“Camera Single”: il primo romanzo di letteratura lesbica pop. Intervista all’autrice Chiara Sfregola

Un romanzo generazionale che affronta il tanto chiacchierato tema dell’omosessualità con la spontaneità di chi la vive serenamente

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5 min. di lettura

Camera Single nasce nel Settembre del 2014 come rubrica settimanale di Lezpop ideata da Chiara Sfregola, giovane pugliese dell’87, ed è appena diventata un libro (a giugno per la precisione). Mentre la rubrica è un must del sito pop lesbo più importante d’Italia, Camera Single ambisce a diventare best seller di letteratura pop lesbica italiana.

Camera Single vede Linda, una ventisettenne come tante, alle prese con la fine della relazione con quella che credeva essere la donna della sua vita, Margherita. Per rimettersi in sesto, Linda mette in atto la cosiddetta “fisioterapia del cuore”: un mix di dubbi esistenziali, gin tonic e donne sbagliate, sullo sfondo di una Roma che va dal Pigneto al Colosseo, dai panorami classici dei Fori Imperiali alle prospettive metropolitane della Tangenziale Est. Sempre accompagnata dal suo fedele gruppo di amiche che intrecciano la storia in un caleidoscopio di altre storie… assurde ma reali e, soprattutto, divertenti.

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Ciao Chiara, molto piacere, innanzi tutto dicci qualcosa di te e dei tuoi sogni…
Arrivata a Roma dal 2006 per inseguire il sogno di una carriera nel mondo del cinema come produttrice, ciò che mi ha portata a intraprendere questo percorso è proprio la letteratura: da bambina ero una lettrice appassionata e immaginavo di trasformare i romanzi che leggevo in film. Come tanti lettori, comunque, a un certo punto ho sentito il bisogno di scrivere, ma senza farne una professione: così è nata “Due camere e cucina”, il blog su Lezpop che raccontava in chiave leggera la convivenza fra due ragazze. Dopo un annetto, le due camere sono diventate una Camera Single e dopo un anno e mezzo la Camera Single si è allargata di nuovo, diventando un romanzo. Di sogni ne ho realizzati già tanti in poco tempo, insomma. Per ora vorrei migliorare come scrittrice e specializzarmi ulteriormente nella produzione di serial televisivi.

Nel tuo libro presenti varie personaggie oltre a Linda, la protagonista: qual’è la tua preferita e quale quella che più invidi?

Sono tutte donne diverse, questa è la loro bellezza, e in ognuna di loro c’è una qualità che ammiro: vorrei avere il guardaroba di Sveva, la capacità che ha Cecil di attraversare la vita con grazia, la libertà di costumi di Indira, la libreria di Moira, la fede nel romanticismo di Dina e Donna, l’elasticità mentale di Ilenia, le doti seduttive di Stella.

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Guardaroba, libertà di costumi, libreria, romanticismo, elasticità mentale… chi vorresti che prima di tutto leggesse il tuo libro e perché?

Camera Single è un libro per tutte e tutti, ma in primo luogo vorrei che lo leggessero tutte le donne lesbiche e bisessuali perché a lungo siamo state prive di riferimenti letterari “pop” nei quali identificarci e con i quali divertirci. I libri di riferimento per le lesbiche sono tradizionalmente i saggi femministi, Virginia Woolf, i romanzi storici di Sarah Waters. La “chick-lit” lesbica non esiste e almeno in questo spero di aver inaugurato un filone che arricchisca l’immaginario collettivo e soddisfi la sete di storie e di risate, che non conosce generi né orientamento. Mi piacerebbe poi che incuriosisse il pubblico di persone etero vicine fisicamente e/o spiritualmente alla comunità LGBTQ e che vorrebbero saperne di più. Vorrei che fosse il libro che regali a tua sorella quando ti rivela di essere lesbica. O, perché no, il libro che TU, parente o amic* di una ragazza lesbica, ti leggi dopo il suo coming out.

Il libro è ambientato a “er Pigneto de Roma” e, in parte, a Milano. Come pensi che sia la vita di un gruppo di lesbiche in una provincia?

Finché ho vissuto nella mia città natale, Barletta, per 19 anni, non ho conosciuto nemmeno una lesbica! E’ anche vero però che era il 2006. Ci sono tornata quest’anno e ho partecipato al Pride: un bellissimo passo avanti, ma una comunità ancora troppo piccola in termini di numeri per vivere la quantità di storie presenti in Camera Single, dove l’ambientazione metropolitana influenza anche altre cose ovviamente. In provincia mi sembra più probabile che una ragazza lesbica abbia un gruppo “misto” piuttosto che interamente o quasi del tutto gay. Questo da un lato può essere un bene perché evita l’effetto segregazione, d’altra parte forse rende più statica la vita sentimentale. Mi chiedo quante storie, in provincia, rimangano in piedi per paura di non trovare un’alternativa. Ma credo che questo valga anche per gli etero.

A una ragazza che rimane single in una piccola città italiana, oppure che non riesce a trovare la sua Lei, vista anche la possibile maggiore “chiusura” provinciale, cosa consiglieresti?

Di fare associazionismo, di fare rete con le città vicine e soprattutto di essere sincera con le proprie amiche e i propri amici, tipo “Hey, sono single ma mi piacciono le ragazze, mi presenti una?”. Penso che sia utile anche utilizzare app di dating, come Wapa e Tinder.

Visto che sei pugliese, cogliamo l’occasione di farti una domanda sulle “differenze tra nord e sud”: l’omofobia è più diffusa, secondo te, nel sud Italia? Oppure la differenza è tra grande e piccola città?

Penso che la differenza principale sia fra grandi città e piccoli centri. Quello che c’è di buono nella provincia è il contatto umano, il lavoro che si può fare one-to-one con la gente. Mi spiego: se io a Roma vado in giro con la mia ragazza mano nella mano nessuno mi offende, ma anche se andassi in giro in pigiama nessuno mi romperebbe, perché nella grande città sei un numero: come diceva Flaiano “un marziano a Roma già dopo due giorni non fa più notizia”. In provincia invece può esserci maggiore attenzione alle novità, nel bene e nel male.

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Come dichiari in parte nell’intervista a Grazia, Linda, la protagonista, ti rispecchia molto come personaggio, e tu stessa racconti di essere stata lasciata poco più di un anno fa… quanto di Chiara c’è nella protagonista?

In realtà anche se esteriormente sono come Linda (pugliese, “cinematografara”, lipstick) dentro sono una Moira: un ibrido fra una burina e una letterata, femminista e cinica al tempo stesso. Linda è un personaggio che con il tempo si è distaccato da me sia per esigenze narrative – nel blog scrivi una volta a settimana, e non è detto che nella tua vita vera succeda qualcosa ogni settimana. Non ne parliamo del romanzo! – che per avere una maggiore libertà creativa, pienamente consapevole del fatto che scrivendo in prima persona il pubblico identifica me con Linda. Un po’ come la regia di Orange is the new black: si è partiti da Piper, io narrante e protagonista della vicenda, per allargare la narrazione e farne una storia corale.

L’ultima domanda è sempre la più bastarda: se t’innamorassi di una nuova pensi che riuscirai a restare coerente con la te “single” che stai presentando al mondo intero?

Amore significa mettersi a nudo. Significa vedere l’altra persona per quello che è, significa farsi vedere per ciò che si è. Amarsi vuol dire, per me, dividersi la vita, e nella vita non c’è il margine necessario per interpretare una parte. Giorno dopo giorno, nell’intimità, ci spogliamo delle maschere che indossiamo. E comunque io mi presento come Chiara Sfregola, ragazza che scrive, anzi a volte non lo dico nemmeno, che ho pubblicato un libro.

Grazie mille a Chiara Sfregola per questa bellissima intervista, adesso non resta che vedere il booktrailer di Camera Single e se vi piace, richiederlo in libreria!

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