Perché non esistono parole specifiche per insultare le lesbiche?

Proviamo a trarre qualcosa di buono dallo hate speech. Perché le parole spesso rivelano più di quel che sembra.

Perché non esistono parole specifiche per insultare le lesbiche? - insulti lebische - Gay.it
4 min. di lettura

Il rapporto tra le parole e le cose è spesso rivelatorio. Le parole non si limitano semplicemente – come un po’ tutti il più delle volte crediamo – a riferire o descrivere aspetti della realtà che già c’è: spesso la presenza (o l’assenza) di una parola, o di un certo gruppo di parole, ci parla di atteggiamenti, mentalità, posture valoriali che trovano o non trovano espressione all’interno di un certo gruppo sociale, di una comunità.

Un regno linguistico importante – per quanto spesso in senso negativo, perché doloroso – per tutte le persone LGBT, è quello del cosiddetto hate speech, ovvero degli insulti rivolti contro l’appartenenza di genere, la stigmatizzazione identitaria verbale che colpisce la persona sulla base dell’orientamento sessuale o, ben più spesso, della sua manifestazione estetica di genere.

Ebbene, tra i tanti discorsi che si possono fare e si fanno su questo genere di uso del linguaggio, uno particolarmente interessante è quello della differenza tra gli insulti per i gay e quelli per le lesbiche. Le parole per insultare i maschi omosessuali sono tante, antiche, stratificate nel tempo. Esistono addirittura termini diversi a seconda delle varie regioni di Italia (LEGGI ANCHE >>> Culattone, checca, finocchio e gli altri: origine e storia degli insulti contro i gay), per le lesbiche invece la situazione è assai diversa. Provando infatti un po’ a pensare agli insulti attribuibili alle donne che amano le donne, gli esempi che vengono in mente non sono molti. Anzi non sembra di esagerare nel dire che non esiste alcuna parola specifica. Come mai? Cosa segnala questo vuoto? Probabilmente non è casuale.

Un documentario di qualche anno fa – Le lesbiche non esistono, realizzato da Laura Landi e Giovanna Selis – interpretava questa “mancanza” di insulti per le donne omosessuali di fatto come la prova tangibile di una scarsa considerazione diffusa, una sorta di attestato di “livello di esistenza inferiore”, o addirittura di non-esistenza. La mancanza di parole specifiche, inventate o mutuate da ambiti diversi (come è accaduto per i gay) può effettivamente essere intesa come una forma di rimozione o censura radicale. Non ti chiamo, non ti nomino, perché non esisti. Non vali niente. Addirittura c’è chi ipotizza che in questa manca di insulti segnali di fatto un trattamento peggiore di quello riservato agli omosessuali maschi.

L’idea della mancanza di insulti come sintomi di disinteresse è certamente una possibile risposta. Ma c’è solo questo dietro la mancanza di parole specifiche per insultare le lesbiche oppure è possibile che ci sia anche dell’altro? Abbiamo provato a chiederlo a quattro donne lesbiche – Sara, Michela, Tiziana e Lucia – partendo proprio dagli insulti che più spesso si sono sentite rivolgere.

Il primo parere che abbiamo raccolto è quello di Sara, che di fatto conferma la nostra prima impressione: “Fortunatamente non mi hanno mai insultata” ci dice, “ma la cosa che più spesso ho sentito è stata “lesbica di merda”. Quindi non termini specifici, ma la semplice ripresa al negativo dell’unica parola a disposizione: lesbica. Michela invece introduce un aspetto fondamentale, quello della dominanza del punto di vista maschile, maschilista: “Gli insulti sono che siamo frigide e che non ci piace il cazzo, che siamo lesbiche per scelta degli uomini ovvero perché siamo brutte, che siamo maschiacci e siamo lesbiche per volere degli altri, nel senso che nessun uomo sarebbe venuto con noi”. Tiziana invece racconta che gli insulti che le è capitato di sentire sono: “uomo mancato, lesbica di merda, peccato Hitler non esista più, invertita, frocia”. Lucia dice una cosa certamente vera quando sottolinea che: “La parola “lesbica” stessa può non essere usata solo come la rivendicazione identitaria ma come insulto. Una volta in un bar però ho sentito un “brutta lesbica, ciucciafiga”, negli anni Ottanta”. 

Il tema sembra concreto: sicuramente le lesbiche possono essere insultate, ma un lessico specifico parrebbe proprio mancare. Cosa rileva quella che si conferma come un’assenza? Perché mancano parole ad hoc per denigrare le lesbiche? Secondo Sara: “Non esistono insulti ad hoc perché la società è talmente maschilista che per molto tempo ha fatto finta che le lesbiche non esistessero. Lucia invece pensa: “Che essere considerata una non-ancora educata al reame dei colpi di cazzo dei Trump locali sia per taluni un’onta, per altre una speranza ineffabile, mentre tutto congiura a tacere di noi”. Michela torna giustamente sull’aspetto della dominanza del maschile: “Non saprei dire veramente il perché. Probabilmente l’insulto gay richiama il fatto di essere debole, femminile, appunto. Invece insultare una donna per mancata femminilità è più difficile. Oltre al fatto che gli uomini hanno delle lesbiche un immaginario legato alla pornografia e quindi hanno una serie di fantasie diciamo piacevoli. Siamo anche un “sogno erotico”. 

Paradossalmente la mancanza di insulti verso le lesbiche potrebbe segnalare allora una minor gravità dal punto di vista della società, ovvero in definitiva del maschio eterosessuale. Se infatti l’uomo gay viola e denigra i parametri dell’identità maschile e per questo va riconosciuto, bersagliato, distrutto, la donna lesbica – per quanto sia da sanzionare comunque, soprattutto se non è abbastanza femminile – può suscitare le fantasie virili e quindi rappresenta un pericolo potenzialmente intrigante. Come conferma anche Tiziana: “Non esistono insulti per le ragazze lesbiche perché l’immaginario collettivo, influenzato certamente da una serie di fattori, specialmente una visione fortemente maschilista (e per maschilista intendo ‘il maschio alfa’) della società, crede che le lesbiche non esistano o semplicemente le si immagina come le attrici che compaiono nei porno“.

Questo discorso va ovviamente preso con le pinze. L’omofobia ha tanti volti e certo gli insulti non li esauriscono tutti: rivelano qualcosa ma non sono sufficienti a comporre una diagnosi dei mali della società. Gli insulti non sono tutto, come giustamente ci ricorda Lucia, sebbene siano un dispositivo utile da osservare: “Esistono marginalizzazioni e invisibilità peggiori degli insulti, ma gli “sfigata, prendi del cazzo!” credo siano molto usati nei contesti del ragazzame bullo dalle medie ai licei. O dei  padri armati di fucile o delle madri desiderose di terapie riparative e inclini al “sei la vergogna della Famiglia”, anche se magari la famiglia è quella del Padrino”.

Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.

© Riproduzione riservata.

Partecipa alla
discussione

Per inviare un commento devi essere registrato.
Avatar
Gianluca Laporta 15.1.17 - 16:22

Semplicemente perché non esistevano le lesbiche. Non esisteva neanche la concezione del piacere femminile, figuriamoci un piacere femminile atipico.

Trending

Allarme Britney Spears: "È pericolosamente instabile, sta dilapidando un patrimonio" - Britney Spears - Gay.it

Allarme Britney Spears: “È pericolosamente instabile, sta dilapidando un patrimonio”

News - Redazione 30.4.24
Daniel Radcliffe e la transfobia di J.K. Rowling: "Mi intristisce, sosterrò sempre le persone LGBTQ" - Daniel Radcliffe e Rowling - Gay.it

Daniel Radcliffe e la transfobia di J.K. Rowling: “Mi intristisce, sosterrò sempre le persone LGBTQ”

Culture - Redazione 2.5.24
Billie Eilish arriva in concerto in Italia

Billie Eilish e la vagina: “Innamorata delle ragazze da sempre, ecco come l’ho capito”. Annunciata l’unica data italiana del tour

Musica - Emanuele Corbo 30.4.24
Lucio Dalla Gianno Morandi

Gianni Morandi “Lucio Dalla era innamorato di me? Non la metterei così”

Musica - Mandalina Di Biase 1.5.24
Fenomeno Baby Reindeer, è boom Netflix. +65% di spettatori in una settimana - Baby Reindeer - Gay.it

Fenomeno Baby Reindeer, è boom Netflix. +65% di spettatori in una settimana

News - Redazione 2.5.24
Angelina Mango, in arrivo "La noia" in spagnolo

Angelina Mango, arriva la versione spagnola de “La noia” giusto in tempo per l’Eurovision – AUDIO

Musica - Emanuele Corbo 29.4.24

Hai già letto
queste storie?

Milena Cannavacciuolo, la raccolta fondi supera i 45.000 euro e lei risponde: “Grazie per l’amore corrisposto” - Milena Cannavacciuolo - Gay.it

Milena Cannavacciuolo, la raccolta fondi supera i 45.000 euro e lei risponde: “Grazie per l’amore corrisposto”

News - Redazione 7.11.23
Lingua e comunità LGBTQIA+

Lingua e comunità LGBTQIA+: non chiamatelo omofobo, è un misomosessuale, perché non è fobia, è odio

Guide - Emanuele Bero 5.12.23
Lesbiche di tutta Europa

Lesbiche di tutta Europa sabato a Roma per protestare contro il Governo Meloni: “Anche noi siamo madri”

News - Redazione 25.4.24
Tutto ciò che accade è umano: intervista a Donatella Di Pietrantonio - Sessp 15 - Gay.it

Tutto ciò che accade è umano: intervista a Donatella Di Pietrantonio

Culture - Federico Colombo 1.1.24
coppia gay mano nella mano

Perché noi persone queer abbiamo ancora paura a tenerci per mano?

News - Emanuele Bero 6.11.23
Bianca Antonelli è voce del collettivo ASIABEL

Tra egomania e lesbiche vere, la musica di Asiabel è un diario aperto: l’intervista

Musica - Riccardo Conte 5.4.24
Penny Wong, la ministra degli esteri d'Australia ha sposato l'amata Sophie Allouache - Penny Wong la ministra degli esteri dAustralia ha sposato lamata Sophie Allouache - Gay.it

Penny Wong, la ministra degli esteri d’Australia ha sposato l’amata Sophie Allouache

News - Redazione 18.3.24
Corita Kent Padiglione Vaticano Biennale 2024

Biennale di Venezia, Papa Francesco omaggerà Corita Kent, la suora queer che fuggì con la sua amante

Culture - Mandalina Di Biase 14.3.24