La vita non è un porno

Il sesso gay tra sessismo e performatività.

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Pic by Deon Black, Unsplash
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Voglio iniziare questo articolo con un coming out: io non sono bravo a letto. Ma dopotutto, nessuno lo è davvero. Il sesso è imperfetto, imbarazzante e imprevedibile. Non ha niente a che vedere con un esame di idoneità sportiva. Rappresenta il nostro momento di massima libertà e vulnerabilità, in cui ci troviamo di fronte all’altro con i nostri difetti, le nostre paure, i nostri desideri. È per questo che il sesso è sempre diverso da come lo immaginiamo. Perché nell’immaginazione siamo da soli, mentre nell’atto reale c’è l’altro, con la sua storia, le sue insicurezze, la sua volontà.

Il fatto di vivere in una società in un cui il sesso omosessuale non può essere nominato, né in famiglia né a scuola, fa sì che la maggior parte di noi si senta sperduta e disorientata. È qui che entra in gioco la pornografia, la quale si sostituisce erroneamente a figure sociali di riferimento. Io stesso da adolescente mi sono affidato a quelle immagini, usandole come bussola della mia dimensione sessuale. L’accesso a quei contenuti è stato quindi il modo per iniziare a esplorare le mie pulsioni. Mi sono reso conto di cosa fosse una fellatio e ho scoperto che due gay potevano praticare sesso anale guardandosi negli occhi, quando io credevo che non fosse nemmeno possibile.

I problemi, tuttavia, iniziano proprio da lì. Il punto è che vedere non è comprendere. Guardare non è sinonimo di imparare. Potremmo pur sapere in cosa consiste il rimming ma, se l’atto visivo non è accompagnato da un’elaborazione soggettiva e consapevole, si creano dei danni che minano la fiducia in sé. La conseguenza è che la linea tra sessualità e pornografia si assottiglia sempre di più. In teoria sappiamo che quelle immagini non sono reali, eppure a forza di consumarle si rischia poi di tentare a tutti i costi di volerle emulare. Se il porno appartiene al piano della fantasia eccitativa, allora forse lo si può trasportare a quello della realtà.

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Pic by Dainis Graveris, Unsplash.

La semplice, ma non ovvia, verità è che la vita non è un porno. Ciò che vediamo in quelle pellicole può anche fornire delle idee, ma queste idee di fatto non trovano mai piena concretezza nel reale. Il sesso che vediamo nella pornografia gay è di tipo performativo. Il coito è incorniciato da uno sguardo normativo, costruito attorno a una successione di gesti stereotipati, meccanici e decisi a tavolino. Nella vita vera il sesso non va organizzato, non può essere premeditato. Per tanti anni ho creduto invece che il tutto dovesse essere pianificato come una sceneggiatura degna di Oscar e che dovesse seguire, senza sbavature, il seguente copione: si inizia con i baci; poi il “passivo” fa una fellatio all’“attivo”; dopodiché il top pratica l’anilingus al bottom; si passa alla penetrazione da dietro, poi da davanti e infine c’è l’eiaculazione. Il “passivo” viene prima, sul proprio stomaco, e in ultimo l’“attivo” sulla faccia del “passivo”.

Tutto questo ha avuto effetti tossici sulla mia salute mentale. Gli anni che hanno accompagnato il mio percorso interiore verso l’accettazione della mia identità sono stati costellati da esperienze sessuali ansiose, rigide e artificiose. Anche quando l’altro non mi diceva nulla a riguardo, permaneva un forte giudizio critico interiore. Quell’ansia frustrante di dover essere sempre perfetto, all’altezza delle aspettative e impeccabilmente bravo restava. Da “attivo” non potevo permettermi di perdere l’erezione o tardare tempo nell’infilarmi il preservativo, così come da “passivo” non potevo concedermi ad un ragazzo senza prima essermi accertato di avere il canale rettale immacolato. I miei primi e numerosi rapporti sono avvenuti, quindi, nella totale assenza di autenticità, in quanto la scoperta, la bellezza e l’eccitazione del momento venivano messe da parte in nome della prestazione.

Il mito della performance, inoltre, rende difficile per noi gay l’esplorazione della nostra dimensione sentimentale, portandoci a concepire il sesso come un atto asettico ed egoistico. Alzi la mano chi, almeno una volta, ha fatto sesso per noia o per semplice svuotamento. Alzi la mano chi, durante un rapporto, ha visto il partner tenere gli occhi chiusi o rivolgere lo sguardo altrove (al muro o al soffitto). Il problema non sta nel cosiddetto rapporto occasionale. Non è “cosa”, ma “come”. Nella maggior parte dei casi, oso dire che nemmeno compiamo un rapporto sessuale, bensì facciamo una masturbazione con un altro corpo. Come accade nella pornografia, infatti, usiamo il partner come pretesto per il raggiungimento del piacere individuale. Non entriamo in contatto con l’altro, ma ci limitiamo a usarlo come un oggetto, un sex toy di cui si può fare ciò che si vuole.

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Pic by Dainis Graveris, Unsplash.

Indipendentemente dal ruolo sociale che la persona possiede nella nostra vita (sia egli il nostro fidanzato, un amico o una persona trovata in chat), il sesso vero nasce sempre dall’incontro tra due singolarità. E l’incontro autentico è solo possibile se passa per la condivisione responsabile e reciproca, tanto del piacere come delle emozioni. Il sesso è un dialogo spontaneo tra due solitudini, un viaggio di due corpi che si trovano e si esplorano a vicenda. È un momento complesso fatto di intimità, voglia, pudore, paura, gioia, imbarazzo, blocchi e soprattutto imprevisti. Ci ho messo tanti anni per capire che alla fine, nel mondo reale, il sesso non è mai perfetto. Perché la vita non è perfetta. Perché noi stessi non siamo perfetti. Il corpo di ciascuno è unico, specifico e insostituibile, e questo rende l’unione sessuale un atto sempre nuovo, sempre diverso.

Non dobbiamo mantenere un’erezione perenne. Non dobbiamo durare per ore e forzarci a ritardare l’eiaculazione. Non possiamo pretendere che il nostro canale anale sia sempre libero da scarti fecali. Non possiamo ridurre l’atto sessuale alla penetrazione, tra l’altro aspettandoci che la dilatazione sia rapida e indolore. Credere il contrario significa sacrificare la sessualità sull’altare sessista e irrealistico della pornografia. È normale non sapere cosa fare davanti al corpo altrui. Di fatto, non c’è nulla da dover fare o saper fare. L’unica regola è lasciarsi andare e iniziare il viaggio, scoprendo con l’altro cosa gli piace e cosa ci piace. Perciò accantoniamo la paura di non essere bravi a letto e depenniamo dal vocabolario le qualifiche patriarcali di “attivo” (l’uomo dominante, virile, peloso e muscoloso) e “passivo” (il ragazzino effemminato, sottomesso, skinny e depilato). Nel sesso non esistono ruoli, non c’è nessuno script da dover interpretare. Entrambe le persone partecipano attivamente all’esperienza. Senza preparazione alcuna e nel pieno rispetto della consensualità, tutto è lecito. Soprattutto “sbagliare” e riiniziare da dove ci si era “incartati”. Sono proprio tali “incidenti” che rendono l’esperienza meritevole e speciale. È proprio quando smettiamo di recitare e ci apriamo all’improvvisazione che possiamo raggiungere il vero godimento. Insieme… Stop. Buona la prima.

Foto: © Deon Black, Unsplash

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Emanuele Cellini 15.1.23 - 11:47

Ciao Roberto, ti ringrazio davvero per le tue splendide parole che mi riempiono di gratitudine e motivazione. Provvedo a risponderti in dettaglio privatamente, all'indirizzo mail che mi hai fornito. Un caro saluto, Emanuele

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lostsoul 13.1.23 - 23:41

Ciao Emanuele, sono Roberto Pozzi , un italo canadese che vive a Novara, mi permetto di scriverti sperando che cio' ti fara' piacere... Avendo letto, e riletto, piu' volte tutti i tuoi articoli che hai recentemente pubblicato qui, ci tengo inanzitutto farti i miei sinceri complimenti per aver scritto delle profonde, e soprattutto, autentiche riflessioni sul quello che io considero il 'vero' Amore! Commentarli in poche righe sarebbe un insulto alla tua magistrale scrittura, credimi quando ammetto che sono rimasto sorpreso da quanto spiritualmente condivido i tuoi pensieri : stranissimo e' se come se tu mi avessi letto nella mente e, allo stesso tempo, espresso quello che io non ho mai avuto il coraggio di dire ... Anch'io ti confesso che la sessualita' e' il mio tallone d'Achille, pure essendo uno tra i pochi 'poeti' italiani in rete dell'ultimo decennio, ho decantato, tra fantasia e verita, l'Amore Gay , mentre spesso la mia poetica era soltanto frutto dell'inarrestabibile desiderio di esprimere il mio essere 'umano' cercando pero' di stimolare un reale cambiamento nella mentalita' domininante di questo mondo che purtroppo non mi appartiene! Nel ringraziarti per avermi 'illuminato' con i tuoi 'rivoluzionari' pensieri, spero con tutto il cuore che tu continua a scrivere altri interessanti articoli visto che ormai la pletora degli scrittori contemporanei in rete non fa altro che trasmettere i soliti stereotipi dove la maggioranza della comunita' gay cerca esclusivamente gratificazione sessuale considerandola la 'sola' e 'vera' intimita' che esiste al mondo tra anime dello stesso sesso. Se ti va si appronfondire dei discorsi, e ovviamente in dettaglio i tuoi articoli, ti lascio i miei recapiti: Email: alostsoulmate@yahoo.com Fb:https://www.facebook.com/robert.lostsoul/....il tuo e' quello con la foto 'Meet in Mountak ? e se ti interessa scoprire la mia scrittura: Poesie :https://www.scrivere.info/poeta.php?start=0&idautore=24221&thiscategory=&data= https://www.pensieriparole.it/poesie/autori/roberto-pozzi-poesie-migliori/ Grazie ancora per il tuo tempo , mi raccomando continua a scrivere, la tua bravura e' unica e davvero speciale! Buona serata , sperando di risentirti, ciaoo Roberto ps: Non per peccare di protagonismo, leggendo solo questa poesia sull'amore gay capirai che mi rispecchio nella tua scrittura! L'anima persa Non so più dove andare, quale percorso devo seguire, cambiare direzione o continuare sul presente cammino non farà la differenza. Ormai il triste passato ha stregato lo specchio, non riflette più la nobile essenza che osservava, non riconoscendo il sé nel lucido riflesso del freddo vetro. La mia anima si è persa per strada, in quella spoglia cornice si intravede l'incarnazione di uno spirito rovinato che ha smarrito la sua stella polare a furia di seguire le luci oscure dell'ultima tempesta. Il ripetuto scrutare in quel disincantato specchio non risparmierà a nessuno l'angoscia del momento, pur implorando tutti gli dei di qualsiasi creato, la mia anima pura mai riceverà la sospirata risposta. Inutile interrogare l'oracolo, l'olimpo della saggezza ha già chiuso i battenti nell'antichità del tempo, non rimane che chiedere quell'assurda domanda all'unico superstite della vita che ti sta ancora osservando dinanzi quel vetro appannato... Ma vale la pena vivere la propria vita alla disperata ricerca del vero amore? Come una delle tante anime perse, non sussiste alcun dubbio nel profondo del mio essere, l'unica e autentica risposta è nella domanda stessa... Ma per cosa d'altro vale la pena vivere se non per il vero amore!

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