Mariano Scognamiglio, 54 anni di Napoli, è un ristoratore che anni fa ha partecipato a Quattro ristoranti, programma di Alessandro Borghese in cui lo chef non nascose il proprio orientamento sessuale, prendendo parte allo show insieme al suo compagno. Già nel 2020 Scognamiglio aveva pubblicamente denunciato di aver ricevuto insulti omofobi al telefono dopo la messa in onda della puntata. Da allora, denuncia oggi Scognamiglio, tutto sarebbe cambiato. “Non vengono nel mio locale perché sono gay“, il durissimo atto di accusa di Mariano nei confronti degli abitanti di Arezzo.
“Da quando sono apparso nella trasmissione gli incassi del locale sono drasticamente calati. È vero che di mezzo c’è stato il Covid, ma non giustifica il fatto che i turisti, quelli di fuori che non conoscono né me né chi sono sessualmente, affollano il ristorante come prima, soprattutto nel fine settimana, che arrivino dalla provincia o da più lontano. Il buco di affari che mi ha messo in crisi viene principalmente da vicino, dagli aretini, da quanti sanno che sono gay, che io e il compagno col quale lavoriamo a quattro mani, Gianfranco, siamo una coppia. Non posso non pensare alla discriminazione sessuale, tanto più che ci sono stati episodi espliciti in tal senso“.
Ed è qui che Mariano, via Corriere, ha raccontato quanto sarebbe avvenuto.
“Innanzitutto uno stalker, uno che mi telefonava tutti i giorni, sempre la stessa voce, sempre gli stessi insulti volgari, quelli che si adoperano contro gli omosessuali. Ho denunciato alla polizia, l’hanno individuato, era un minorenne di una famiglia bene. È finito tutto davanti al tribunale dei minori, non volevo soldi, solo le scuse. Invece tanta arroganza, da parte sua e della famiglia. E non vi dico delle offese sui social, ancora le stesse. Per non parlare dei gesti che fanno quelli che passano davanti al ristorante“.
Nel corso di Quattro Ristoranti, andato in onda nel marzo del 2020, sul finire di trasmissione Mariano aveva fatto coming out, baciando il suo compagno. Un semplice gesto d’affetto che avrebbe cambiato la vita ad entrambi, almeno sul piano professionale.
Il suo ristorante non solo non vinse, arrivando secondo, ma a suo dire da allora sarebbe andato incontro ad un’autentica discriminazione. “Apro solo nel fine settimana, dal venerdì alla domenica“. Lo chef ha ora dato il via ad una raccolta fondi, per provare a non chiudere il locale, rifiutando l’ipotesi di una trovata pubblicitaria: “Ma quando mai? In una città media come Arezzo non funzionerebbe. Racconto solo per evitare discriminazioni”.
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