Il 2022 ha in archivio un triste record per il numero di leggi e provvedimenti anti-LGBT che gli Stati più conservatori d’America hanno adottato. Tra quelli più accaniti che hanno dominato le pagine dei giornali c’è sicuramente la Florida, che a partire dall’approvazione della legge “Don’t Say Gay” si è lanciata in una corsa forsennata alle restrizioni per le persone queer, soprattutto lə adolescenti trans*.
Nei primi mesi dell’anno ha fatto molto discutere la decisione di una scuola superiore della Florida, appartenente alla contea di St. Johns, che aveva istituito il divieto per gli studenti e le studentesse trans* di utilizzare i bagni scolastici corrispondenti al sesso con cui si identificano. In poche parole, lə ragazzə erano obbligatə a utilizzare i bagni del proprio sesso assegnato alla nascita. Il provvedimento, diventato ufficiale nel 2022 ma di per sé in atto da diversi anni, era stato impugnato per la prima volta nel 2017, quando Drew Adams, ragazzo transgender, aveva fatto causa dopo che gli era stato impedito di usare il bagno dei ragazzi quando frequentava la Allen D. Nease High School di Ponte Vedra Beach.
La speranza era che il caso arrivasse nelle mani della Corte d’Appello, e che questa la proclamasse non valida. Nel frattempo, tuttavia, molti altri stati hanno adottato una simile politica, a partire da Virginia, Michigan e, ultimo in ordine d’arrivo, Oklahoma. C’è da dire che, tutto sommato, parte del loro obiettivo si è avverato: il provvedimento del consiglio scolastico è sì arrivato alla Corte d’Appello, ma il risultato non è stato quello sperato.
Lo scorso venerdì, con un voto di 7 a 4, l’undicesima Corte d’Appello del circuito degli Stati Uniti ha affermato che il provvedimento non ha, di fatto, violato né la costituzione né la legge federale sui diritti civili. La Corte, come si può vedere dal voto, era abbastanza divisa, e tendenzialmente in linea con le proprie linee politiche. I quattro giudici che hanno votato contro il provvedimento scolastico sono di nomina democratica, mentre i 7 a cui si deve questo grande gesto sono stati eletti da presidenti repubblicani, sei di questi solo da Trump durante il suo mandato.
L’avvocato rappresentante di Drew Adams, Tara Borelli, ha commentato in una nota: «Questa è una sentenza aberrante che contraddice le sentenze di ogni altro circuito per considerare la questione in tutto il Paese».
Certo, la notizia non è sicuramente buona per la popolazione studentesca della Florida, che d’ora in poi potrà essere ulteriormente il target di simili provvedimenti in tutto lo Stato. L’affondo della Corte d’Appello alla comunità trans* è innegabile ma, come se non bastasse, la sua pronuncia ha messo ulteriormente in allerta lə attivistə LGBTQIA+. La questione dell’accesso ai bagni per le persone transgender è un tema estremamente caldo, tanto negli Stati Uniti quanto in altri Paesi come il Regno Unito, ed è uno dei cavalli di battaglia della crociata repubblicana contro le libertà delle persone trans*.
La dichiarazione del provvedimento della Florida come non in violazione di costituzione e legge federale, quindi, fa temere che sia proprio questa la prossima questione che potrebbe essere impugnata dalla Corte Suprema, dopo la riuscita del rovesciamento di Roe v. Wade e la nuova legge federale che non permette di toccare il matrimonio egualitario, come invece sembrava essere in programma. Se davvero dovesse arrivare nelle mani della Corte Suprema, a rischio si troverebbe la legge federale sui diritti civili, il che rischierebbe di portare a conseguenze davvero terribili in ambito sociale.