
E persino rispetto alla fede, spazio nel quale l’essere umano contemporaneo riesce sempre più a trovare un equilibrio tra i dogmi del proprio credo, gli aneliti della propria espressione identitaria e le vibrazioni della coscienza, il potere politico nicchia. Gli incarichi istituzionali sembrano pagare pegno a un conservatorismo radicalmente misogino e omofobico, che tuttavia ha radici proprio in quello stile di doppia vita cattolico dei parlamentari che legiferano, e più in generale degli Italiani che li eleggono. L’affossamento del DDL Zan ne è la prova manifesta e macroscopica. Vincenzo Spadafora nel suo coming out da Fazio ha voluto infatti sottolineare quanto la propria omosessualità sia perfettamente compatibile con la fede cattolica, citando addirittura il proprio padre spirituale, tale padre Ottavio, e menzionando la misericordia del dio dei cattolici. Amen.
SPADAFORA E LA RESPONSABILITA’ POLITICA
“Se noi fossimo un paese culturalmente più avanzato sul tema dei diritti” ha detto Spadafora da Fazio “non avremmo assistito a certi dibattiti”, in riferimento all’affossamento del DDL Zan. Per poi aggiungere “Chi ha un ruolo pubblico, politico come il mio, in questo momento storico ha qualche responsabilità in più”. Spiace apparire gelidi, nel momento del tepore emozionale. E però deve essere molto chiaro che abbiamo il dovere, oltreché accogliere con gioia il coming out di un politico così in vista, mantenere alta la guardia davanti alle debordanti risacche di emozioni socialnetworkiste, che issano eroi su altari costruiti sulle ceneri degli altrui dolori. Perché, caro ex Ministro, mentre in queste ore lei riceve pacche sulle spalle dal sistema etero normato, siamo qui a ricordarle che quelle responsabilità ci sono sempre state. Siamo qui a ricordarle che chi fa politica, da sempre ha il dovere di lasciare trasparenza davanti alla propria identità, così da consentire all’elettore di scegliere con fiducia la propria rappresentanza.
I BUGIARDI DALLA DOPPIA VITA
Naturalmente si esprime qui convinto rispetto per la scelta personale e sentita congratulazione all’ex ministro Spadafora. Il suo è stato un gesto coraggioso. Soprattutto in questo paese di bugiardi dalla doppia vita. Che nascondono sé stessi, in cambio di potere. Come è stato in passato per illustri politici che hanno ricoperto altissime cariche istituzionali e dei quali, ancora oggi che sono morti e sepolti – qualcuno ha persino il proprio nome scolpito su strade, piazze e viali – non è possibile nominare la ben nota omosessualità. Non sia mai, fare outing di uomini del passato. Figurarsi del presente. E’ nota a molti, a moltissimi l’omosessualità di personalità politiche odierne che si cuciono addosso una narrazione pubblica della propria vita amorosa completamente falsata. E così ha fatto fino ad oggi Spadafora. Ha detto bugie su bugie, omissioni su omissioni, per anni e anni. Ai suoi compagni di lotta politica. Ai cittadini. E ora, dopo aver nascosto se stesso e aver mentito agli elettori, all’età di 47 anni ha preso in mano la propria vita, e la propria coscienza, per incrinare il guscio che lo ha tenuto prigioniero della pubblica falsità. Della doppia vita. Incredibile a dirsi, in Italia, nel 2021, quello di Vincenzo Spadafora è un gesto coraggioso, e lo scrivo senza ironia. Beati quelli con un occhio solo, nella terra dei ciechi.
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Questo articolo è scritto con il culo.