Si parla sempre della comunità LGBTQ+ in termini di diritti, lotte e sentimenti, ma quello che spesso non viene sottolineato è come le persone queer nel mondo costituiscano anche un mercato, e tra i più potenti stando alle statistiche.
Lo ha scoperto la banca svizzera Credit Suisse, che ha posizionato quella LGBTQIA+, nella classifica delle economie più grandi al mondo, al quarto posto. Non solo in termini strettamente di commercio: le app e i social network dedicati avevano un potere d’acquisto di oltre 1 trilione di dollari solo nel 2016, per non parlare poi di tutte le piccole imprese e le attività locali portate avanti da persone queer.
Quindi, devono essersi chiesti Francisco Alvarez e Juan Belmonte, perché non sfruttare anche questa potenzialità a favore della lotta della comunità LGTBQ+? Ecco allora che, in un tempo in cui criptovalute, Bitcoin e NFT dominano il mondo degli investimenti online e minacciano di rimpiazzare le vecchie valute, nasce la prima criptovaluta LGBTQIA+: Maricoin.
L’iniziativa, nata in Spagna e supportata dalla società di capitale di rischio Berderless con sede a Miami, deve il suo nome a un gioco di parole. “Coin” è moneta, “maricon” è un termine dello slang spagnolo usato per insultare gli omosessuali, alla stregua del “fr*cio” in italiano.
«Dal momento che anche noi spostiamo questa economia, perché la nostra comunità non dovrebbe trarne profitto, invece di banche, compagnie assicurative o grandi aziende che spesso non aiutano le persone LGBTQIA+?»
Così i fondatori hanno spiegato le motivazioni del progetto che, stando al loro racconto, ha preso vita – o quantomeno idea – nel 2017. In Spagna, il gruppo conservatore che batte bandiera cristiana HazteOir tenta costantemente di minare i diritti della comunità LGBTQ+. Quell’anno, aveva lanciato una campagna contro le persone trans* con un pullman che girava per il Paese su cui si leggeva: “I ragazzi hanno il pene, le ragazze hanno la vulva. Non fatevi ingannare”. Nonostante la campagna sia stata tempestivamente bloccata dal governo, ha spinto i due imprenditori a trovare un modo per agire.
«Non vediamo l’ora di cambiare il mondo»
Nelle menti di Belmonte e Alvarez, l’obiettivo è quello di costruire un network che funzionerà da guida per le persone LGBTQIA+ nel mondo. Non solo, infatti, Maricoin – che ancora prima di essere lanciata sul mercato contava una lista d’attesa di 8.000 persone desiderose di acquistarla – potrà essere usata per i pagamenti, dai ristoranti ai bar fino ai negozi e agli hotel: tutti coloro che la accetteranno come moneta saranno inseriti in una mappa che «funzionerà come una guida LGBTQIA+ per chiunque visiti qualsiasi città del mondo».
[tweet id=”1476997608572870662″ /]«Saremo in grado di dare microcrediti alle persone per creare un piccolo caffè LGBTI-friendly in Colombia, o per sostenere progetti che aiutano i rifugiati queer a fuggire da paesi dove sarebbero lapidati a morte», hanno spiegato i co-fondatori. La mappa sarà anche accompagna da un manifesto anti-discriminazione che, se infranto, comporterà l’espulsine da Maricoin. Che dire, l’idea di un’impresa che può attivamente generare una fine di finanziamento per le imprese LGBTQIA+ e le iniziative comunitarie in tutto il mondo mancava all’appello, ed è sicuramente una delle migliori che abbiamo sentito negli ultimi anni. Non resta che attendere che Maricoin si affermi sul mercato finanziario.
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