Si è spenta all’età di 51 anni Michela Murgia, scrittrice da tempo malata, affetta da un carcinoma renale al quarto stadio. Era stata la stessa Michela a parlarne lo scorso giugno, decidendo di vivere la propria malattia pubblicamente, al fianco della propria famiglia queer.
Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi è il suo ultimo libro, edito da Mondadori in primavera. Meno di un mese fa il matrimonio con civile “in articulo mortis” con Lorenzo Terenzi, attore, regista, autore e musicista, conosciuto nel 2017. Un matrimonio tutt’altro che voluto, ma necessario, “per garantirci i diritti a vicenda”. D’altronde, aveva rimarcato Murgia, “il rito che avremmo voluto ancora non esiste. Ma esisterà e vogliamo contribuire a farlo nascere“. Ne era seguita una grande festa queer celebrata nel suo giardino, della sua grande casa appena acquistata, per vivere tutti insieme, amici e figli d’anima, alle porte di Roma. In quelle ultime immagini l’avevamo vista felice, libera, in un tripudio di meravigliosi abiti genderless, firmati dall’amica Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di Dior.
“Ricevo moltissimi messaggi ogni giorno, tutti affettuosi (gli altri non li vedo, ho sviluppato una felice cecità selettiva) ma non riesco a rispondere a tutt3, perché sono spesso banalmente troppo stanca“, scriveva lo scorso 29 luglio su Instagram, sorridente anche se intubata. “Vado un po’ più spesso in ospedale, a volte all’improvviso perché il corpo sorprende e ieri mi mancava il respiro a causa del troppo liquido negli anfratti dei tessuti. Il livello delle cure del nostro sistema sanitario mi ha però fino a ora consentito di tornare sempre a casa stando meglio. Ecco, la risposta che vorrei dare a chi mi chiede continuamente come sto, che era quella che dava Cesare de Michelis: posso stare meglio, ma non posso più stare “bene”. “Meglio” è comunque preferibile a male, quindi godetene con me“.
Murgia se n’è andata circondata dall’amore, di amici e parenti, dalla vicinanza di chi le voleva bene anche senza mai aver avuto il piacere di conoscerla personalmente, con il sorriso sulle labbra e mille battaglie combattute a favore dei diritti, e un’esistenza piena vissuta fino in fondo, con coraggio e senza rimpianti. Ciao Michela, semplicemente grazie.
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