Retroscena: Paola e Chiara all’inizio non volevano “Furore”

La resilienza delle sorelle Iezzi una lezione di vita.

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paola e chiara
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È stata proprio una notte di sole, la genesi di “Furore”. Se da un lato le sorelle Iezzi raccontano con il cuore in mano come l’idea della loro reunion sia stata un’avventura in divenire, dall’altro abbiamo certezza che Paola e Chiara, prima di giungere a quella chicca di nostalgia contemporanea che è “Furore”, hanno attraversato tempeste, delusioni, ripensamenti. Senza mai arrendersi e infine accettando alcune imposizioni dall’alto, pronte a rimaneggiarle per farle proprie e cucirle addosso alla propria identità artistica. Ma andiamo con ordine.

“Furore” è già un tormentone, quando, durante il Festival di Sanremo 2023, Paola e Chiara entrano nella Sala Stampa del Casino sorridenti e rilassate. Con loro anche Nick Cerioni, stylist, direttore creativo, che in un post IG ha svelato alcuni retroscena su come sia nata questa reunion. Senza svelare il retroscena della scelta della canzone, Cerioni ha saputo supportare le Iezzi sister con la propria energia e il proprio immaginario creativo.

In verità, Paola e Chiara non erano così convinte di “Furore”. All’inizio, secondo quanto appreso da una fonte di Gay.it, per il loro ritorno sulla scena, per il Festival di Sanremo, le sorelle Iezzi avrebbero preferito scegliere uno dei brani scritti da Paola Iezzi nella sua permanenza a Stoccolma. Ma la Sony non ne ha voluto sapere e ha imposto l’aut-aut: la canzone doveva essere “Furore”.
“Paola è dispiaciuta, ma non si arrende” aveva raccontato una fonte a Gay.it lo scorso autunno “Paola e Chiara hanno proposto alcuni brani scritti da Paola a Stoccolma, ma la casa discografica non vuole saperne, hanno già il brano pronto e non è granché”. Quel brano era “Furore” e le sorelle Iezzi, in autunno, non erano soddisfatte di quella imposizione di Sony.

“Furore” non era la prima scelta di Paola e Chiara. Che avrebbero preferito tornare in scena con un brano proprio, estratto dal lavoro che Paola Iezzi ha condotto a Stoccolma nell’ultima fase della propria scrittura di autrice, quando l’ipotesi della re-union con Chiara non era ancora certezza. Anche Chiara aveva la sua da dire dal punto di vista autoriale. Le due sorelle abruzzesi, autrici dei propri brani che hanno fatto la storia del pop italiano, e che lo hanno svecchiato come pochi altri – in un periodo in cui in Italia a Radio Rai i loro brani erano banditi – avevano in testa l’idea che anche per il proprio ritorno in scena il brano sarebbe stato un loro brano. Ma niente, la strada era tracciata.

È stata la Sony a non volerne sapere. La major discografica era interessata a supportare il ritorno di Paola e Chiara, a patto di imporre un proprio brano e a condizione che il brano avesse convinto Amadeus a includere il duo P&C nel cast di Sanremo 2023.

Paola e Chiara avrebbero preferito, inizialmente, un brano pop contemporaneo, naturalmente arrangiato con le proprie sonorità identitarie. Ma la strada di una re-union dal sapore disco-nostalgico anni 2000 non era nella testa delle due artiste. Ma per Sony, il ritorno di Paola e Chiara doveva essere un progetto di hit capace di sollecitare il pubblico dei tempi che furono, un brano studiato a tavolino seguendo le logiche del marketing e le curve melodiche che gli algoritmi delle piattaforme di streaming conoscono ormai a menadito e che plasmano, a tratti conformano, la scena discografica contemporanea.

Quando “Furore” è arrivato a P&C nella sua prima stesura, le sorelle Iezzi erano sconfortate. Una canzone scritta da altri. Simile a tante altre canzoni che girano nelle radio e sulle piattaforme. È vero, le nostra amate sorelle figurano nell’elenco degli autori, ma è solo per questioni di diritti (un’abitudine frequente, i cantanti vengono inseriti come autori per poter guadagnare grazie ai diritti d’autore).

L‘elenco degli autori di “Furore” è in seguito diventato lunghissimo. Ci sono Federico Mercuri e Giordano Cremona (Merk&Kremont), e poi Leonardo Grillotti, Eugenio Maimone, Jacopo Ettore, Alessandro La Cava. E anche Paola Iezzi e Chiara Iezzi.

Davanti a uno scenario diverso da quello che avevano immaginato, le sorelle Iezzi non si sono arrese. E hanno dato a tutti una lezione di resilienza che è anche una lezione di vita. Hanno accantonato l’ipotesi di un brano di nuova concezione  pescato nel proprio repertorio autoriale. E hanno accettato di lavorare su “Furore”. Stravolgendolo completamente, e piegandolo alle proprie sonorità, al proprio gusto e al proprio feeling. Grazie a consigli, suggerimenti e collaborazioni di amicǝ e di altrǝ artistǝ. Ed eccoci al “Furore” che conosciamo oggi. Il risultato è un successo per tuttə: per le due artiste, per il loro pubblico di sempre, per il pubblico nuovo, per le collaborazioni che hanno supportato P&C in ogni passaggio. E persino per la Sony, che se da un lato ha imposto una direzione, dall’altro ha lasciato libertà al duo Iezzi di rimaneggiare il brano.

 

 

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È proprio in conferenza stampa a Sanremo, che Paola e Chiara hanno velatamente ammesso che “Furore”, all’inizio, non le convinceva. Solo grazie al lavoro di Merk&Kremont, con i quali Paola e Chiara hanno collaborato grazie alla brillante idea di Luca Vismara,  “Furore” è diventato il brano che oggi conosciamo. Ma alla luce delle rivelazioni che Gay.it aveva avuto in autunno, l’impresa di Paola e Chiara assume i contorni di una rimonta epocale. Le nostre amate ragazze hanno spiegato la genesi del loro ritorno sulle scene così. Qui di seguito il testo affidato alle parole delle due artiste pronunciate un mese fa a Sanremo.  Leggetele, per amarle ancora di più.

 

Paola
Sentivamo di essere attese e questo atto d’amore ci ha travolte. È partito un po’ dal web, devo ammettere, e non sapevamo come interpretarlo. A un certo punto abbiamo semplicemente deciso di abbandonarci a questa energia, a questo amore. Ma a volte non è facile accogliere l’amore, soprattutto quando non sei pronta a riceverlo. Nel nostro caso, questa volta, eravamo pronte.
Sono stati dieci anni complessi, difficili, dieci anni di distanza. Ma sono serviti. Abbiamo apprezzato il valore della distanza e l’educazione dell’amore. Senza educazione, l’amore non può essere reale. Questa distanza, che ha tenuto lontane noi, e che ci ha tenute lontane dal nostro pubblico, è servito per capire noi stesse e per riappropriarci anche del dialogo con la nostra famiglia e con il nostro pubblico.

Chiara
Volevamo tornare al Festival con un senso di euforia, quell’euforia che abbiamo vissuto nei primi anni 2000. Volevamo riportarla al Sanremo di oggi, come in una macchina del tempo, rivisitata con nuove produzioni, ma anche integrando il nostro vecchio team di lavoro. Dall’arrangiamento e dalla commistione di questi due gruppi di lavoro è nato questo brano che ci rappresenta totalmente.

Paola
Furore è la nostra prima canzone che non è scritta da noi, ma ci è sembrata quella giusta per questo ritorno.  Merk&Kremont (Federico Mercuri e Giordano Cremona, produttori e dj-star), ci corteggiavano via social, chiedendoci se avessimo intenzione di tornare sulle scene insieme. E quando poi si è profilata l’idea, il nuovo management ci ha proposto questa canzone e ci è sembrata quella giusta per tornare insieme.
In verità, all’inizio, ciò che ci sembrava giusto era il titolo. Siamo sempre state un po’ ossessionate dai titoli delle canzoni e abbiamo pensato che “Furore” fosse un bel titolo per questo come back. “Furore” è una parola che comunica un fermento, qualcosa di importante e di eccitante. Insomma, il titolo ci ha rapite, ma non eravamo convinte del brano, non lo sentivamo del tutto nostro. Inoltre avevamo voglia di mescolarci con le nuove sonorità, con i nuovi produttori, le nuove leve della scena musicale italiana. Allora abbiamo deciso di chiamare Merk&Kremont, che hanno messo mano al brano e lo hanno reso quello che è oggi, che ora ci rappresenta e che è esattamente quello che volevamo.

Paola
Dopo Sanremo abbiamo un tour. Il 13 Maggio a Milano già sold out, ora c’è la seconda data il 14 al Fabrique, il 27 Aprile a Roma all’Atlantico e seguiranno altre date per tutta l’estate. Per il resto navighiamo a vista, ma è il bello di questi tempi mobili, potersi mantenere libere e avere tempo per far decantare le cose. Questo è un progetto aperto, lasciamo aperte le porte, entriamo, usciamo, rientriamo. Quando avremo voglia di lavorare insieme, lo faremo. Quando vorremo stare distanti, ci lasceremo in pace.

Chiara
Nella lunga pausa che ci siamo prese, dieci anni, abbiamo imparato a comprendere molto di noi stesse e delle diversità dell’altra. All’inizio della nostra carriera vivevamo questo progetto in modo simbiotico, meno flessibile. Oggi ci guardiamo l’un l’altra con occhi diversi, siamo adulte…

Paola
E siamo più clementi!

Chiara
Brava, esatto. Penso che il pubblico abbia imparato a capire anche le nostre diversità, che non siamo soltanto un duo, ma due individui che possono esprimersi differentemente, che hanno caratteristiche diverse. Oggi ritroviamo il nostro pubblico cresciuto, li ritroviamo trentenni o quarantenni, allora erano piccoli e magari sognavano di incontrarci dalle loro camerette, erano giovani, mentre oggi magari sono uomini adulti che lavorano, hanno figli, famiglia e hanno atteso molto, magari sperando di rivederci insieme e questa cosa ci muove dentro una certa tenerezza.

Nick Cerioni
Per l’immagine siamo partiti da ciò che ha reso iconiche Paola e Chiara soprattutto nella parte “dance” della loro carriera, che sono i primi anni 2000. E abbiamo ripescato una collaborazione dell’epoca, quella con Dolce e Gabbana che in quegli anni hanno scelto di collaborare con le ragazze in un momento in cui il loro brand vestiva soltanto grandi star internazionali. E abbiamo pensato che sarebbe stato bello riaverli con le ragazze sul palco.
Dal punto di vista di stile abbiamo giocato un po’ con l’estremizzazione del concetto della discoteca, siamo partiti da un moodboard di mirror-ball, con un filo di malinconia e decadenza. Questo perché il mondo del clubbing è così affascinante perché – e penso per esempio allo Studio 54 – a un certo punto “decade”. Così abbiamo realizzato con il team di Dolce e Gabbana, e con Domenico e Stefano che si sono messi a disposizione in modo straordinario, abiti che riecheggiano quel mondo.

Paola
Questa reunion è quanto di meno studiato si possa immaginare. Max Pezzali aveva buttato lì questa proposta della reunion già nel 2020, prima del Covid, e noi avevamo immediatamente detto di sì, io e Chiara siamo sorelle e non abbiamo mai smesso completamente di parlarci. Certo, abbiamo attraversato dei periodi distanti. Ma quando è arrivata la richiesta da Max, la prima risposta è stata un sì entusiasta, anche perché siamo amici con Max da molti anni, Pezzali è uno dei grandi amici che abbiamo nell’ambiente. Però in quel contesto non c’era in ballo alcuna idea di reunion, che si è invece concretizzata in occasione di un mio dj-set a Milano, in un negozio dove io suonavo letteralmente in vetrina durante la fashion week. Io avevo invitato Chiara a passare, per bere qualcosa e rivedere un po’ di amici. A quel punto il negozio si è riempito di persone che hanno iniziato a fotografarci e ne è nato questo video viralee (qui il nostro articolo), io ho messo due pezzi nostri e abbiamo improvvisato due coreografie, tutto spontaneo, e da lì sono iniziati i rimpalli del web. E devo dire che questa voce su internet che si faceva sempre più grossa ci ha fatto riflettere, e a un certo punto ci siamo guardate e ci siamo dette che forse era giunto il momento di abbandonarci a questa cosa, a questa richiesta. Ma non era nulla di pianificato, forse non sapevamo neanche cosa avremmo voluto poi comunicare – devo essere sincera. Poi sono arrivati i concerti di Max e dopo aver visto l’accoglienza del pubblico dal vivo, abbiamo iniziato a pensarci sempre di più. Poi Lorenzo ci ha chiesto di fare il Jova Beach, abbiamo fatto una tappa con lui, ed è stato proprio Lorenzo (Jovanotti) – forse dietro le quinte, mi pare – a dirci Ma voi dovete fare Sanremo insieme. E lì abbiamo detto perché no?

Chiara
Dopo esserci prese questa pausa, abbiamo imparato a capire meglio noi stesse, volevamo capire meglio le nostre risorse personali, che nel periodo precedente non era facile esplorare, perché il lavoro era così tanto e a volte così schematico, che ci impediva di andare oltre quella regia che c’era e quell’assetto particolare che dovevamo tenere in un certo modo. La distanza ci ha fatto bene, ovviamente siamo rimaste vicine come famiglia, parlo di distanza artistica. Tutto ciò che è rinato adesso è un terreno comune, ma con delle diversità tra noi, abbiamo imparato ad accettare le nostre personalità differenti e questo ci ha aiutato a tornare a lavorare insieme.

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