Siamo partiti bene alla Berlinale 66, con ben dieci minuti di applausi per il nostro documentario Fuocoammare di Gianfranco Rosi e l’apprezzamento della stampa internazionale: Der Spiegel parla già di “possibile Orso d’Oro” mentre per Deborah Young di Hollywood Reporter “Dove il giornalismo finisce, inizia Fuocoammare”. Siamo già in zona premio, speriamo. Nel frattempo, è tutta una fibrillazione per l’arrivo di molte star che si susseguono a ritmi serrati nella sala delle conferenze stampa: ci sono fotografi impilati davanti ai giornalisti per Emma Thompson, magnifica e brillante, tempestata di flash per Alone in Berlin di Vincent Perez, in cui interpreta una moglie borghese che perde il figlio e decide di opporsi al regime nazista. Oppure per uno dei massimi scrittori francesi, Bernard Henri-Lévy, autore della pièce Hotel Europa in cui il regista bosniaco Danis Tanovic ambienta quasi totalmente il suo dramma bellico assai apprezzato dai critici.
Ma siamo vicini al delirio dei fan per l’apparizione di Julianne Moore che quasi adombra la deliziosa coprotagonista Greta Gerwig in Maggie’s Plan di Rebecca Miller, commedia sentimentale, con un tocco alla Woody Allen, in cui interpreta l’eccentrica Georgette in un triangolo sentimentale dove un’insegnante incapace di relazioni durature, la Maggie del titolo interpretata da Greta Gerwin, decide di farsi donare la sperma da un compagno di scuola ma nel frattempo s’innamora di un nuovo collega sposato (Ethan Hawke).
“Ethan è sexy! – esclama Julianne Moore – Un grande, siamo amici da tantissimo tempo, eravamo insieme sui banchi della scuola. È un amico, un incredibile essere umano e un attore stupendo. Il mio personaggio è un’accademica che ha bisogno di continui stimoli intellettuali. È molto concentrata su stessa ma lo ammette con la sua rivale. Sono molto affezionata a lei, nonostante i suoi difetti, tra cui l’essere totalmente incapace di gestire le proprie emozioni. Abbiamo passato tanto tempo a immaginarla, renderla credibile e imperfetta come ogni donna reale. Rebecca ha avuto il coraggio di mostrare la vita matrimoniale per quello che è realmente: un disastro. Sono sposata da una ventina d’anni, conosco gli alti e bassi del matrimonio.”
Abbiamo chiesto a Julianne Moore, magnifica interprete di Freeheld in cui una coppia lesbica cerca di ottenere la reversibilità della pensione, che cosa pensa della questione della tutela del figlio del partner, la stepchild adoption:
“Avere una famiglia è una questione di diritti umani. Ogni individuo dovrebbe avere il diritto ad averla. Avere cura gli uni degli altri significa essere una famiglia”.
“Credo che ogni individuo debba avere questo diritto – conferma Greta Gerwig – e ce ne sono di tipi diversi. Io ho un fratello e una sorella non biologici, mi sento fortunata”.
Roberto Schinardi
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