Chiara Ferragni Sanremo:
L’ufficio stampa del CodaCons ci chiede di pubblicare questa nota in relazione al nostro articolo su Chiara Ferragni a Sanremo.
Sotto la nostra controreplica.
Stavolta, amici di Gay.it, siete andati fuori tema, e avete giocato troppo con l’immaginazione. Associare l’iniziativa del Codacons su Chiara Ferragni al sessismo e a una non meglio specificata invidia per il successo (o il conto in banca) dell’influencer è del tutto sbagliato, fantasioso e alquanto offensivo per una associazione come la nostra che – e voi dovreste saperlo meglio di chiunque altro – ha condotto e conduce importanti battaglie in tema di diritti civili e contro la violenza sulle donne e la mercificazione dell’immagine femminile.
Attribuire la nostra iniziativa al concetto di “E’ tutta invidia!” francamente non vi fa affatto onore, e dimostra una scarsa conoscenza dell’argomento di cui si scrive. Ancor meno vi fa onore quando ci date – seppure in modo velato – dei fascisti o dei sessisti, perché qui scadete nell’ignoranza. La nostra decisione di contestare la partecipazione della Ferragni al Festival si basa su motivazioni esattamente contrarie a quelle che voi ci attribuite: proprio perché la Ferragni è una persona di successo e con un seguito di pubblico enorme la riteniamo un esempio per i giovani, e in quanto esempio ha delle precise responsabilità nei confronti di chi la segue e la elegge a modello cui ispirarsi e da imitare.
E non possiamo ritenerla un modello educativo quando fa un uso totalmente sbagliato dei social network, pubblicando su Instagram le foto del figlio che indossa abiti firmati, per pubblicizzare questa o quella marca commerciale, in totale violazione delle norme di legge italiane e internazionali che tutelano la privacy dei minori ; allo stesso modo non è un modello da imitare quando organizza feste in un supermercato a base di sprechi di cibo, o quando associa il suo nome ad una bottiglietta d’acqua venduta a 8 euro.
Su tali temi il Codacons non solo può, ma DEVE essere ascoltato, se non altro perché rappresentiamo la categoria degli utenti che pagano il canone Rai e, quindi, finanzierebbero un eventuale contratto tra la rete televisiva e Chiara Ferragni.
Il sessismo, il fascismo e l’invidia, vi assicuriamo, non c’entrano nulla, così come non c’entra la ricerca di visibilità (ne abbiamo fin troppa!). E quando Chiara Ferragni toglierà da Instagram le foto del figlio che indossa marchi commerciali in bella vista, saremo i primi a chiedere alla Rai di sceglierla per la conduzione di Sanremo.
Spettabile CodaCons,
l’articolo in questione si compone di due parti: la parte iniziale di opinione, che essendo diversa dalla vostra, la critica. Il fatto che la rai sia servizio pubblico comunque non cambia la natura dell’evento Sanremo: uno show televisivo, non un consesso di educatori.
La seconda parte dell’articolo esprime un’opinione più generale su una parte di opinione pubblica che avversa la Ferragni, quindi allarga la prospettiva rispetto alla posizione del Codacons.
A questo ci riferiamo quando parliamo di velato sessismo; e ci scagliamo contro l’ipocrisia di accettare comportamenti più gravi in sedi ben più rilevanti e simboliche rispetto ad un festival delle canzone e, allo stesso tempo, esigere “modelli” da uno show.
Quindi non attribuiamo in nessun modo l’etichetta di “sessista” o “fascista” al Codacons (semmai di moralismo), e nemmeno a chi disapprova la Ferragni.
Semplicemente non siamo d’accordo sul principio che debbano calcare il palco di un varietà musical-televisivo solo persone che rappresentino degni “esempi”.
Ma chi l’ha detto che un artista o una showgirl debbano essere “d’esempio”?
E soprattutto, chi è titolato a decidere cos’è un’esempio, un modello?
Se a Sanremo avessero dovuto andare solo gli esempi, Vasco Rossi e con lui chissà quanti non avrebbero potuto esserci.
E dato che si parla di Lady Gaga come super ospite, avendo la signorina Germanotta fatto uso di cocaina, dobbiamo aspettarci altri veti?
Il punto è che se la signora Ferragni viola qualche legge per quello che posta su Instagram è giusto che ne paghi le conseguenze nelle sedi opportune.
Ma soprattutto queste cose secondo noi non c’entrano nulla con la sua partecipazione ad una trasmissione televisiva serale di intrattenimento musical-televisivo dove è pienamente legittimata a partecipare alla pari di moltissimi altri artisti o intrattenitori.
Se poi la Ferragni non sarà brava a Sanremo la gente potrà sempre cambiare canale, così come può scegliere di NON comprare la sua acqua a 9 euro. Si chiama libertà, del consumatore e non solo.
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Ho 76 anni e non conosco chi sia questa Signora Ferragni , mia mancanza. Pur sapendo usare il PC , soprattutto per guardare e conservare films a tematica gay , non saprei dove trovare questa " influencer" ( che vordi'?) . Apprendo da questa "querelle" che il Festival di S.Remo viene ancora prodotto : mi ricorda Nilla Pizzi e la mia infanzia!