Acclamato esordio editoriale edito da Fandango e in corsa per il premio Strega, Febbre di Jonathan Bazzi diventerà lungometraggio grazie alla Cross Productions, casa di produzione dietro a Skam Italia. “Siamo molto felici di questa opportunità“, ha dichiarato Rosario Rinaldo, Presidente di Cross Productions. “La trasposizione audiovisiva del romanzo di Bazzi certamente arricchirà la nostra filmografia. Da sempre siamo alla ricerca delle forme migliori per narrare la complessità contemporanea e Febbre ne è un esempio eccellente“.
Nostro ex redattore, Jonathan Bazzi ha raccontato su carta quanto capitatogli nel 2016, in un giorno di gennaio, quando gli viene la febbre e non va più via. Una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un’infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all’ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test all’HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato.
A partire dal d-day che ha cambiato la sua vita con una diagnosi definitiva, l’autore accompagna il lettore indietro nel tempo, all’origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano – o Rozzangeles –, il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano. Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore. Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla redestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso.
Un libro spiazzante, sincero e brutale, un esordio letterario atteso e potente, tra i 12 finalisti allo Strega 2020. Alla fine del 2016 Jonathan fece pubblicamente coming out sulla sua sieropositività con un articolo pubblicato proprio su Gay.it (“Ho l’HIV e per proteggermi vi racconterò tutto”) diffuso in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS.
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