Il personaggio più bistrattato della seconda stagione di Euphoria è innegabilmente Kat Hernandez.
A causa di qualche bisticciata tra Sam Levinson – regista e sceneggiatore– e Barbie Ferreira, il personaggio di Kat ha subito più tagli del previsto fino a diventare una figura fin troppo marginale nella coralità della serie.
Un gran peccato perché Kat ci riserva uno dei momenti più potenti della stagione: nel secondo episodio la vediamo nella propria camera, accerchiata da una mandria di metaforiche influencer e femministe che la costringono ad amare sé stessa e il suo corpo. Nonostante Kat manifesti tutto il proprio disagio e la complessità della situazione, il gruppo comincia letteralmente ad urlarle in coro “Ama te stessa” generando più attacchi di panico che sollievo.
La scena, particolarmente apprezzata da pubblico e critica, è riuscita a cogliere il lato più oscuro della body positivity mainstream – quindi un’appiattimento superficiale e qualunquista di un movimento che va ben oltre “l’accettazione di sé stessi” – evidenziando questa urgenza, tra attivismo social e cultura di massa, ad amare il nostro corpo, quasi come se fosse un dovere morale e politico.
“Penso che per me quella scena è stata incredibilmente personale, perché mi sono trovata anche io intrappolata in quella positività tossica, e per la maggior parte del tempo era davvero dannoso per la mia salute mentale” dichiara Ferreira al magazine Instyle.
Nell’intervista Ferreira parla della pressione di essere a tutti i costi un modello per la società, soprattutto quando il tuo corpo non è conforme alle aspettative dell’industria: “Non voglio che tutti si focalizzino sul fatto che sono una persona sicura di me, perché non lo sono. Se non sei nella norma, per Hollywood o il mondo della moda, vieni automaticamente vista come “coraggiosa” e lo trovo molto offensivo.”
Ferreira trova particolarmente faticosa questa tendenza ad essere “confinate in una categoria” insieme all’urgenza di essere felici a tutti i costi, soprattutto quando si è molto giovani.
L’attrice trova molti punti in comune anche con il percorso fatto dal suo personaggio, notando come l’immagine di Kat tra prima e seconda stagione ha cominciato a rivelare molti più lati di lei, non a tutti i costi “empowering“: “Credo che il suo meccanismo di difesa fosse rappresentarsi come questa una dea rigida e nichilista, che non è chiaramente cosa sentiva dentro” spiega Ferreira: “Penso che in questa seconda stagione, ci si concentra molto di più sulla tristezza e la depressione dentro di lei, su cosa succede all’interno“.
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