Dino Boffo ha rassegnato le sue dimissioni dalla direzione dell’Avvenire. Il direttore sempre pronto "a spettinare il lettore", come amava definirsi, proprio questa mattina aveva pubblicato un’autodifesa nella quale rispondeva punto su punto al collega Vittorio Feltri, direttore del Giornale, che aveva cominciato una dura battaglia a suon di pubblicazioni di documenti anonimi e riferiti a vicende dai contorni misteriosi.
Boffo aveva caratterizzato i 15 anni di direzione del quotidiano dei vescovi aprendo anche su temi vicini al mondo lgbt. Sparò a zero sui DiCo facendo infuriare persino la Bindi, firmataria insieme al ministro Pollastrini del disegno di legge. Dedicò un dibattito in prima pagina su una risoluzione anti-discriminazione di Strasburgo. Pubblicò un bestiario redatto dai Radicali che conteneva tutte le frasi anti-gay di espopnenti di destra e di sinistra.
"Boffo ‘noto omosessuale’ e protagonista di una ‘relazione’ con un uomo sposato segnalata in atti del Tribunale di Terni". E’ stata questa l’accusa che più di ogni altra lo ha spinto ad arrendersi. Un documento pubblicato da Feltri che metteva in luce presunti rapporti omosex col marito di una donna – ma la cui provenienza non è mai stata chiarita – era troppo infamante perché Boffo rimanesse al suo posto ancora a lungo, nonostante tale documento fosse anonimo e pieno di imprecisioni. Eppure sulla base di quello, il Giornale ha sostenuto non solo che Boffo fosse omosessuale, ma anche un’attenzione della Polizia sulle sue frequentazioni, e presunte intercettazioni che lo provavano. L’outing è stato decisamente anomalo anche per altri due aspetti: per i tempi (la guerra de Il Giornale contro Boffo aveva avuto inizio dopo i giudizi espressi sulle pagine dell’Avvenire a proposito del comportamento di Silvio Berlusconi nell’ambito del Velina-gate), per il mittente (Vittorio Feltri, un giornalista-opinionista non proprio gay friendly).
"Seppure le posizioni di Boffo non siano certo le mie – ha dichiarato il direttore di Gay.it, Alessio De Giorgi – l’operazione ‘dagli al gay’ messa in piedi da Feltri è indegna di un paese civile e offende una comunità lgbt (lesbica, gay e transgender, ndr) che, tra l’altro, si trova sempre più a fare i conti con l’omofobia delle bombe carta e dei pestaggi". "Il maldestro tentativo di outing del direttore del Giornale Feltri verso quello dell’Avvenire Dino Boffo, non può che spingermi a solidarizzare con quest’ultimo. La pratica di rivelare l’orientamento sessuale di qualcuno può, al massimo e nei limiti della libertà di opinione altrui, essere portata avanti da una personalità pro-gay o da una stessa associazione gay, non certo dal direttore Feltri". "Se anche Boffo fosse gay – conclude De Giorgi -, colpirlo perché ‘ha osato criticare il presidente del Consiglio nonostante la sua omosessualità’ è inaccettabile."
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