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In occasione della giornata internazionale per la lotta all’omobitransfobia che si celebra domani 17 Maggio, l’Inviato Speciale dell’Italia per i Diritti Umani delle persone LGBTIQ+ Fabrizio Petri ha voluto sottolineare l’impegno dell’Italia nella lotta a questa piaga.
“Sappiamo che ancora 70 paesi nel mondo criminalizzano l’omosessualità, in 11 di questi vige addirittura la pena di morte” spiega l’Inviato Speciale della Farnesina “Tutto ciò è inaccettabile”.
Petri ha voluto sottolineare l’impegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e quello del ministro Luigi Di Maio nell’istituire la figura dell’Inviato Speciale per i Diritti Umani delle persone LGBTIQ+. “È stato un atto di leadership della Farnesina e del ministro Di Maio” spiega il diplomatico “solo 4 paesi al mondo, Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e da poche settimane l’Argentina, hanno una posizione simile”.
“Invitiamo tutti i paesi, le organizzazioni internazionali, le Nazioni Unite, ad agire quanto prima affinché tale piaga venga sanata”.
Si tratta di un complesso lavoro di relazioni che mira a sensibilizzare i governi di alcuni paesi su questo tema. Negli ultimi anni Botswana, Sudan e Bhutan hanno depenalizzato l’omosessualità. I governi di Libano, Tunisia, Sri Lanka e Guyana starebbero intraprendendo un percorso analogo, e richieste di depenalizzare l’omosessualità sono sul tavolo dei legislatori di Barbados, Giamaica, Mauritius, Nigeria, Kenya e Singapore. Su questi, come su altri paesi che ancora criminalizzano la libertà di amare, le democrazie liberali d’Occidente possono esercitare una diplomazia calibrata, soprattutto se – come nel caso di Italia, Argentina, USA e Gran Bretagna – riescono a dotarsi degli strumenti diplomatici adeguati.
Qualche giorno fa su Gay.it abbiamo pubblicato un resoconto sui paesi al mondo in cui l’omosessualità è un reato >
Soltanto giovedì scorso ILGA Europe ha diffuso l’undicesimo report annuale sui diritti umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersessuali in Europa e in Asia centrale: l’Italia è drammaticamente al 33° posto sui 49 paesi messi sotto esame.
In una scala di valori compresa tra lo 0% (che corrisponde a violazioni gravi dei diritti umani e discriminazione) e il 100% (che corrisponde a rispetto dei diritti umani e piena uguaglianza) il nostro paese ha ricevuto una percentuale di appena il 24.76%: qui è possibile leggere l’approfondimento sul report di ILGA Europe >
C’è ancora molto da fare, fuori dall’Italia, ma anche dentro.
L’intervista di Gay.it a Fabrizio Petri (Aprile 2022) >
Paesi omofobi: le notizie di Gay.it >
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