Attese madrine del Roma Pride del prossimo 10 giugno, Paola e Chiara sono pronte alla data zero di Trezzo sull’Adda dell’atteso tour dopo oltre 10 anni d’assenza, per poi farsi vedere il 13 e 14 maggio a Milano (Fabrique) e il 19 e 20 a Roma (Auditorium Conciliazione). A luglio scoccherà l’ora del tour estivo, che al momento le vedrà impegnate a Ferrara, Francavilla, Lignano Sabbiadoro, Verona, Moncalieri e Brescia.
Intervistate da Carlo Moretti per Repubblica, le sorelle Iezzi si sono dette ‘orgogliose’ di poter vestire gli abiti delle madrine del Roma Pride, sottolineando giustamente come sia già accaduto in passato.
“Nel 2000 per il primo Gay Pride a Milano quando la nostra Viva el amor! venne scelta come inno ufficiale. Erano tempi in cui non era di moda essere un artista gay friendly, anzi, era decisamente scomodo“, ha ricordato Paola, seguita a ruota da Chiara. “Per noi è un piccolo vanto. Non c’era ancora l’affluenza che c’è oggi, era una cosa nuova, la scintilla è partita da lì e non si è più fermata“.
Inevitabile la domanda sul Governo Meloni che ha dichiarato guerra alle coppie omogenitoriali e ai loro figli. Paola ha definito l’argomento “molto complesso, sono questioni difficili e da analizzare bene. Bisogna evitare che ci sia sfruttamento del corpo femminile“, ha precisato la più giovane delle Iezzi, per poi aggiungere. “Ma nel 2023, in Europa, di sicuro i bambini delle famiglie arcobaleno che già esistono non devono ricevere trattamenti diversi rispetto agli altri bambini. Vorrei vivere in un mondo che non esclude i diritti di nessuno“.
Parole che sembrano quasi voler replicare all’appello di Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno che ha chiesto alle celebrità d’Italia di scendere in campo, prendere posizione, metterci la faccia, in difesa dei figli delle coppie omogenitoriali.
Una reunion, quella delle Iezzi, arrivata a furor di popolo, dopo 10 anni di attesa. Sul perché la rottura divenne realtà, in quel lontano 2013, Paola e Chiara hanno visioni differenti. “Promozione, video, era diventato tutto molto oneroso. Eravamo uscite dalle major, e da indipendenti era difficile far fronte all’impegno economico che occorre per fare dischi. Abbiamo ammesso di non potercela fare e abbiamo lasciato“, ha detto Paola, con Chiara più centrata su altro. “Non è il motivo principale, questa è stata solo una delle cause. Di fronte a un risultato non pienamente soddisfacente si genera un nervosismo che si riversa sul rapporto con questo mestiere. Quando si è in due, o in una band, il nervosismo diventa motivo di discussione anche per le cose minime. Non ci divertivamo più, e quando la tensione supera il divertimento cantare diventa un peso“.
Nel frattempo Furore, brano che le ha viste tornare a Sanremo, è diventato disco d’oro, spopolando sui social e nelle parodie. E pensare che all’inizio non le aveva del tutto convinte!
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