Leo Gullotta è il protagonista dell’ultima puntata di Ossi di Seppia, visibile su RaiPlay. L’attore, vincitore di 3 David di Donatello e 4 Nastri d’Argento, ha ripercorso il lungo percorso politico e sociale che ha portato l’Italia all’approvazione della legge sulle Unioni Civili, diventate realtà il 5 giugno del 2016. Due anni dopo Gullotta ha sposato l’amato dopo 32 anni di relazione.
30 anni, ci sono voluti 30 anni per questa legge che è una legge di civiltà. Serve a questo l’unione civile, per essere in un Paese civile. Due anni dopo mi sono sposato con il mio congiunto, ora si dice così, compagno da una vita, marito, insomma la persona che si ama, e ho cercato di comunicare anche la conquista di un diritto. Questo mi fa sentire più sereno, combattente di una causa. Dopo 43 anni sono stato contento di avere la legalità della coppia. Il nostro è un Paese che manca di memoria, e nell’arco di 30 anni si sono succedute tantissime persone per approvare questa legge. 30 anni di lotte
Una legge, ricorda Gullotta, che “è nata sulla pelle e sulle tragedie delle persone, sui nostri problemi“. Dagli anni 60 fino ad oggi, la puntata ripercorre, nel racconto di Gullotta, le battaglie e le conquiste fatte dal movimento LGBT in Italia, ma anche le difficoltà incontrate sulla strada per il riconoscimento dei pieni diritti delle persone omosessuali, bisessuali e trans nel nostro Paese, con video storici di piazze, telegiornali e interviste tv.
“Non si è sbagliati, non si è ambigui, si è aperti, si è persone. Come vi sentireste, domanderei, se vi negassero la vostra visibilità? La negazione è terribile, non dovrebbe esistere“, ha continuato Gullotta, che fece coming out pubblico nel 1995. “Non so se sono stato uno dei primi a farlo, tutti parlarono di coming out. Ma non fu un coming out C’era una conferenza stampa del film Uomini Uomini Uomini di Christian De Sica, che raccontava la storia di 4 borghesi omosessuali. Alla fine della conferenza stampa un giornalista mi chiese, “scusi, lei è omosessuale?“. E io risposi “Sì, perché”. Questo riempì i giornali. L’omosessualità non può essere gossip, non si può scherzare sulla vita delle persone“.
21 anni fa, allo storico World Pride di Roma, Gullotta c’era, in prima fila, e il ricordo non può non tornare a quell’incredibile giornata di festa. “Fu un Pride tutto particolare, parteciparono qualsiasi tipo di famiglia. Bambini, nonne, nonni, sentirono il bisogno di stare vicino alla manifestazione, come sostegno istintivo dell’anima. Il Vaticano vietò al Pride di passare dalla zona San Pietro. Ci fu questa raccolta di pubblico immenso, eccezionale. La gente era ovunque. Fui chiamato per salutare, e dissi “io sono qua per salutarvi e perché sono l’unico omosessuale dello spettacolo italiano“.
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