Non è stato un anno semplice per Kanye West, questo è poco ma sicuro. L’autorità del leggendario Ye, come è soprannominato, che ha rivoluzionato il rap americano si è scontrata con la sua persona pubblica, incappata in non poche polemiche e posizioni politiche discutibili. Dalla controversia con Pete Davidson, l’ormai ex fidanzato dell’ex moglie Kim Kardashian, alle dichiarazioni antisemite sui social e la presentazione della controversa maglia “White Lives Matter” durante la Fashion Week di Parigi, Kanye si è trovato in un uragano mediatico.
Uragano che, se non altro, ora è destinato ad aumentare in potenza e intensità. Appena una settimana dopo l’annuncio della ricandidatura di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2024, Kanye West ha annunciato che anche lui correrà per la carica di Presidente. Kanye, in realtà, ci aveva già provato nel 2020 ma, complice una campagna elettorale non esattamente vincente, era finito al ballottaggio solo in 12 Stati e aveva solo continuato con il suo supporto a Trump.
Le visioni politiche di Kanye West sono sempre state molto più vicine a quelle del Tycoon repubblicano, come quando aveva appoggiato la decisione di costruire un muro con il Messico e si era fatto paparazzare con un cappello MAGA nel 2016. Oltre alle implicazioni politiche e sociali di cosa significherebbe avere una celebrità del calibro di Kanye West entrare negli uffici presidenziali alla guida degli Stati Uniti – cosa che meriterebbe un approfondito trattato a parte – ciò che ha già scatenato non poche polemiche è stata la scelta del responsabile della sua nuova campagna elettorale.
Si tratta nientemeno che di Milo Yiannopoulos, giornalista anch’egli in passato al centro di numerose polemiche e che, pur definendosi un libertario, non è esattamente ciò che le nuove generazioni chiamerebbero “woke”. Yiannopoulos, infatti, si definisce un “ex-gay”, riconvertito a eterosessuale secondo chissà quale terapia o percorso. È inoltre contrario all’Islam, all’ateismo, al femminismo e al politicamente corretto.
Le premesse, insomma, fanno pensare a una campagna elettorale che sarà in grado di offendere pressoché qualunque persona che non sia un americano maschio etero repubblicano. Cosa che, se il passato è di qualsiasi indicazione, non gli risulta per niente difficile.
Il suo nome ora è un po’ dimenticato, ma qualche anno fa, nel 2017, Milo Yiannopoulos è stato al centro di un caos mediatico che l’ha fatto passare in poco tempo dall’essere l’uomo più discusso online al perdere qualsiasi posizione di rilievo avesse ottenuto. La sua figura pubblica nasce come blogger dichiaratamente gay e di destra, esponente dell’alt-right. Questo è il gruppo di estrema destra che nacque nello scorso decennio su chat online come Reddit e 4Chan.
Yiannopoulos è stato anche uno dei protagonisti del famigerato Gamergate, il controverso hashtag che sui social si riempì di commenti sessisti e misogini contro la presenza delle quote femminili nell’ambiente dei videogiochi. Tutto questo prima che le donne si imponessero con decisione nel panorama del gaming e prima che le linee guida di Twitch mettessero alla gogna tutti coloro con comportamenti simili.
Il suo curriculum, poi, vanta la fondazione del tabloid scandalistico “Kernel” nel 2011 e una posizione come editor della sezione tecnologica di “Breitbart News”, la testa apertamente di destra famosa per la pubblicazione di bufale e fake news, per molti anni capitanata dall’attuale principale consigliere di Trump, Stephen Bannon.
Le sue posizioni sui diritti LGBTQ+, poi, sono sempre state molto controverse. Prima di dichiararsi “ex gay”, Yiannopoulos aveva fatto coming out come omosessuale ma era fondamentalmente contro qualsiasi diritto della comunità. In un editoriale su “Breitbart News” aveva affermato: «I diritti gay ci hanno resi più stupidi, è ora che torniate a nascondervi», e aveva anche dichiarato di essere “diventato” gay fondamentalmente per sfuggire alle donne che lui definisce “pazze”.
Insomma, un personaggio a dir poco controverso e che, oltre a non essere nel modo più assoluto adatto a trattare di politica, di certo non gioverà alla corsa di presidenziale di Kanye West e, soprattutto, alla reputazione del cantante. Se il tentativo della popstar è quello di riabilitarsi e riconquistare la fiducia del pubblico, soprattutto dei più giovani, ha preso la strada sbagliata. Se invece il suo obiettivo fosse quello di agitare le acque attorno a sé, come ha fatto negli ultimi mesi, il bersaglio è centrato in pieno.
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