Intersex, giornata della consapevolezza: a che punto siamo con regolamenti e tutele a livello globale?

Secondo un recente rapporto di ILGA Europe, le persone intersex sono tra le più vulnerabili nella popolazione LGBTQIA+.

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L’intersessualità rappresenta “una condizione umana che sfida le convenzionali categorie binarie di maschile e femminile“, come delineato dall’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Gli individui intersex sono però spesso soggetti a una vasta gamma di discriminazioni e pregiudizi, fino alla vera e propria violenza medica.

Quando le caratteristiche intersessuali sono manifeste, è infatti comune che si intervenga con procedure chirurgiche o terapie ormonali per conformare il corpo alle aspettative di genere socialmente accettate.

Tuttavia, queste pratiche sono fulcro di un denso dibattito etico e scientifico. La mancanza di prove evidenti sull’efficacia di tali trattamenti nel promuovere il benessere degli individui, unita all’alto rischio di sterilizzazione e violazioni dei diritti umani, fa sorgere seri interrogativi sulla loro legittimità, un punto su cui anche varie agenzie delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali hanno espresso preoccupazione.

Sebbene ci siano stati alcuni sviluppi positivi in termini di protezione giuridica per gli individui intersex, questi sforzi appaiono ancora inadeguati. In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza Intersex del 26 ottobre, facciamo un punto della situazione.

Intersex e comunità LGBTQIA+

Nell’ambito della diversità biologica umana, la ricerca moderna sta sempre più riconoscendo le varianti intersessuali come una parte normale, sebbene poco comune, del panorama umano.

Tuttavia, la visione dominante nel campo medico occidentale tende a patologizzare questi individui, etichettandoli come affetti da un “disturbo” e sottoponendoli a trattamenti medici spesso senza il loro pieno consenso informato.

Il Consiglio d’Europa ha evidenziato una serie di aree di preoccupazione riguardanti il diritto alla vita, il consenso per trattamenti medici, la parità di trattamento legale e il diritto all’autodeterminazione del genere.

Alcune organizzazioni enfatizzano l’inclusione intersessuale nelle campagne per i diritti LGBTQIA+, mentre altre, come l’Organizzazione Intersex International Australia e Zwischengeschlecht, criticano il “pinkwashing” che avviene quando l’attenzione ai diritti LGBTQIA+ ignora sistematicamente la questione etica e medica specifica della comunità intersex.

Quindi, mentre la lotta per l’accettazione e i diritti si interseca, rimangono sfide uniche che richiedono una considerazione attenta e inclusiva. Sfide che i movimenti per i diritti sociali spesso, purtroppo, considerano secondarie. 

Lo stigma

La stigmatizzazione delle persone intersex è un fenomeno globale che spesso inizia dalla nascita e può avere conseguenze drammatiche.

In alcuni contesti, come certe regioni di Africa e Asia, questo stigma può assumere forme particolarmente brutali, come evidenziato da casi riportati in Uganda, Kenya, Asia meridionale e Cina.

Le famiglie di individui intersex rischiano l’isolamento, e in alcune aree dell’Africa orientale, le madri possono essere accusate di stregoneria, come testimonia il caso di Muhadh Ishmael in Kenya.

Malgrado la crescente attenzione internazionale su questi problemi, i trattamenti medici non consensuali per far aderire le persone intersessuali alle norme di genere binarie rimangono tristemente diffusi.

Queste pratiche, denunciate da enti come l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, violano numerosi diritti umani fondamentali, tra cui il diritto alla vita, alla privacy, all’autonomia personale e all’integrità fisica.

La situazione è ulteriormente aggravata in paesi a basso e medio reddito da un accesso limitato ai servizi sanitari, mentre in altri contesti, gli interventi chirurgici per ragioni di “integrazione” sociale o familiare possono essere contrari al vero interesse del bambino.

Altrettanto spinosa è la questione del riconoscimento legale delle persone intersex. Se da un lato alcuni paesi hanno già intrapreso il passo di introdurre una terza categoria di sesso nei documenti ufficiali – come gli Stati Uniti, dall’altro l’efficacia di tali misure è ancora oggetto di valutazione e discussione.

Una terza categoria potrebbe, infatti, creare ulteriori problematiche anziché risolvere quelle esistenti. Mauro Cabral della Global Action for Trans Equality sottolinea l’importanza di un approccio oculato nella modifica delle categorie di genere esistenti.

Secondo Cabral, qualsiasi cambiamento deve essere ponderato accuratamente per assicurare che non si rafforzi involontariamente il binarismo di genere, che continua a essere una struttura discriminante in molti contesti sociali.

Diritti degli intersessuali: un panorama globale delle normative

Nonostante le pressioni di esperti delle Nazioni Unite e di organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty International e Human Rights Watch, le normative riguardo sono ancora lacunose. A livello europeo, solo sei paesi – Malta, Islanda, Portogallo, Spagna, Germania e Grecia – dispongono di tutele specifiche per le persone intersex, secondo ILGA.

In questo senso, Malta ha assunto una posizione avanguardistica, diventando nel 2015 il primo paese al mondo a istituire un regolamento omnicomprensivo per la tutela di bambin* e adolescenti intersex dagli interventi chirurgici non consensuali di affermazione di genere.

In Colombia, una sentenza della Corte Costituzionale ha introdotto modifiche sul consenso informato nel trattamento dei bambini intersex, mentre il Cile e il Tamil Nadu, in India, hanno messo al bando procedure mediche non necessarie.

Tutela dalle discriminazioni

La discriminazione nei confronti delle persone intersex rappresenta un fenomeno complesso che differisce sostanzialmente a seconda del contesto geografico e legislativo.

In paesi come il Sud Africa, l’Australia e Malta, si è fatto un passo avanti significativo con l’introduzione di specifiche leggi antidiscriminatorie mirate a proteggere i diritti di questa comunità.

Tuttavia, vi sono ancora numerose nazioni in cui la legislazione è in fase di aggiornamento o dove non esistono ancora specifiche tutele per le persone intersex.

Nel contesto educativo e lavorativo, le sfide sono particolarmente marcate. Indagini condotte in Australia mostrano che il tasso di abbandono scolastico tra le persone intersessuali è sensibilmente più elevato rispetto alla media nazionale.

Questo fenomeno può essere ascrivibile a una serie di fattori, che includono la discriminazione, la carenza di ambienti inclusivi, la presenza di comportamenti vessatori come il bullismo, oltre alle frequenti assenze dovute alle procedure mediche.

La marginalizzazione non si limita al solo ambito educativo: dati recenti indicano che anche nel mondo del lavoro le persone intersessuali sono soggette a livelli elevati di discriminazione e wage gap.

Il mondo dello sport costituisce un ulteriore settore dove la discriminazione delle persone intersessuali è particolarmente grave. Nonostante l’assenza di prove scientifiche che possano attestare un vantaggio sportivo derivante dall’intersessualità, atlete come Caster Semenya si trovano regolarmente al centro di dibattiti e controversie.

Questi casi sollevano questioni etiche e legali, poiché spesso portano alla stigmatizzazione delle atlete intersessuali e all’imposizione di misure restrittive che non trovano fondamento in dati empirici.

Visibilità e tutela

Le persone intersessuali rappresentano uno dei gruppi più vulnerabili all’interno della popolazione LGBTQIA+, come evidenziato dal LGBTI Survey 2019 di ILGA, che mostrano livelli significativamente bassi di qualità della vita, difficoltà economiche e una maggiore esposizione a discriminazioni e attacchi fisici e sessuali.

La vulnerabilità si intensifica ulteriormente quando l’identità intersessuale interseca con altre categorie marginalizzate, come le minoranze etniche o la disabilità. In questi casi, i livelli di discriminazione e le barriere all’accesso ai servizi essenziali come l’assistenza sanitaria e l’occupazione diventano ancora più accentuati.

In vista di questi dati allarmanti, è imperativo che i governi e gli organismi internazionali intraprendano misure decisive per proteggere l’integrità fisica e i diritti fondamentali delle persone intersessuali.

Partendo dall’implementazione di leggi che proibiscano procedure mediche non essenziali senza il consenso informato dell’individuo interessato, al fine di proteggere la sua dignità e i diritti umani fondamentali, l’obiettivo finale dovrebbe essere lo sviluppo di una società che sia inclusiva che ben informata, in cui il concetto di binarismo di genere non sia più l’unico schema di categorizzazione in vigore in tutti i settori.

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