La prima drag queen eletta al Congresso americano? Spunta sui social il passato di George Santos

Vi presentiamo George Santos: deputato repubblicano, membro del Congresso e bugiardo seriale

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George Santos Gay.it
4 min. di lettura

I Repubblicani degli Stati Uniti fanno già fatica a salvare la faccia ogni qualvolta un loro attacco o una loro dichiarazione viene prontamente smentita o confutata – il che accade molto spesso sui social, soprattutto Twitter – e sembrerebbe siano un gruppo compatto pronto a fare fronte contro tutto ciò per cui democratici e progressisti lottano ogni giorno. Tanto compatti, però, non sono. Alcuni personaggi del fronte “rosso” americano, infatti, sono motivo di imbarazzo anche per gli imperturbabili conservatori.

Tra questi personaggi, il nome che spicca sicuramente in questo periodo è quello di George Santos, deputato dello Stato di New York neoeletto alla Camera dei Rappresentanti. Inizialmente il politico ha solcato le prime pagine dei giornali per essere tra i più giovani deputati eletti alla Camera e ancora prima, anni fa, per essere tra i pochi repubblicani a fare coming out e dichiararsi omosessuale. Come a dire che anche i repubblicani possono fare parte della comunità LGBTQIA+ e non sono necessariamente omotransfobici. Un inizio che, almeno sulla carta, poteva far presagire a un personaggio, se non proprio alleato, quantomeno interessante ai nostri occhi.

Peccato che, con l’incorrere dei mesi, George Santos si sia rivelato vittima di una patologia abbastanza comune tra i personaggi pubblici della politica: il deputato di New York è, parafrasando il New York Times, un bugiardo seriale. Sono tante, troppe, le uscite di Santos che hanno fatto scattare le antenne dei giornalisti d’inchiesta di tutto il Paese, che si sono prontamente lanciati in una scrupolosa ricerca sul suo conto. Vediamo i risultati.

George Santos Gay.it
George Santos (al centro) sul suo profilo Instagram

George Santos, nato in Brasile da genitori brasiliani, ha iniziato con una piccola bugia che si è poi rivelata uno stillicidio e ha innescato un’impressionante reazione a catena: il prodigio di Washington non si è mai laureato, nonostante sul suo curriculum compaia una laurea al Baruch College e un master in Business and Administration alla New York University (entrambi gli atenei hanno prontamente smentito di averlo mai avuto come allievo). Come se non bastasse, il NYT ha scoperto che il suo nome non compare in alcun registro delle banche americane: che il conto corrente sia ancora aperto in Brasile?

La cosa più probabile è qualche paradiso fiscale, se consideriamo che nel 2012, dopo che Santos aveva decantato le sue doti fiscali sostenendo di aver curato titoli miliardari, la sua società è stata confiscata con l’accusa di aver architettato uno schema Ponzi ai danni degli investitori.

Sul lato più personale, anche la sua famiglia è servita a costruire un notevole iceberg che la stampa ha provveduto a picconare pezzo dopo pezzo. “L’11 settembre ha causato la morte di mia madre”, scriveva su Twitter nel luglio 2021, e invece pochi mesi dopo si è scoperto che la madre era morta cinque anni prima per un tumore. La sua risposta? Il tumore è stato causato dalle esalazioni e dai fumi tossici respirati quel giorno. Peccato che la madre fosse disoccupata dal 1994 e l’11 settembre non era nelle vicinanze delle torri.

Ma ancora. “I miei parenti sono sopravvissuti all’Olocausto”, perché da parte della madre di discendenza Ucraina. Tralasciando il fatto che anni fa aveva appoggiato una teoria secondo cui l’Olocausto è un’invenzione, ricerche della genealogista Megan Smolenyak hanno rivelato come non esista traccia o riscontro di quanto affermato, come ha raccontato alla CNN. Né tantomeno che nomi e cognomi siano stati cambiati nel tempo. Perché, quindi, volersi dipingere come parte di una delle più grandi tragedie della storia? Forse le manie di protagonismo gli sono sfuggite un po’ di mano.

Ma veniamo all’elefante nella stanza, quello che più ci tocca da vicino. Una cosa si sa per certa: George Santos è omosessuale. Altrettanto certo è che negli anni ha appoggiato svariate politiche anti-LGBT e non ha mai mosso un dito per schierarsi a fianco della comunità LGBTQIA+, che logica vuole dovrebbe essere anche la sua. E qui, all’inizio di un 2023 che promette già uno show politico da circo in vista delle Presidenziali 2024, scatta uno scoop sensazionale e inaspettato.

Su Twitter sono iniziati a circolare dei video e delle immagini risalenti al Pride di Rio del 2005. Apparentemente senza nessun collegamento, queste “prove”, come sono già state definite, sembrano ritrarre un giovane George Santos che partecipa alla parata, e per di più vestito in drag. Il video, a dire il vero, è di risoluzione molto bassa e si fa fatica ad affermare per certo che la persona ritratta sia veramente il deputato repubblicano, ma le foto raccontano tutta un’altra storia.

 

Il video è stato postato dalla drag queen brasiliana Eula Rochard, che sostiene di essere stata amica di Santos quando performava in drag e il suo nome d’arte era Kitara Ravache. La clip è ovviamente diventata virale e ha fatto spuntare fuori diverse foto, questi sì chiaramente leggibili, in cui la drag queen ritratta condivide non pochi tratti somatici con il paladino dei repubblicani. Una vera e propria bomba mediatica per il politico che solo pochi mesi fa aveva appoggiato delle proposte di legge contro i drag show perché le drag queen “predano” e “sessualizzano” i bambini.

Il politico ha, ovviamente, negato tutto, affermando di non aver mai indossato una parrucca o tacchi alti, ma le prove fotografiche se non altro sono sufficientemente realistiche per instaurare un doveroso dubbio negli elettori. Certo, se fosse vero, il suo allinearsi con alcuni dei membri del Congresso più anti-LGBT – da Lauren Boebert a Marjorie Taylor Green – suona un po’ controsenso, a meno che il giovane deputato non abbia deciso di rinnegare il suo passato. Rimane allora la domanda sul perché abbia sbandierato con orgoglio la sua omosessualità se non ha mai avuto alcuna intenzione di difendere la comunità LGBTQIA+.

George Santos è quindi la prima drag queen eletta a Congresso? Rimane ancora tutto da vedere, anche se le doti investigative della stampa americana non perderanno certo l’occasione di smascherarlo qualora dovesse essere vero. Se fosse davvero così, George Santos entrerà sicuramente nella storia. Il che si potrebbe anche definire progresso, in qualche modo.

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