Un linguaggio inclusivo è possibile. Se qualche settimana fa aveva destato attenzione un comunicato pubblicato dal comune di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, in cui ricorreva lo schwa a sostituire le desinenze della tradizione grammaticale italiana, da un paio di giorni tocca alla politica. Anzi, all’informazione politica. Pioniera la giornalista Michela Murgia, che in due articoli scritti per la versione online de L’Espresso ha sdoganato espressioni come “nessunə” e “tuttə“, in luogo del maschile generico “nessuno” e “tutti”.
Non un annullamento del genere, ma un superamento dei confini stabiliti, che inizia a percepirsi anche nella lingua italiana più formale, quella che detta e scandisce le regole dello standard. La comparsa dello schwa in atti pubblici o in redazionali su importanti piattaforme di informazione non può di certo passare inosservata, né dai linguisti né dai cittadini o dai lettori, che apprendendone l’uso diretto si interrogano sulla nascente consuetudine comunicativa e decidono se applicarla o meno nel quotidiano.
“Magari sbaglio, ma a memoria mi pare la prima volta che si usa lo schwa in un pezzo di politica (e non in uno che parla di questioni di genere). Brava Michela Murgia e bravi a L’Espresso. Mi spiace non vi siate accorti che la lingua italiana evolve ogni santo giorno”, scrive su Twitter la collega Chiara Baldi, subissata da critiche e messaggi di chi non condivide l’introduzione della vocale neutra, già discussa a livello scientifico e fonetico dalla sociolinguista Vera Gheno.
Oggi @KelleddaMurgia in un articolo su @espressonline usa lo SCHWA. Magari sbaglio ma a memoria mi pare la prima volta che lo si usa in un pezzo di politica (e non in uno che parla di questioni di genere). Brava lei e bravi a L’Espresso 👏❤️❤️❤️ pic.twitter.com/W7TwCYMrix
— Chiara Baldi (@ChiaraBaldi86) June 6, 2021
Michela Murgia introduce lo schwa, Il Fatto Quotidiano tuona: “Sarà italiano, ma fa tanto swahili”
A non apprezzare la legittimizzazione di Michela Murgia dello schwa anche parte della stampa italiana, sia in edicola che online. A partire da Libero, che in prima pagina parla per voce di Massimo Arcangeli di “oscene acrobazie sessuali con l’italiano” e identifica lo schwa come un “sgorbio“, forse perché graficamente rappresentato come una “e” rovesciata. “Sarà pure italiano, ma fa tanto swhaili (ndr, scritto così, non swahili)” il commento di Nanni Delbecchi per Il Fatto Quotidiano, dubbioso sul fatto che l’aggiunta di una nuova desinenza possa rappresentare un passo avanti nel progresso linguistico. E se il Secolo d’Italia tira in ballo la “logica demolitoria” della scrittrice, a un passo dall’iconoclastia di ogni norma di comportamento del maschio italico, Today prende in giro senza troppi filtri la vocale non arrotondata, “inguardabile ad essere sinceri“.
Una vera e propria levata di scudi da parte di intellettuali e critici di ogni parte politica, tutti in difesa della lingua italiana, che quotidianamente accoglie neologismi ed espressioni che con il tempo si collocano in quello che viene definito spesso neostandard, in attesa di essere formato dalle grammatiche. Su cui però nessuno si interroga, si strappa i capelli, scrive lunghi editoriali critici.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.
Bene , QaF : allora la pretenziosità ed il fanatismo riservali per te .
Ridicolo semmai è il tuo commento, degno dei peggiori conservatori di destra. In quanto gay dovresti comprendere e rispettare l'importanza di un linguaggio inclusivo.
Dovrebbe esservi un limite al ridicolo, pretenzioso fanatismo .