Polonia all’attacco della Germania e della sua magistratura per aver negato la libertà di espressione.
La vicenda nasce da una sentenza del tribunale di Colonia nei confronti del sacerdote polacco Dariusz Oko, il quale aveva classificato i preti omosessuali come una “ulcera cancerosa”, oltre ad etichettarli come una “colonia di parassiti” all’interno della Chiesa. Non contento, ha definito i diritti LGBT+ come “eresia homo”.
Tutto questo era stato pubblicato a inizio 2021 nella rivista tedesca Theologisches, con la quale Oko collabora. Le sue opinioni omofobe si trovavano all’interno di un suo articolo, intitolato “Sulla necessità di limitare le cricche omosessuali nella Chiesa“. Tra l’altro, queste opinioni erano già state riportate in un suo precedente libro, “La mafia della lavanda”, il quale parlava appunto della presenza di persone LGBT all’interno del Vaticano, come fossero una setta da estirpare.
La denuncia a Dariusz Oko
La denuncia a Dariusz Oko è partita dal sacerdote di Monaco Wolfgang F Rothe, che lo ha accusato di incitamento all’odio contro una minoranza e di attentato alla dignità umana.
In pochi mesi, il tribunale di Colonia che si è occupato del caso ha sentenziato che Oko ha commesso il reato di incitamento all’odio contro la comunità LGBT+, condannandolo a una multa di 4.800 euro e a 120 giorni di carcere. Condanna al momento sospesa, poiché Oko ha fatto ricorso.
L’intervento della Polonia contro la Germania
La condanna di Oko è arrivata ai piani alti della politica polacca, da sempre “paladina” della libertà, ma solo per chi rispetta la cultura etero-normativa e i valori tradizionali del Paese.
A prendere le difese del sacerdote omofobo è stato il ministro della Giustizia Marcin Romanowski, il quale ha accusato la magistratura tedesca di avere “tendenze anti-libertà”.
L’imposizione di sanzioni per le attività scientifiche rappresenta una minaccia alle libertà fondamentali e agli standard europei.
A difesa di Oko anche l’associazione estremista Ordo Iuris, grande sostenitrice delle “zone libere da LGBT” e da sempre in prima linea nella negazione dei diritti delle minoranze. Secondo l’ente, questa condanna (al momento sospesa) sarebbe ingiusta, poiché Darius Oko avrebbe dovuto godere della “protezione della libertà accademica, di parola e di coscienza“.
© Riproduzione Riservata
Ma se io definissi la chiesa , con i suoi adepti , ” ulcera cancerosa” ed i preti ” parassiti” esprimerei odio , disprezzo o ” solo ” un’opinione personale? Non possono , gli omofobi , fare due pesi e due misure!
Ordo Iuris non è una persona, è una organizzazione, nota e famigerata. Si è resa nota non solo per gli attacchi omofobi ed antifemministi, che sono nella sua ragione sociale, ma per attività di diffamazione e disinformazione contro i paesi scandinavi (vedi il caso Silje Garmo).