Muore ad Andria una persona transgender, Gianna, indigente perché scartata dalla società. La famiglia decide di affiggere manifesti funebri con il suo nome al maschile. Un’offesa al nome e all’identità con cui la conoscevano tutti.
A rivelare quanto accaduto in Puglia è stata Vladimir Luxuria, sui social. Gianna aveva 49 anni, come scritto su La Gazzetta del Mezzogiorno. Era sola, viveva in una casa abbandonata nel centro storico della città. Da tempo frequentava la casa accoglienza “Santa Maria Goretti”, come ricodato da don Geremia Acri: «Nell’ordinario e nel silenzio abbiamo condiviso tanti momenti soprattutto di sofferenza, dolore e affanno. Insieme abbiamo camminato per capire quale fosse la via giusta da intraprendere e vincere i pregiudizi, i luoghi comuni e l’esclusione. Insieme abbiamo cercato di capire perché la vita a volte si mostra così cruda, ingiusta e sbagliata. Insieme abbiamo fatto tanto davvero tanto, ma questo non ci assolve dall’indifferenza che ogni giorno acceca i nostri occhi, i nostri cuori e le nostre menti. Abbiamo cercato in tutti i modi di trovarti una casa più accogliente, più dignitosa, ma nessuno voleva sottoscrivere un contratto con te. Ed è finita così, nella solitudine di quella che tu chiamavi casa».
Anche la sindaca, Giovanna Bruno, ha voluto ricordare Gianna: «La nostra città ha tante e diverse fragilità, con storie che vengono anche da lontano. Storie molto diverse tra loro ma spesso con un denominatore comune: sofferenza, solitudine, tristezza, precarietà sociale o fisica. La città di fronte a ciò a volte si indigna, a volte respinge. In alcuni casi è solidale, in altri si fa giudice. Storie di vita, su cui in tanti si arrogano il diritto di intervenire per sentenziare, per creare tifoserie o per strumentalizzare. Apprendo con tristezza che una di queste fragilità cittadine non c’è più: Gianna. Apprendo dai suoi vicini, che in silenzio tante volte l’hanno aiutata, che una brutta caduta le ha stroncato l’esistenza. Con la sua dipartita cade il muro di pregiudizi nei suoi confronti, cade la cultura dello scarto. Ma che ce ne facciamo ora che non c’è più? Quante altre Gianna la nostra comunità conosce, di cui deve farsi carico a partire dalle istituzioni? Gianna mi ha fermato qualche giorno dopo il mio insediamento. Cercava un alloggio ma mi ha raccontato che nessuno voleva farle il contratto. Aveva un sostegno economico dai servizi sociali ma il suo cruccio era la casa. Questo ho saputo di lei, dal suo racconto. Mi sarebbe venuta a trovare. Voleva parlare, essere ascoltata. Ora non serve più».
Taffo Funeral Services, pompe funebri diventate famosissime sui social grazie alle campagne pubblicitarie spesso irriverenti, condite da humor nero, ha voluto omaggiare Gianna con una nuova locandina funebre, che riporta finalmente il suo vero nome. Le esequie si terranno oggi, mercoledì 20 gennaio, alle ore 16:00 presso la Parrocchia San Riccardo. “Un gesto di amore, di “pietas”, contro la “damnatio memoriae “ di chi vorrebbe cancellare la sua identità, la restituzione della dignità di un essere umano“, ha commentato Vladimir.”Gianna che non merita, dopo tutto quello che ha passato nella vita, di morire due volte“.
https://www.facebook.com/onoranzefunebritaffo/photos/a.796425327129847/3390744541031233/
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.