La storia di Rabia, ragazza lesbica fuggita dall’Afghanistan e da un matrimonio combinato

"È bello essere quello che sei con le persone che possono capirti", ora Rabia sogna il Canada o il Regno Unito e di diventare astronauta.

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Photo: Corriere
4 min. di lettura

Rabia, ragazza lesbica di 22 anni, è nata in un piccolo villaggio dall’Afghanistan, ora vive in Pakistan, nella speranza di poter partire a breve per l’Europa o l’America. A PinkNews ha raccontato la sua storia da ragazza queer afgana in fuga dal regime talebano.

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Da agosto, la condizione delle donne afgane è peggiorata in maniera esponenziale.

Nelle ultime ora è stato vietato alle donne di spostarsi in autonomia, e sono state rimosse tutte le foto di donne da insegne di negozi, centri commerciali e attività di qualunque tipo.

La storia di Rabia si inserisce in questo quadro drammatico. La ragazza è fuggita dal suo paese d’origine subito dopo l’occupazione talebana di Kabul, lo scorso agosto. La 22enne oltre che dal regime che non avrebbe mai accettato la sua omosessualità, ritenendola un crimine e un peccato, è fuggita dal suo fidanzato, un ufficiale talebano, con cui era in procinto di sposarsi, con matrimonio combinato, nel suo piccolo villaggio in Afghanistan.

Ora Rabia vive temporaneamente in Pakistan, ma spera di poter chiedere asilo in Canada o nel Regno Unito in modo da potersi costruire una vita.

La 22enne afgana è una ragazza lesbica che già in passato è scappata più volte dall’uomo con cui è stata costretta a fidanzarsi. Dopo l’ultima fuga, quella definitiva, a seguito della presa del potere da parte dei talebani, Rabia, con un’amica – anch’essa lesbica – ha deciso di recarsi al confine tra Afghanistan e Pakistan. Le due ragazze sono riuscite a entrare nel paese confinante con l’aiuto di un giornalista.

Abbiamo avuto molti problemi perché i talebani ci hanno fermato più volte lungo la strada”, racconta Rabia a PinkNews.

“Prima dei talebani, abbiamo avuto l’opportunità di lavorare, studiare, avere un lavoro”, dice Rabia. “Io frequentavo l’università”.

La vita, però, è stata tutt’altro che perfetta: Rabia ha dovuto nascondere la sua identità, anche durante il controllo americano del Paese, e non ha potuto vivere apertamente la sua sessualità. Una volta che i talebani hanno preso il controllo, le cose sono peggiorate.

“Dopo l’arrivo dei talebani, tutto è cambiato. Non potevo più andare all’università e non potevo andare a lavoro”, dice. “Ho ricevuto una chiamata dal lavoro e mi hanno detto “non puoi più venire perché sei licenziata”.”

Nel suo ricordo è ancora vivo l’orrore di avere un uomo al suo fianco a soli 15 anni, un talebano con nessun rispetto per la sua persona. Il padre di Rabia è stato costretto ad accettare il fidanzamento da un ufficiale talebano in Afghanistan.

Nelle settimane precedenti la fuga in Pakistan, la 22enne ha più volte cambiato nascondiglio per non essere rintracciata dall’uomo.

“Era un membro della sicurezza, era il periodo in cui i talebani non controllavano l’Afghanistan e non avevano alcun ruolo o diritto di essere in Afghanistan”, dice Rabia. “Hanno costretto mio padre al fidanzamento. Hanno detto a mio padre, se Rabia non lo accetta, andremo dall’altra figlia, mia sorella. Non volevo che facessero del male a mia sorella perché è così sensibile. Ho dovuto farlo perché non avevo alcuna opzione. Per fortuna ho trovato un modo per scappare da lui”.

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Rabia è scappata dal fidanzato dopo sei mesi. È riuscita a entrare in contatto con una donna di Kabul che ha dedicato il suo tempo ad aiutare le ragazze a raggiungere la città più vicina dove potevano studiare e lavorare. Rabia ha trascorso un po’ di tempo in una casa sicura in città, e in seguito si è trasferita con una famiglia a Kabul. Lì Rabia ha iniziato finalmente a fare i conti con la sua sessualità.

“La mia ragazza, era loro figlia”, dice Rabia. “Ho capito di essere lesbica quando ho vissuto con loro. Penso che avessi 16 o 17 anni quando ho sentito qualcosa in me stessa e ho scoperto di provare un sentimento per lei. Ho solo cercato di farglielo sapere e fortunatamente ha avuto lo stesso sentimento per me”.

La storia tra le due ragazze è giunta al termine quando la famiglia che la ospitava si è trasferita in Iran. Fino a quel momento Rabia e la fidanzata hanno tenuto segreta la loro relazione.

Vivere a Kabul ha dato a Rabia la possibilità di incontrare un’altra ragazza lesbica e di innamorarsi, ma le ha anche dato la possibilità di andare all’università. Pur non avendo avuto l’opportunità di completare la sua laurea: a pochi passi dalla fine degli studi, i talebani hanno preso il controllo del Paese. Ora, Rabia vuole raggiungere un altro continente dove può ricominciare a vivere e studiare in serenità.

“È bello essere quello che sei con le persone che possono capirti, con persone che possono conoscerti, possono capire i tuoi sentimenti e la tua identità”, dice Rabia. “È una sensazione bellissima che prima non avevo. Ora sono con lei in Pakistan e siamo in contatto con un’altra ragazza a Islamabad.

“Il mio sogno e il mio desiderio è raggiungere un paese sicuro e vivere serenamente la mia identità. Fin da bambina, il mio sogno più grande era di diventare un’astronauta. Voglio raggiungere un altro Paese sicuro e ricominciare”.

Rabia si sente più al sicuro ora che è uscita dall’Afghanistan: sa di essere lontana dal suo ex fidanzato. È sicura che le avrebbe fatto del male se fosse stato in grado di rintracciarla prima che lasciasse il paese. Ma la sua battaglia per la libertà non è ancora stata vinta. Le ragazze lesbiche non sono accettate in Pakistan, dove attualmente risiede. Come tanti altri afgani, Rabia ora deve aspettare e vedere se qualcuno dei paesi in cui può vivere apertamente come lesbica le darà la possibilità di ricominciare.

“Voglio fare del mio meglio per il mio futuro perché credo di poterlo fare. Finché non raggiungo i miei sogni non voglio fermarmi”.

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“Gli afgani LGBTQ+ moriranno se non li aiutiamo a scappare dai talebani” 

Afghanistan LGBT, repressione, mutilazioni, terrore
“Abbandonati, chiediamo aiuto alla comunità lgbt italiana”. 

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