Ci sono posti in cui una persona appartenente alla comunità LGBTQIA+ rischia la vita. In altri il peso delle discriminazioni è tale da non permetterle di esistere all’interno della società in cui vive.
Spesso, in questi casi, l’unica via d’uscita è quella fuggire dal proprio paese d’origine, magari per non tornarci mai più.
E se, dopo un lungo ed estenuante viaggio, il paese di destinazione scegliesse di respingere un rifugiato LGBTQIA+ perché non “abbastanza oppress*?
Nel Regno Unito, questa potrebbe presto diventare la prospettiva.
Almeno, stando alle parole di Suella Braverman – Ministra dell’Interno ed ennesimo volto della deriva populista imboccata dal Regno Unito dall’insediamento del Primo Ministro Rishi Sunak – che negli scorsi giorni è stata travolta da una bufera di polemiche in seguito ad alcune esternazioni ritenute da molti “disturbanti” in tema di immigrazione e comunità LGBTQIA+.
In un recente discorso all’American Enterprise Institute lo scorso 26 settembre, Braverman avrebbe sottolineato come i rifugiati LGBTQIA+ emigrino in Europa più per “paura di essere discriminati” che a causa di una persecuzione vera e propria. Una differenza sottile, tanto da risultare inesistente.
“Non potremo mantenere un sistema d’asilo efficace se il mero stato di appartenere a una minoranza sessuale o di essere una donna, unito alla paura di subire discriminazioni nel paese d’origine, fosse di per sé sufficiente a soddisfare i criteri per ottenere protezione” ha dichiarato Braverman.
Quindi, un* rifugiat* LGBTQIA+ dall’Afghanistan, paese in emergenza umanitaria, verrebbe accolto senza problemi, ma un* che viene dall’Azerbaijan – dove gli omosessuali vengono arrestati, torturati e uccisi a causa del loro orientamento sessuale – no.
A intervenire sulla questione, una collaboratrice anonima di Rainbow Migration, ente di beneficenza che si occupa proprio di supportare l* migranti LGBTQIA+ nel loro ingresso in UK, che in un’intervista a PinkNews spiega:
“Numerosi individui LGBTQI+ che assistiamo quotidianamente ci narrano di aver vissuto circostanze estremamente pericolose nei loro paesi d’origine. Per esemplificare, Adam è stato vittima di ripetuti attacchi violenti per via della sua bisessualità, perpetrati da membri della sua comunità in Ghana; inoltre, il suo partner è stato tragicamente assassinato. Analogamente, Miky ha ricevuto minacce di morte da parte di suo fratello dopo aver fatto coming out come gay in Azerbaigian”.
Braverman sostiene che “troppe persone si fingano omosessuali per entrare illegalmente nel paese“. Eppure, secondo le statistiche ufficiali pubblicate sul sito del Governo, la percentuale di rifugiati LGBTQIA+ nel Regno Unito è del 2%. Il 100% ha subito minacce, violenze e persecuzioni tali da giustificare una richiesta di asilo.
Senza contare che, una volta arrivato nel Regno Unito, il richiedente asilo affronta peraltro un’ulteriore umiliazione: deve “provare” il proprio orientamento sessuale o identità di genere perché la domanda venga accettata.
La risposta di Elton John
A intervenire sulla questione, anche sir Elton John insieme al marito David Furnish, attraverso un comunicato della Elton John AIDS Foundation:
“La recente dichiarazione del Ministro degli Interni del Regno Unito, che suggerisce che essere oggetto di discriminazione in base all’orientamento sessuale o al genere non costituirebbe un criterio valido per ottenere asilo ai sensi delle leggi internazionali sui rifugiati, è motivo di seria preoccupazione. È importante notare che in quasi un terzo dei paesi del mondo, le persone LGBTQ+ sono considerate criminali, e in 11 nazioni l’omosessualità può addirittura essere punita con la pena di morte.
Omettere il riconoscimento dei rischi tangibili che le comunità LGBTQ+ affrontano potrebbe servire a legittimare ulteriormente comportamenti discriminatori, odiosi e violenti nei loro confronti. È imperativo che i leader mondiali dimostrino maggiore compassione, sostegno e accettazione verso chi cerca protezione e un futuro più sicuro“.
Suella Braveman e il “sogno” di deportare tutti i migranti
Sin dal suo insediamento come Ministra degli Interni, l’obiettivo di Suella Braverman – figlia di stranieri nati nel Regno Unito – è stato quello di impedire a più rifugiati possibile di entrare nel paese.
In passato, Braverman aveva già suscitato polemiche per aver dichiarato che il suo “sogno” e la sua “ossessione” erano di “vedere un aereo pieno di migranti espulsi”, secondo un piano elaborato dalla sua predecessora, Priti Patel.
Piano definito illegale dalla Corte d’Appello UK, e che le ha fatto guadagnare il sopranno me di Cruella (il nome inglese di Crudelia de La carica dei 101).
In altri contesti, tuttavia, il governo è tuttavia riuscito a far passare l’”Illegal Migration Act”, per limitare gli arrivi. Malgrado le forti critiche ricevute da organizzazioni per i diritti umani, la proposta di legge è stata formalizzata, rendendo così più arduo per gli individui richiedere asilo nel paese.
Secondo il governo multiculturale di Rishi Sunak, il multiculturalismo ha fallito. E, insomma, ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.