Gender Project è il progetto di Veronique Charlotte partito nel 2019. La fotografa ha voluto concentrarsi su arte sociale e fotografia di attivismo attraverso la ritrattistica introspettiva. Lavorando a stretto contatto con le organizzazioni internazionali LGBTQIA+ il suo lavoro esamina il corpo in relazione all’ambiente sociale, seguendo il filo della connessione umana attraverso età, razza, genere e sessualità, con un chiaro focus sull’interpretazione e la performance dell’identità di genere.
Grazie a questo progetto artistico, Veronique Charlotte ha collaborato con il governo del Regno Unito come Tutor al London College of Fashion, diventando ambasciatrice per Vans Europe + Vice per la Giornata Mondiale della Salute Mentale.
Parliamo del progetto Gender Project, com’è nato?
Tutto nasce dall’idea che l’identità di genere non è binaria (limitata a uomini o donne) ma uno spettro, Gender Project è un progetto di fotografia sociale decennale che che creerà’ 1000 ritratti in 10 mostre interattive globali in in 10 capitali del mondo. Obiettivo: Uguaglianza. Il progetto è già stato documentato ed esposto a Londra e Milano nei suoi primi due anni, ora stiamo lavorando alla nostra terza esposizione a Berlino in Aprile 2022.Vogliamo abbattere muri e difficoltà che ci impediscono di accettare le differenze che ci rendono unici. Come artista nel 2021 sento la responsabilità di condividere e parlare dei problemi sociali moderni.
Con l’arrivo delle nuove tecnologie rischiamo di perdere la comunicazione faccia a faccia. Quello delle emozioni, dei sentimenti e delle parole è un mondo che non ha bisogno di schermi. Quindi questo progetto è un esercizio di “marcatura” che esplora anche la coscienza collettiva di ciò che siamo, facciamo e sentiamo. Inoltre, questa collezione mette in mostra la memoria collettiva come oggetto in divenire, che dipende dal nostro intervento. I ritratti commemorano una comunità multiculturale e diversificata che esiste in questo momento, ma evidenziano anche l’interdipendenza di ciascun personaggio al fine di creare uno spazio sicuro per questa liminalità, sottolineando anche la necessità di rivisitare e osservare continuamente la domanda di identità e rappresentazione.
Come scegli i soggetti da includere nel progetto?
Gender è uno spazio aperto a tutti coloro che sono felici di far parte di questo viaggio e a tutti coloro che vogliono condividere emozioni, essere aperti al confronto e stabilire connessioni. Il progetto, quindi, non si basa su un casting, ma è un bando aperto per i primi 100 volontari. L’unico soggetto scelto da me e’ il volto della copertina che fa da apriporta alle tematiche che andremo ad affrontare nella città specifica in cui ci troveremo.
Fra i tutti i soggetti fotografati finora, qual è quello che ti ha colpito maggiormente e che ti è rimasto nel cuore?
Sai, e’ una domanda che mi è stata fatta tante volte, ma è tra le più’ difficili, ho raggiunto ad oggi dal 2019 tre capitali, trecento partecipanti e più’ di 300 ore di conversazioni, le interazioni che cerco di stabilire sono reti di supporto emotivo attivo e inclusivo. Il progetto infrange la necessità di classificare e richiede invece una fluidità più semplice.
Segna uno spazio in cui possiamo attingere alla nostra vulnerabilità e incontrare altri in gentilezza, pertanto ogni partecipante diventa parte di una comunità’ estesa, una grande famiglia che rappresenta il cambiamento e l’evoluzione che stiamo finalmente vivendo, perché i movimenti culturali e sociali come questo, stanno segnando un cambiamento e un’evoluzione significativa sia nelle strutture sociali e culturali contemporanee, sia nelle vite di ogni singolo individuo. Ci sono i soggetti ritratti in “Gender Project”, ma chiunque senta il bisogni di interfacciarsi con queste tematiche deve sapere che esse appartengono a tutti, perché qui si parla di diritti umani, e nessuno essere umano è illegale.
Pensi che il problema dell’inclusività sia realmente sentito o semplicemente un trend del momento, cavalcato soprattutto dal fashion system?
La categorizzazione di maschi e femmine in ruoli sociali crea un problema perché gli individui sentono di dover essere a un’estremità di uno spettro lineare e devono identificarsi come uomo o donna, piuttosto che essere autorizzati a scegliere dove posizionarsi. A livello globale, le comunità interpretano le differenze biologiche di base tra uomini e donne per creare un insieme di aspettative sociali che definiscono comportamenti appropriati per uomini e donne e determinano il diverso accesso delle donne e degli uomini a diritti, risorse, potere nella società e atteggiamenti nei confronti della salute. Sebbene la natura e il grado specifici di queste differenze variano da una società all’altra, tendono ancora a favorire gli uomini, creando uno squilibrio di potere e di genere nella maggior parte delle società.
In tutto il mondo ci sono diverse norme e credenze basate sul genere, ma non esiste uno standard universale per un ruolo maschile o femminile attraverso tutte le culture. I ruoli sociali di uomini e donne, in relazione l’uno con l’altro, si basano sulle norme culturali di quella società, che portano alla creazione di sistemi di genere. Il sistema di genere è la base di modelli sociali nella maggior parte delle società che includono la separazione dei sessi e il primato delle norme maschili.
Il problema dell’inclusività ha origini preistoriche, è alla base della nostra struttura sociale. Questa battaglia ha visto centinaia di rivoluzioni che sono state bloccate dal privilegio di altri, la storia ci ha parlato di tantissimi esempi, oggi abbiamo accesso a mezzi di comunicazione ed EDUCAZIONE fortissimi, l’inclusività non dovrebbe essere associata ad un problema ma a una soluzione. La cultura queer è sempre stata fonte di ispirazione per il fashion system, perché e’ rivoluzionaria, è home made, è fuori dagli schemi, è “diversa” e fa scalpore perché parla da sola, fa rumore, fa voltare le persone per la strada, perché parla di una comunità’ emarginata che vuole farsi spazio e vuole divulgare il LOVE YOURSELF BE YOURSELF, libero dagli schemi e dai vestiti sociali.
Parliamo tanto del coming out of the closet, ma nessuno parla del passo fondamentale che c’è prima: entrarci nel guardaroba, spogliarsi degli eccessi e dei vestiti sociali accumulati negli anni e ricercare il vestito che meglio ti identifichi e portarlo fuori nella vita di tutti i giorni, trionfante, sentirsi finalmente liberi e in controllo di noi stessi. Il fashion system si è sempre appropriato di una fetta di lodi che non gli appartiene totalmente, perché ha il potere enorme nel divulgare tra i suoi seguaci i nuovi trend delle collezioni, ciò che vorrei vedere maggiormente è l’inclusione reale della mia comunità, vorrei vedere più modelli realmente transgender, vorrei vedere i nuovi fotografi queer scattare per le grandi copertine. Volete supportare il cambiamento? Allora Cambiate, date più spazio, date la possibilità a chi può insegnarvi a parlare con una voce diversa, una voce che parla di evoluzione, perché di finte rivoluzioni di calze a rete strappate da duemila sterline ne abbiamo tutti le tasche un pò piene.
Questo è sicuramente il periodo più florido per le iniziative artistiche sulla questione LGBT, qual è la marcia in più che pensi possa avere il tuo progetto?
Gender Project ha un impatto sulla comunità costruendo legami più forti tra coloro che sono coinvolti nel progetto, i visitatori e la città. Pone la sfida di riflettere, raccogliere feedback e continua la ricerca sociale su come l’arte faciliti le connessioni umane con diversi contesti culturali. GENDER è un’esplorazione della pratica delle arti terapeutiche in cui la fotografia è uno strumento che consente la catarsi del soggetto e del fotografo.
In generale, il progetto si impegna apertamente con la comunità LGBTQ +, ma include anche la comunità eteronormativa dalla sua fondazione. Il pubblico esistente di questo progetto include i soggetti delle foto e le loro reti personali.
Questa Progetto cerca di far crescere la rete in una comunità locale arricchita.
“Riconsiderando l’idea di uguaglianza basata sulle emozioni”.
https://www.gender-project.com/
https://www.instagram.com/gender_project/
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