Roma, sindaco obbliga la rimozione dei manifesti Pro Vita contro la GPA. Roccella attacca: “È censura”

"Gualtieri dovrebbe andare ad affiggere i manifesti in prima persona, schierandosi con le donne che difendono la libertà e l'inviolabilità del corpo femminile", ha attaccato la ministra per le pari opportunità difendendo ProVita.

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10 giorni fa la Commissione Pari Opportunità di Roma Capitale ha discusso con gli uffici preposti all’applicazione del regolamento sulle affissioni i tristemente celebri manifesti della Onlus Pro Vita e Famiglia contro la gestazione per altri, oggetto di una diffida da parte della Rete delle differenze e dell’Ass Scosse.

Manifesti da rimuovere, come specificato dalla presidente della commissione capitolina Michela Cicculli, consigliera di Sinistra civica ecologista.

I manifesti sono in contraddizione con il regolamento delle affissioni che proibisce contenuti violenti e lesivi del rispetto delle libertà e dei diritti delle persone. Viene infatti rappresentato un neonato posto all’interno di un barattolo con relativa etichetta ed evidente mercificazione del corpo del minore. Qui parliamo di bambin* cittadin* di Roma, che si vedono rappresentati in questo modo, cui poco importa del dibattito interno all’opinione pubblica. È nostro dovere tutelare loro e le loro famiglie da ogni forma di violenza al di là di come, quando e dove siano nati. La commissione ritiene che tali contenuti siano inaccettabili, non può essere tollerata la diffusione di messaggi discriminatori sul territorio di Roma Capitale e ci auguriamo la massima collaborazione in questo senso da parte degli uffici. Abbiamo convenuto sulla necessità di individuare strumenti per un intervento più tempestivo attraverso la puntuale applicazione del regolamento che è uno strumento del tutto adeguato a tal fine. Si è discusso anche, per il futuro, di valutare eventuali modifiche“.

Passata una settimana è arrivata la richiesta ufficiale di rimozione dei manifesti da parte dell’amministrazione capitolina. A tuonare contro il comune di Roma e il sindaco Gualtieri, incredibile ma vero, la ministra per le pari opportunità Eugenia Roccella, che ha così voluto “celebrare” la giornata contro l’omobitransfobia.

La decisione del Comune di Roma di far rimuovere i manifesti contro l’utero in affitto è molto grave, e denota una preoccupante volontà di censura politica e un altrettanto allarmante tasso di illiberalità“, ha dichiarato Roccella all’Ansa. “È una decisione grave perché censura non una pubblicità commerciale ma una iniziativa di partecipazione politica, finalizzata a una campagna di raccolta di firme. Per il sindaco Gualtieri i cittadini romani non devono essere informati su questa iniziativa, che è tra l’altro a sostegno di una proposta di legge attualmente in discussione in Parlamento. Quanto al merito, visto che il Campidoglio invoca il rispetto delle persone e della loro dignità, ricordiamo che a ledere la dignità delle donne e a fare dei bambini un oggetto è proprio l’utero in affitto, di cui in Italia sono reato sia la pratica che la propaganda. Se davvero vuole battersi contro la mercificazione del corpo, il sindaco Gualtieri dovrebbe andare ad affiggere i manifesti in prima persona, schierandosi con le donne che difendono la libertà e l’inviolabilità del corpo femminile“.

Plausi alla ministra sono giunti da Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus che ha  attaccato il sindaco della Capitale.

La censura politica e ideologica del Comune di Roma si abbatte sui nostri manifesti, con la richiesta di rimozione delle affissioni contro l’utero in affitto, con il messaggio “I Figli non si comprano. Utero in affitto reato universale” e l’immagine di un bambino in un barattolo. Al contrario di quanto vorrebbe far credere la richiesta, i nostri manifesti sono pienamente legittimi e non contengono nessun messaggio né violento né sessista né che rappresenta la mercificazione del corpo femminile o dei bambini. Semmai è il contrario, sono una chiara denuncia proprio della mercificazione delle donne e dei bambini che avviene con la barbara pratica dell’utero in affitto, illegale in Italia. Veniamo censurati e attaccati perché difendiamo la legge. Le motivazioni della richiesta sono quindi inconsistenti e privi di fondamento giuridico, come lo erano, qualche giorno fa, i vergognosi attacchi che ci sono arrivati sempre per queste affissioni, da parte della Presidente della Commissione Pari Opportunità Michela Cicculli. O forse l’amministrazione Gualtieri ci sta dicendo che è a favore dell’utero in affitto? Ciò non ci stupirebbe, vista anche la presenza di Gualtieri all’assemblea dei sindaci arcobaleno a Torino, i quali hanno inneggiato alle trascrizioni anagrafiche per “figli” di coppie gay. Trascrizioni che, lo ricordiamo, spalancano le porte proprio all’utero in affitto. Il Comune se ne faccia una ragione: la censura politica non ci fermerà. Proseguiremo con questa e simili campagne in favore delle donne, dei bambini e delle famiglie“.

Nel 2018 ProVita e Famiglia venne condannata a pagare 20.000 euro al comune di Roma per l’affissione di 50 manifesti osceni, che ritrarvano un bambino in lacrime con il codice a barre sul petto in un carrello della spesa, spinto da due uomini. 400 euro di multa a cartellone. 5 anni dopo, siamo alle solite.

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