Turchia: a Istanbul la più grande protesta anti-LGBT mai vista nel Paese, la comunità è in pericolo

Migliaia di persone e oltre 150,000 firme per chiedere una legge contro la propaganda LGBTQ+

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Istanbul protesta anti-LGBT Gay.it
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La repressione nei confronti della comunità LGBTQ+ in Turchia non è mai stata più feroce. A giugno, durante il Pride Month, la polizia ha violentemente represso una marcia organizzata da studenti e una marcia LGBTQ+ per il Pride, arrivando ad arrestare quasi quattrocento persone che sono state poi schedate sul piano sanitario. Le marce del Pride, e qualsiasi evento che abbia a che fare con la comunità, sono in realtà vietate dal 2015.

I gruppi e le associazioni LGBTQ+, comunque, continuano a lottare nel Paese, facendo sentire la loro voce e ricorrendo a stratagemmi per non incorrere nella censura diffondendo i loro messaggi. Tuttavia la popolazione, islamista ed estremamente conservatrice, non ne vuole sapere di lasciarli in pace. Per questo nella giornata di domenica sono scesi in piazza a Istanbul, dando vita alla protesta anti-LGBT più partecipata che si sia mai vista nel Paese.

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La protesta di domenica organizzata dai conservatori anti-LGBT. Foto: Sedat Suna

Non sono emersi troppi dettagli sulla notizia, nonostante i video della protesta siano circolati sulla tv nazionale, e l’allerta è arrivata da alcuni fotografi e reporter che si trovavano nella capitale.

Centinaia di persone si sono riversate nelle strade con tanto di slogan, chiedendo al governo di eliminare i gruppi LGBTQ+ esistenti e di vietare la formazione di altri. La protesta è stata chiamata dai suoi organizzatori “Big Family Gathering”, un riferimento alla compattezza dei conservatori ma anche al motivo della dimostrazione, che sarebbe difendere la famiglia tradizionale. Un portavoce degli organizzatori, Kursat Mican, ha spiegato che prima della protesta sono state raccolte oltre 150,000 firme da portare in Parlamento. Per cosa? La loro richiesta è una nuova legge che vieti quella che chiamano “propaganda LGBTQ”, che secondo loro pervade i media, le piattaforme social e streaming come Netflix.

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Gli slogan dei manifestanti a sostegno della famiglia tradizionale. Foto: Sedat Suna

I cartelli distribuiti ai manifestati recitavano: “Proteggere la famiglia è una questione di sicurezza nazionale”. O ancora: “Proteggi la tua famiglia e la tua generazione, dì basta all’eresia”. Le persone hanno viaggiato da ogni parte del Paese per prendervi parte. Alle telecamere, una babysitter proveniente dalla provincia di Bursa ha dichiarato: «Le persone sono qui nonostante la pioggia per i loro figli, per le generazioni future. Dovrebbero salvare la famiglia, dovrebbero salvare i bambini da questa sporcizia».

Gli organizzatori hanno anche creato un video con filmati che ritraggono le marce del Pride LGBTQ in Turchia del passato, condannandole come contro natura. Quel che è peggio, l’organismo di controllo turco dei media ha inserito il video nell’elenco degli annunci di servizio pubblico. Le associazioni LGBTQ+ e per i diritti umani hanno fatto richiesta per togliere il video mentre l’appello della scorsa settimana dell’Istanbul Pride all’ufficio del governatore di annullare l’evento è rimasto inascoltato.

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Gli organizzatori hanno raccolto 150,000 firme per chiedere una legge contro la “propaganda LGBTQ”. Foto: Sedat Suna

Domenica, le strade di Istanbul contavano la presenza di migliaia di partecipanti. Mai una manifestazione anti-LGBTQ aveva attirato così tante persone in Turchia. Nella piazza Sarachane Abdurrahman Uzun, uno degli organizzatori, ha preso la parola e al microfono ha avvisato che «queste comunità [LGBT] si riuniranno in tutta la Turchia nei prossimi giorni». In realtà, come abbiamo detto, gli eventi e i raduni LGBTQ sono vietati da anni.

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Il presidente turco Erdogan e le sue politiche anti-LGBT

Le politiche anti-LGBT di Erdogan, che riflettono le politiche islamiche per quanto riguarda l’omosessualità, sono state in passato condannate anche dalle Nazioni Unite, oltre che dalle varie associazioni che monitorano i diritti umani nel Medio Oriente. Kerem Altiparmak, noto avvocato turco, ha scritto su Twitter: «Big Family Gathering’ è apertamente sostenuto dallo stato. Inoltre, rispetto ad altri paesi, la Turchia è un paese in cui si verificano più atti di violenza omofobi e transfobici. In altre parole, questa azione ha un’alta probabilità di innescare violenza».

L’evento è stato criticato anche da molti personaggi pubblici e dello spettacolo, ma non è bastato a farlo fermare. D’altronde, lo Stato condivide la posizione dei manifestanti. Se le richieste della protesta dovessero essere ascoltate, per la comunità LGBTQ+ turca potrebbe iniziare un clima ancora più pericoloso di quanto già non lo sia.

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