Si fa presto a ironizzare sulla slavina di melma che sta inondando Giorgia Meloni, personalità da sempre incapace di qualsiasi azione politica che non sia la mera propaganda per tv o social media (chiedere a Gianfranco Fini). Il problema non è lei, ma la sua sconcertante inettitudine a tracciare una visione politica capace di attirare teste pensanti. Una leadership di vanesia retorica, di nostalgica vuotezza di tutto, puntellata dalla destra primatista del trumpiano Steve Bannon e dalle casse stracolme di denaro della Russia di Putin. Intorno a lei, un deserto di mezze calzette, faccendieri nostalgici del fascio, anime tossiche alla deriva. Dunque, niente di preoccupante all’orizzonte?
La memoria storica indurrebbe a riflettere con cura sulle mezze calzette, che a Milano trovarono motivo di accorparsi intorno a un carisma altrettanto vanesio, e a un’idea di rivincita. Correva – guarda un po’ – l’anno 1921, cent’anni fa. Ma niente, oggi, 2021, non c’è spazio nei cervelli neanche per ricordarsi cos’ha postato Ferragni sulle stories delle ultime ore, figurarsi se qualcuno ha voglia di accostare gli sfigati di Meloni alla storia e agli sfigati del duce. Più stories, meno storia, insomma.
Si fa presto a sorridere davanti alla gran pagliacciata della mediocrità raccontata dall’inchiesta di Fanpage: un circo pecoreccio neo-nazista, hitleriano oltremodo, saluti romani e lavatrici per riciclare il nero – dove nero non è colore politico, ma sfumatura di evasione fiscale e denari sommersi. A Milano restiamo quasi divertiti, c’imbrodoliamo a sparlare di questi trogloditi, vestiti anche male, l’unico presentabile ci sembra il fascista finto, Salvatore Garzillo, l’insider di Fanpage. Mastichiamo olive, sorseggiamo moscow mule, e via: hai sentito, ah-ah-ah-ah, c’è pure un “boia chi molla” e poi – tutto vero – “lei è una vera camerata” dice Roberto Jonghi Lavarini a proposito di Chiara Valcepina, candidata di Fratelli d’Italia per la città di Milano.
Un attimo di concentrazione, prima di andare a cena: il secondo partito del paese – così dicono i sondaggi – ha candidato a Milano una sedicente fascista. A Milano Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia hanno candidato una signora la quale, durante una conversazione registrata da Fanpage, ha ironicamente definito green (nel senso di ecologica) l’idea di un suo camerata di affondare le barche dei migranti in mare come rifiuti biodegradabili.
Il toast di avocado è buono, pane croccante, cuore tenero: “ama* rilassati, ché tanto vince Sala“. Ché tanto è tutta una farsa, gli appalti di Scalo Romana sono già assegnati, e persino il PD si è arreso alla diminuzione delle percentuali di verde, e smettiamola di gridare attenti al fascio, ché il cuore nero di Milano è soltanto uno sketch da Bagaglino. Vabbè.
E mentre sorseggiamo un qualche aperitivo in un qualche bar gestito dalla camorra, qui a Milano ci crogioliamo nella tiepida distanza autunnale che separa la città del Bosco Verticale su cui s’arrampicano influencer, dalla voragine che Fanpage ha aperto sugli sfigati fascio-qualcosa del circoletto di Fratelli d’Italia, per tacer di quel represso di Morisi che va a marchette di serie B – che insomma, se devo sganciare, che sia un modello vero scollato dai poster fashion di Corso Garibaldi, suvvia con cinquecento euro di cocaina porti a casa la creme, senza neanche pagare, soltanto gli sfigati alla Morisi pagano davvero, no? Questa storia di Hitler è una robaccia fascista di Roma (è sempre colpa di Roma), ama* nun fa’ la stupida stasera, tra via Lecco arcobaleno e via Solferino etero-chic, tanto qui vince Sala.
Tutti presi dalle campagnette elettoralette, giustamente: c’è da spartirsi municipi e aiuole e chissenefrega se Fratelli d’Italia sta crescendo come un bubbone sull’altro bubbone semi-sgonfio della Lega “Ama* ma dai, prenditi un drink ché sul palco c’è il burlesque” e tutto fila liscio, i capitali internazionali arrivano, è una marea di denari, gli Inglesi si sono fregati da soli (Brexit ndr), qui le lavatrici girano a mille, altro che gli stracci di seconda mano per finanziare Meloni, ama* ripigliati, qui si pompa capitale vero.
Così Milano. Non c’è tempo per l’indignazione, chissenefrega dei rigurgiti fascisti, chissenefrega se un eurodeputato (Carlo Fidanza), un faccendiere con due cognomi detto anche Barone (Roberto Jonghi Lavarini) e un’avvocatessa fiera delle proprie radici milanesi (Chiara Valcepina) fanno e disfano aperitivi modello Birreria di Monaco di Hitler, un ragazzotto sbotta fiero “boia chi molla“, qualcuno grida “negri” ed “ebrei” (a un certo punto, sì, a un certo punto si dice che l’amico ebreo serve sempre), c’è pure il giro di escort che invitano a votare nel mezzo di una fellatio, ché a Milano si capisce bene: il fascio nasce sull’illusione del godimento. Oh, lo si capisce bene, in questa città di aperitivi strabilianti, e al diavolo i giornalisti, che palle, ma chi se lo guarda Piazza Pulita e cos’è Fanpage, un nuovo social network? ah sì, ho visto qualche spezzone su Instagram, magari me la guardo su Youtube, scusi potrei avere una centrifuga di cetriolo, per favore con un goccio di gin e molto, moltissimo ghiaccio. Mi raccomando: vota Sala.
ama*: intercalare milanese, slang di recente diffusione, sta per abbreviativo femminilizzato di “amore”, da utilizzare in modalità confidenziale, molto in voga nella comunità queer milanese.
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Questa gente che sottovaluta la nuova ondata neofascista crescente nel Paese non ha capito che se disgraziatamente alle prossime elezioni dovessero vincere Salvini e Meloni ci ritroveremmo nel giro di poco come Ungheria e Polonia.
E quando le si da della fascista lei rispondeva "quando non sapete cosa dire sapete solo usare parole di 70 anni fa". Certo, completamente aliene al suo quotidiano, figurati. Fascismo lei non ne vede nel suo partito, quando mai? Non erano saluti romani, erano esercizi di stretching. Grazia FanPage!