Buone notizie per quanto riguarda “l’uscita dall’armadio” per gli adolescenti LGBT. Secondo un nuovo studio – che ha preso in considerazione 1.200 persone della Generazione Z, ovvero coloro nati dalla metà degli anni ’90 al 2010 – si è notato un interessante incremento del coming out in famiglia.
I risultati della ricerca sono apparsi nella rivista specializzata Psychology of Sexual Orientation and Gender Diversity, e indicano come il 66% di un campione tra i 13 e i 18 anni abbia fatto coming out con le madri, mentre il dato scende al 44% per i padri. I dati sono molto positivi, pensando che l’ultimo studio eseguito (negli anni ’90) posizionava il coming out con le madri al 40%, mentre quello con i padri si fermava al 30%.
Bene il coming out, ma ci sono ostacoli da superare
Lo studio è stato realizzato tra il 2019 e il 2020 su 1.200 persone appartenenti alla comunità LGBT e oltre a studiare il coming out, aveva anche l’obiettivo di indagare sulla prevenzione dell’HIV.
Il dottor David A. Moskowitz – autore dell’indagine e assistente di scienze sociali mediche dell’Istituto per la salute e il benessere delle minoranze sessuali e di genere della Northwestern University – ha spiegato che nonostante vi sia una grande comunità aperta con familiari e amici, sono comunque presenti degli ostacoli da superare.
Questo studio è incoraggiante in quanto mostra che molti adolescenti, compresi quelli sotto i 18 anni, sono a loro agio con la loro sessualità.
Allo stesso tempo, dobbiamo essere cauti, poiché i dati indicano la presenza di alcune delle stesse barriere e discriminazioni che hanno dovuto affrontare anche le precedenti generazioni. C’è ancora del lavoro da fare.
Quindi, riassumendo: il coming out in famiglia per il 55% (in media) del campione è un’ottima notizia, ma non si possono dimenticare che discriminazioni e odio verso le persone LGBT sono ancora due ostacoli pericolosi.
Differenza anche rispetto alle culture e all’orientamento
In genere, la ricerca ha anche notato come i soggetti gay hanno maggiori probabilità di dichiararsi alla famiglia rispetto a quelli bisessuali. Ma una probabilità più alta si è riscontrata anche tra le famiglie meno religiose e i bianchi, rispetto alle famiglie più osservanti e alle persone di colore.
Questa maggiore apertura è una conseguenza di una maggiore accettazione, rispetto agli anni precedenti. Significa infatti che si riscontra meno paura nell’uscire allo scoperto, dichiarando apertamente il proprio orientamento sessuale, sicuri di avere dalla famiglia un pieno appoggio.
Il dottor Moskowitz ha spiegato:
Questo ci dà una comprensione dei fattori che spingono gli adolescenti a condividere questo tipo di informazioni con le persone a loro più vicine. Ora possiamo confrontare queste pratiche con il modo in cui altre generazioni affrontano questi problemi e pensare a cosa significa tutto ciò per le generazioni future.
Ma oltre al miglioramento del benessere per la Generazione Z LGBT, questa e ulteriori ricerche in tale campo aiuteranno a capire come gestire e superare le discriminazioni, oltre a poter essere un importante supporto per chi lavora con gli adolescenti e con le minoranze sessuali. Inoltre, contribuirà anche a prevedere il comportamento delle generazioni che verranno, come la Generazione Alpha (i nati dell’ultimo decennio, tra gli anni 2010 e 2020).
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Bisogna anche considerare che la " generazione Z" nasce da genitori che hanno maturate le aperture ed istanze sociali degli anni 70 . Naturalmente persistono sacche fisiologiche di gretti .