Nella giornata di ieri il Cile ha ufficialmente legalizzato il matrimonio egualitario, con un voto a larga maggioranza in parlamento. Al termine di un iter durato 4 anni, la comunità LGBT cilena ha potuto festeggiare in piazza lo storico voto. La legge dovrà ora essere firmata al presidente Sebastián Piñera, che a inizio 2021 aveva dato un’accellerata al DDL bloccato per anni in aula. Nel 2015, esattamente come l’Italia, il Cile aveva approvato le unioni civili.
Il 23 novembre scorso, la camera bassa aveva approvato la legge con 97 voti favorevoli e 35 contrari, mentre ieri in senato 82 sono stati i voti favorevoli e appena 20 i contrari. Quando è stato annunciato il risultato della votazione, quasi tutta l’aula si è alzata in piedi ad applaudire. Una volta firmato dal presidente, il DDL sarà legge entro 90 giorni, trasformando il Cile nell’ottavo Paese dell’America Latina a legalizzare il matrimonio egualitario dopo Argentina, Brasile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Uruguay e alcuni stati del Messico. In tutto il mondo sono oltre 30 i Paesi ad averlo sposato, Italia esclusa.
Il 19 dicembre prossimo il Cile sarà chiamato ad un nuovo voto presidenziale, che vedrà in ballottaggio il populista di estrema destra José Antonio Kast e il candidato di sinistra Gabriel Boric. Se quest’ultimo è un fermo sostenitore dei diritti LGBT+, Kast, ultracattolico, si è opposto ferocemente a loro, dicendo no all’aborto e alle “nozze gay”. Ecco perché è facile immaginare che uno degli ultimi atti della presidenza Piñera sarà proprio la firma sul DDL ieri approvato.
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