Uganda, 20enne accusato di “omosessualità aggravata” rischia la pena di morte

Dall'Uganda al Ghana, dal Senegal al Kenya fino alla Nigeria, in Africa la comunità LGBTQI+ è sotto assedio.

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uganda uomo arrestato
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In Uganda, paese dell’Africa sub-sahariana noto per le sue severe restrizioni ai diritti LGBTQIA+, un ventenne è stato recentemente accusato di “omosessualità aggravata”, crimine che, secondo la legge, è ora punibile con la pena di morte.

Questo è uno dei primi casi ad applicare una disposizione inclusa in una delle leggi antigay più dure al mondo, emanata quest’anno, che rappresenta una nuova e pericolosa escalation nell’ambito della discriminazione legale nei confronti della comunità LGBTQIA+ in Uganda.

Arrestato per “omosessualità aggravata”

Anche se gli atti omosessuali sono da tempo considerati fuori legge secondo il codice penale del paese, le nuove disposizioni introducono pene molto più severe e ampliano notevolmente la gamma dei reati percepiti come omosessualità.

Uno degli aspetti più inquietanti della legge è la definizione di “omosessualità aggravata”, un termine che, a causa della sua ambiguità, apre la porta a interpretazioni poco ortodosse e potenziali abusi.

Questa categoria include relazioni omosessuali con persone con disabilità, ma le linee di definizione di “disabilità” sono molto sfocate. Ciò significa che la legge potrebbe essere sfruttata per criminalizzare una vasta gamma di relazioni e comportamenti.

Forti le condanne da parte di gruppi per i diritti umani e dell’ONU, nonché del presidente degli stati uniti, Joe Biden, che parla di “”una delle misure antigay più estreme al mondo”.

Nel caso in questione, l’uomo di 20 anni è accusato di aver avuto una relazione con un uomo di 41 anni con disabilità nella città di Soroti, nell’Uganda orientale, secondo quando riportato da Jacquelyn Okui, portavoce dell’Ufficio del Pubblico Ministero.

Uno dei primi casi in cui la legge viene applicata fino in fondo, quindi, e un preoccupante precedente per futuri procedimenti giuridici. Per 20 anni, non vi è stato nessun caso in cui un detenuto venisse condannato alla pena di morte, ma la situazione potrebbe presto cambiare.

La situazione dei diritti in Uganda

Una delle narrazioni più pervasive in Uganda è quella secondo cui l’omosessualità sarebbe una sorta di “importazione occidentale”. Visione esplicitata da figure politiche e religiose di alto rango – come James Nsaba Buturo, ex ministro dell’etica e dell’integrità e lo stesso presidente Museveni – contribuendo a forgiare un’opinione pubblica fortemente avversa.

Una retorica utile alimentare un senso di nazionalismo esclusivo che vede nell’omosessualità una minaccia alla cultura e all’identità ugandese.

Nell’ultimo anno, il clima ostile verso la comunità LGBTQIA+ è culminato in una serie di episodi preoccupanti. Le autorità hanno proceduto alla rimozione dei simboli arcobaleno da luoghi pubblici, mentre in alcune scuole i genitori si sono mobilitati contro presunti insegnanti omosessuali.

Oltre a queste azioni simboliche, il Paese ha visto un incremento nel numero di arresti di persone accusate di “atti omosessuali”, con procedimenti spesso sommari e privi di garanzie giuridiche.

Queste misure repressive si inseriscono in un contesto legislativo altrettanto severo, che contribuisce a un clima di paura e intimidazione con effetti catastrofici sulla vita di decine di migliaia di persone. Regolamenti che hanno ottenuto sostegno anche dalla dittatura militare islamica dell’Iran, amplificando il problema a una dimensione geopolitica.

Le implicazioni sono tragiche. Organizzazioni per i diritti umani segnalano un aumento di episodi di violenza, sfratti e minacce rivolti a persone sulla base del loro orientamento sessuale o identità di genere.

Molti attivisti locali per i diritti LGBTQIA+ affermano il clima di paura è tale da costringere le persone a nascondersi o addirittura a fuggire dal Paese.

Sebbene Paesi occidentali abbiano tentato di esercitare pressioni sull’Uganda, minacciando di tagliare gli aiuti finanziari, finora questi tentativi non hanno portato a cambiamenti significativi, salvo un lieve passo indietro da parte del presidente Museveni a inizio anno, conclusosi poi in un niente di fatto.

In Africa una situazione sempre più tragica

La crescente ondata di repressione contro la comunità LGBTQIA+ in varie nazioni africane sta assumendo proporzioni allarmanti. Non si tratta di episodi isolati, ma di una tendenza crescente che mette a rischio i diritti umani e l’integrità di intere comunità.

Dall’Uganda al Ghana, dal Senegal al Kenya fino alla Nigeria, le iniziative legislative e i comportamenti violenti contro la comunità gay stanno guadagnando terreno, spesso con la complicità o la proattività stessa delle autorità.

Come spiega Frank Mugisha, prominente attivista locale per i diritti dei gay, queste leggi potrebbero agire da catalizzatore per altre nazioni africane.

Vedranno che la legge funziona“, ha spiegato Mugisha, “E vorranno fare lo stesso.

Anche il Parlamento del Ghana sta infatti esaminando una proposta di legge anti-LGBTQIA+ che, se approvata, potrebbe criminalizzare non solo gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso con pene fino a 10 anni di carcere.

In Senegal, dieci persone sono state recentemente arrestate per “sospetti comportamenti omosessuali”. In un altro incidente, una folla ha aggredito un turista sospettato di essere gay. Questi atti di violenza, uniti alla retorica politica anti-LGBTQIA+, indicano che la democrazia e i diritti umani sono seriamente in pericolo nel paese.

In Kenya, un deputato sta conducendo una campagna per un disegno di legge che vieti “tutto ciò che ha a che fare con l’omosessualità”. Il recente assassinio dell’attivista LGBTQIA+ Edwin Chiloba ha rivelato l’urgente necessità di affrontare questi problemi.

Nel Burkina Faso, il dittatore filorusso Traorè ha vietato le trasmissioni LGBTQIA+ in un ulteriore segno di repressione, che potrebbe preannunciare una nuova attitudine preoccupante anche per uno stato in cui l’omosessualità non è esplicitamente criminalizzata. 

E, l’episodio più recente, parla di un arresto massivo in Nigeria, dove 100 persone sono state fermate con l’accusa di “coinvolgimento in un matrimonio gay”. Volti e nomi degli accusati verranno esposti pubblicamente in una diretta Facebook, in una gogna pubblica che potrebbe avere conseguenze fatali per le vittime. 

Foto di @reewungjunerr su Freepik.com

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