Sei anni d’attesa. Snervante, infinita, e ad oggi infruttuosa. Nel 2018 Kristen Stewart annunciava al mondo il suo imminente esordio alla regia con l’adattamento di “La Cronologia dell’Acqua”, memoir di culto firmato Lidia Yuknavitch. Nel 2022 il secondo annuncio, con Imogen Poots protagonista.In questi sei anni l’ex volto di Twilight, un anno fa candidata agli Oscar come miglior attrice grazie a Spencer, ha provato ad ottenere i finanziamenti necessari per il progetto, senza riuscire nell’impresa. E ora Kristen, appena vista al Sundance con l’atteso Love Lies Bleeding, si è stufata.
Via Variety l’attrice ha infatti minacciato l’addio alla recitazione.
“Devo fare questo film prima di poter lavorare per qualcun altro”. “Ebbene sì, lascerò questo fottuto business. Non farò nessun altro film del ca**o finché non avrò realizzato questo film. Ve lo dico, è così. Penso che questa minaccia farà andare avanti le cose”.
Secondo Stewart, presto sposa dell’amata Dylan Meyer, “il clima attuale è un vero e proprio NO maiuscolo per tutto ciò che non sia già stato visto e raccontato. Penso che ci sia un intero linguaggio femminile ancora da scrivere”, ha aggiunto Kristen. “C’è una certa fisicità nel tipo di film che vorrei fare, che credo sia davvero poco attraente per gli “acquirenti” , ma al di fuori della pagina, con l’azione, diventerebbe tutto pervasivo e commovente”.
Secondo l’attrice gli investitori eventuali sarebbero riluttanti a lavorare con lei perché “non ho mai fatto un film prima, quindi mi manca esperienza – e quindi mancanza di credibilità”. Ma è fiduciosa perché ormai conosce tutti ad Hollywood, avendo passato due terzi della sua vita a fare film.
“Mi dicono, ‘Non so se ha ragione’. E io rispondo loro, ‘Beh, certo che sì! Faccio film da sempre'”.
In tal senso Stewart ha approfittato dell’enorme vetrina del Sundance, in cui ha presentato anche il drama sci-fi Love Me, per parlare del suo adattamento. “Non vedo l’ora di andare al maledetto Sundance. Non vedo l’ora di realizzare il mio film”.
In La Cronologia dell’Acqua Lidia Yuknavitch accompagna il lettore attraverso questioni di genere, sessualità, corpo e famiglia. È la storia di una vita che “non segue alcun ordine. Gli avvenimenti non rispondono al rapporto di causa ed effetto come vorremmo. È tutta una serie di frammenti e ripetizioni e trame,” perché “questo condividono il linguaggio e l’acqua”. Tutto scorre, nelle parole come nelle corsie di una piscina, in questo romanzo che rinnova radicalmente la tradizione del memoir, raccontando senza ipocrisie il genere, la sessualità, l’abuso, l’elaborazione del lutto, il superamento della sofferenza. Lidia cresce con un padre violento e una madre incapace di proteggerla, in una famiglia che la condizionerà anche quando, proprio grazie a una borsa di studio per il nuoto, riuscirà ad allontanarsi. Colpita da una perdita straziante, si trova a fare i conti con un dolore estremo: Lidia reagisce, sbaglia, cerca nell’alcol e nel sesso una via di fuga, tocca il fondo, reagisce ancora, riprende a nuotare. Dentro la muove un desiderio di vita e di creazione – e attraverso incontri decisivi con autori come Ken Kesey e Kathy Acker prende forma il suo cammino di scrittrice. Il viaggio che Lidia affronta, e nel quale trascina con passione e levità struggente il lettore, è un viaggio di dipendenza e autodistruzione, e poi di sopravvivenza. Un viaggio che trova una conciliazione finale in un amore sincero, in un figlio che nuota felice anche se malissimo, e in un libro, in Italia edito da Nottetempo, che testimonia una nuova profonda consapevolezza di sé nel proprio mondo.
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