Claud vuole farci sentire a casa

Abbiamo intervistato Claud, piccola grande star della musica indipendente oltreoceano. Tra identità di genere, safe space, e l'urgenza di uscire dalla propria zona comfort.

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Claud vuole portarci a casa
Photo by Jeremy Reynoso
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Se questa estate volete farvi un bel pianto, ma avete anche bisogno di una pacca sulla spalla, con l’onestà e genuinità di unə carə amicə, Claud è l’artista che fa al caso vostro.

claud
@claud.mp3

Cresciutə a Chicago, ha iniziato a scrivere quando aveva solo 14 anni per conquistare una ragazza più grande a scuola. Da lì, per Claud musica e scrittura sono diventate pane quotidiano della sua adolescenza, quando saltava le partite di football per mettersi a suonare con la sua band in stile “School of Rock”. Nutrendosi a ritmo di Tegan & Sara, MUNA, e Perfume Genius, nel 2019 debutta nella scena indie oltreoceano con l’ep Sideline Star, accompagnato dal singolo Wish You Were Gay, dove canta di un amore non ricambiato per una persona etero. Nel 2021 esce il suo primo album Super Monster, sotto l’etichetta Saddest Factory, casa discografica di Phoebe Bridgers, diventata safe space per artisti emergenti e queer oltreoceano: “A volte credo di aver vinto alla lotteria” mi dice: “Quando ho iniziato a realizzare musica nel 2018 non c’era ancora una grande conversazione intorno agli artisti queer sulla scena musicale. Vedere quanti passi in avanti sono stati fatti è davvero bello, mi fa sentire validatə”. Il disco è un racconto di formazione in 13 brani che abbracciano e incoraggiano con empatia, vulnerabilità, e rara tenerezza.

 

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Negli ultimi anni Claud è andatə in tour con Bleachers –band capitanata da Jack Antonoff (spalla destra di alcune delle popstar più importanti della nostra epoca tra cui Taylor Swift, Lorde, Florence + The Machine, e Lana Del Rey) – si è esibitə ai festival di Firefly Festival, Austin City Limits Festival, Outside Lands e Bonnaroo Festival. La sua canzone Soft Spot è stata elencata tra le migliori canzoni del 2021, tra numerose testate, inclusa VOGUE.

Ma non c’è da sorprendersi se oggi tra i nomi di spicco nella scena indie-pop: la sua musica coglie i dettagli più banali della quotidianità e li rende universali, smussando le corde umane più nascoste. Il risultato è terapeutico per chi canta e chi ascolta: l’ultimo singolo Go Home! – nuovo step di un futuro secondo album, che potrebbe essere annunciato dall’oggi al domani – racconta l’urgenza di trovare un luogo dove sentirsi a casa: “Quando ho scritto questa canzone viaggiavo moltissimo, mi spostavo da un appartamento all’altro” mi racconta “Necessitavo un senso di conforto, un posto che mi facesse sentire a casa, ma non sapevo dove trovarlo. Penso che molte persone si sentono così quando si trasferiscono per la prima volta“. Claud ha imparato negli anni a scoprirsi insieme alla sua musica, dando sempre più spazio a mille sfumature della sua identità: Tommy è un’intima e commovente ballad immersa in un’atmosfera da teen movie anni ’80, che sembra una canzone d’amore ma tratteggia le mille complessità della disforia di genere: “Tommy è una figura metaforica più che una reale persona. Parla più di gender envy disforia (ndr. termine utilizzato dalle persone transgender per descrivere un aspetto/emozione che vorrebbero avere del genere in cui si identificano) che di amore non corrisposto“.

Claud ritiene che non può migliorare come musicista, se non cresce ed evolve anche come persona: “Penso che la parte più bella della musica è che ho avuto modo di scoprire sia me stessa come persona che come musicista. I più grandi blocchi di scrittura li ho avuti quando non stavo spingendo me stessa oltre la comfort zone, e non mi permettevo di crescere né sul piano personale che quello musicale”. Quando le chiedo cosa direbbe allə Claud di qualche anno fa, risponde che avrebbe voluto non mettersi fretta: “Percepivo una sorta di urgenza con la mia musica, ma l’arte richiede tempo, così come conoscere te stess. Sia nella mia identità di genere e che sessualità c’era sempre questa fretta di definirmi. Ma penso sia importante realizzare che non c’è urgenza di copirsi. Se un giorno ti senti in un modo, non significa che domani potresti sentire emozioni completamente differenti”.

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