Elisa Pomarelli è stata uccisa esattamente un anno fa. Un anno di indagini, di analisi sul suo corpo, e la conclusione del processo, il 4 agosto. La famiglia ha dovuto aspettare un anno prima di poter seppellire finalmente la figlia, una ragazza di 28 anni. Una storia tragica, quella di Elisa.
Era lesbica, Elisa. Ma a Massimo Sebastiani, 45 anni, non importava.
Anzi, non lo accettava. Perché lui era follemente innamorato di lei. Elisa invece lo considerava un amico, un buon amico su cui contare. E quando glielo ha detto in modo diretto che amava le donne, lui l’ha uccisa. E non solo, perché poi ha anche fatto a pezzi il cadavere, per disfarsene.
Elisa Pomarelli aveva detto “preferisco le donne”. E Sebastiani ha visto sfumare il suo sogno di una relazione con la ragazza. Reo confesso, ha scelto il rito abbreviato, e la perizia psichiatrica richiesta dal suo legale gli ha consentito uno sconto di pena. Ma niente femminicidio, perché il movente era un altro, secondo i giudici. Niente aggravante per lesbofobia, perché la legge contro l’omobilesbotransfobia non è ancora stata approvata in Italia.
Ingiustizia per Elisa Pomarelli
Per Ilaria Todde, esperta giuridica di EL*C (Eurocentralasian Lesbian* Community), siamo di fronte a una discriminazione. E ha spiegato al Corriere:
In casi simili all’omicidio Pomarelli, in cui l’accusato è il marito o il compagno della vittima, il rito abbreviato è escluso completamente. Eppure il femminicidio non è l’omicidio della moglie o della compagna in quanto tale, ma l’omicidio di una donna in quanto donna, e questo deve includere le donne lesbiche ammazzate perché “non disponibili” alle attenzioni di un uomo.
Il fatto che l’ordinamento italiano compia questa differenziazione è esemplificativo di due cose: una comprensione parziale del fenomeno del femminicidio e l’invisibilità delle lesbiche quando si scrivono le leggi. Dipende dal fatto che si formulano avendo uno “standard” in testa. Ecco, bisogna smettere di supporre che una donna sia automaticamente eterosessuale o che possa subire violenza solo dall’uomo con cui è sposata.
Occorre quindi una riforma mentale, in cui non si può partire dal presupposto che le persone coinvolte siano eterosessuali. Altrimenti, si sbaglia e si evince che Elisa Pomarelli e Massimo Sebastiano fossero una coppia, come è accaduto un anno fa. Nulla di più lontano dalla verità.
Oggi, a Piacenza, Elisa riceverà l’ultimo saluto dalla sua città, in cui è stato proclamato il lutto cittadino.
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