Giacomo Caporuscio, 28enne della provincia di Arezzo, era stato incredibilmente denunciato da sua madre, che l’aveva accusato di averla picchiata. Peccato che la vittima fosse proprio Giacomo, insultato e malmenato dallo zio solo e soltanto perché gay. Raccontammo la sua storia poco meno di un anno fa. Ora la procura di Arezzo ha creduto al giovane e non alla donna, archiviando la denuncia di quest’ultima. Ma l’incubo famigliare di Giacomo prosegue, come raccontato da IlTerreno, perché mamma e zio non accettano la sua omosessualità, la sua felicità, l’aver trovato un compagno di vita.
“Tutto è cominciato tre anni fa quando ho fatto coming out con mia madre”, ha raccontato Giacomo. Ma la donna prende malissimo quella rivelazione. Lo racconta allo zio del 28enne e quel coming out si tramuta in inferno. Il 25 ottobre 2020 la situazione, già tesa di suo, esplode definitivamente. “Abbiamo cominciato a discutere perché mia madre era entrata a contatto con una collega positiva ma non voleva dirmi nulla. Da lì l’alterco si è sviluppato con insulti e mani addosso fino a che non mi ha colpito con un manico di scopa e offese del tipo finocchio e fr*cio fallito. È stato a quel punto che sono andato via di casa: non potevo più rimanere lì”.
Ma oltre al danno, per Giacomo c’è anche la beffa. Dieci giorni dopo sua madre va al pronto soccorso e attiva il codice rosa, accusandolo di maltrettamenti. Nel frattempo la donna e suo zio cambiano la serratura della porta di casa, impedendogli di riprendersi le sue cose. Solo grazie ai carabinieri riesce a convincerli, ma la furia dell’uomo e di sua madre non si placa. Anzi.
“Quando mi sono presentato a casa, era 10 novembre, ho incontrato mio zio che prima non voleva farmi entrare ma una volta che mi ha lasciato passare ha cominciato a insultarmi. Mia madre si è chiusa dentro. Mio zio mi ha poi aggredito nel piazzale davanti a casa: prima erano solo calci e pugni. Ma poi la situazione si è aggravata: lui lavora con delle bombole del gas che tiene lì, ne ha presa una e mi ha colpito al braccio sinistro. È stata a quel punto che mia madre è uscita urlando a mio zio di non “compromettersi picchiandomi”. Ha provato a strappargli di mano la bombola mentre io cercavo di difendermi. Nel diverbio lei è caduta e si è fatta male”.
Fortunatamente la procura di Arezzo non ha creduto alla fantomatica aggressione di Giacomo ai danni di sua mamma, con il 28enne che ha ora deciso di contro-denunciare la donna e suo zio. “Si procederà per maltrattamenti e violenza privata ma valutiamo anche una querela per calunnia”, ha confermato il giovane a Il Tirreno. “La verità è che da quando sono successi i fatti mi ritrovo sia mia madre che mio zio appostati sotto la casa dove vivo. Ci sono stati anche episodi spiacevoli in cui lei mi ha urlato contro in mezzo alla strada”. “Non stato facile superare tutto questo. Ma sapevo che la verità sarebbe venuta fuori. Per me stato un sollievo, la fine di un incubo. Ma non posso dire di esserne uscito vittorioso. Tutt’altro. Ancora non riesco a capire come si possa fare tutto questo a un figlio. Fino a quel momento c’era un bel rapporto ma mia madre mi ha reso la vita un inferno. Tutta questa storia mi ha devastato dentro e lei continua a dire che non sono più suo figlio. Per me questo è un trauma emotivo. Adesso il mio legame familiare principale è con mio padre che dopo il coming out ha cercato di capirmi e mi è stato di supporto in tutta questa storia. Adesso sto cercando di mettermi tutto questo alle spalle“.
Una drammatica storia di omotransfobia all’italiana, a pochi mesi da quei senatori che hanno affossato il DDL Zan in aula, applaudendo orgogliosi.
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