Mario Adinolfi, fondatore dei circoli Voglio la Mamma, ancora una volta attacca la maternità surrogata e per farlo prende ad esempio la coppia australiana (eterosessuale), la cui storia ha fatto il giro del mondo, che, dopo il parto gemellare della donna gestante, ha abbandonato il figlio Gammy affetto da sindrome di down tornando a casa con l’altra figlia perfettamente sana.
Una triste vicenda e un caso ghiotto per il fondatore dei circoli Voglio la mamma sempre alla ricerca di un motivo per discreditare tutte le persone (in larga parte etero ma anche tanti omosessuali) che, per i più disparati motivi, si affidano alla maternità surrogata per mettere alla luce il proprio figlio.
Nel lungo post su Facebook che dedica al caso Gammy, mentre parla della sempre maggiore diffusione di cliniche specializzate (che lui chiama “fabbriche dei bambini”) Adinolfi trova spazio per un attacco diretto al senatore Sergio Lo Giudice: “il 54enne senatore Pd Sergio Lo Giudice ha speso lì i suoi 150mila dollari per dotare il compagno trentenne di un bimbo nuovo di zecca”.
Una frase mal digerita dal compagno Michele Giarratano che ieri su Facebook ha tuonato: “So bene che dovrei fregarmene delle porcate che scrive Adinolfi… ma vedermi descritto come un toy-boy a cui il fidanzato più grande ha comprato un giocattolo parlando di me, Sergio e Luca [il figlio] mi fa salire il sangue alla testa” aggiungendo “Gli auguro il peggio”.
Oggi Adinolfi è tornato all’attacco per rispondere -ha così titolato- “All’iracondo compagno del senatore Lo Giudice”.
Il ragazzo del senatore – scrive in un lungo post su Facebook – forte dei soldini e dell’immunità del compagno, viene a scrivere che Voglio la mamma è un “libro vomitevole”. Che mi “augura il peggio”.
Poi fa riferimento al loro figlio. Luca ha due papà? “Luca ha un papà solo, sei tu, anche per l’anagrafe ed ha comunque una mamma”. E ancora: “i figli non si pagano […] lo sa il senatore Sergio Lo Giudice, che di te si fa scudo ma se è davvero una persona di sinistra sa che affittare l’utero di una donna che se lo vende è una pratica vergognosa, comprarsi il figlio che partorisce è una pratica vergognosa, privarlo per contratto del decisivo contatto con la mamma è una pratica vergognosa e che tutto questo si faccia perché dei soggetti forti hanno potere e denaro e altri soggetti deboli sono costretti a subire è un insulto a due secoli di storia della sinistra, è un insulto all’umanità”.
“Adinolfi parla per retorica e per partito preso – commenta Giuseppina la Delfa, presidente di Famiglie Arcobaleno – se andasse in Canada o negli Stati Uniti, se conoscesse le donne che decidono di mettere il loro corpo e il loro cuore a disposizione per un progetto condiviso e scelto e, ancora, avesse voglia di chiedere loro perché lo fanno, egli saprebbe che non ci sono persone che comprano bambini e donne che affittano il proprio corpo. Se facesse tutto questo, cambierebbe idea”
Ma la verità è che “Adinolfi ha costruito la sua notorietà su queste questioni perciò non ha alcun interesse a conoscere né sapere come funzionano le cose nel mondo. È perciò totalmente inutile cercare di aprire un dialogo con una persona simile”.
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