Nelle ultime 48 ore l’omofobia di Stato contro le Famiglie Arcobaleno d’Italia ha ingranato un’ulteriore marcia, con la procura di Padova che ha chiesto gli atti di 33 figli di coppie di donne e una mamma “eliminata” dal certificato di nascita della figlia di 9 mesi.
Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, si è appellata via Instagram non tanto alla comunità LGBTQIA+, che nell’ultimo mese si è stretta attorno alle coppie omogenitoriali del Bel Paese, bensì a tutte quelle celebrità e a quelle aziende che non hanno ancora proferito parola, preferendo tacere dinanzi ad una discriminazione tanto esplicita.
“È una battaglia che riguarda tutto e tutti, non solo i genitori ma tutte le persone che credono all’uguaglianza dei diritti e alle pari opportunità di tutti e tutte. Questo appello lo voglio fare alle persone note, famose, alle aziende, ai brand, alle persone che un po’ ci utilizzano quando hanno bisogno di noi, di pubblicizzare dei prodotti, di vendere. A quel punto esiste la comunità LGBTQIA come target a cui vendere dei prodotti“.
Crocini, dopo il tutt’altro che velato link al rainbow washing, si è poi rivolta alle persone queer che vivono nell’ombra, o in silenzio, senza mai esporsi, godendo dei propri privilegi derivanti anche delle battaglie da altri combattute.
“Mi rivolgo soprattutto a quelle persone LGBTQIA+ che vivono la loro vita ritirata, spesso non dichiarata. Il coming out non è un obbligo, è una possibilità, è una libertà, e ognuno di noi lo fa quanso si sente di farlo. Ma ci sono momenti in cui è importante prendere parola, alzarsi in piedi e dire “questa cosa non è concepibile, è inaccettabile”. In questo momento migliaia di bambini e bambine in Italia stanno subendo attacchi indiscriminati, gli stanno togliendo la responsabilità genitoriale quando abbiamo passato secoli ad inseguire le persone che non volevano assumersi quella responsabilità. Ora siamo al paradosso in cui adulti che vogliono prendersi la responsabilità dei loro figli e non gli viene data. Chiedo alle persone che hanno potere mediatico, notorietà, personaggi famosi, LGBTQIA+ o non, prendete parola. Usate il vostro potere, usate le vostre trasmissioni che presentate, per dire che questa roba è inaccettabile, che quello che sta accadendo è indegno di un Paese civile. Chi oggi resta in silenzio è anche responsabile di quello che sta accadendo“.
Da un mese le famiglie omogenitoriali d’Italia sono sotto attacco. Il governo Meloni ha prima intimato lo stop a quei sindaci che stavano registrando i figli delle coppie dello stesso sesso, per poi bocciare il certificato UE di filiazione e spostare volutamente il dibattito sulla GPA, già vietata per legge. Nel mezzo dichiarazioni aberranti da parte di ministri, deputati e senatori di destra, con le piazze d’Italia tornate a riempirsi, i sondaggi a smentire Meloni, l’Europa a bacchettarci pubblicamente e i sindaci pronti a riunirsi, il prossimo 12 maggio a Torino.
Nella giornata di ieri Leo Gullotta e Giovanna Mezzogiorno si sono esposti in difesa delle Famiglie Arcobaleno, aggiungendosi così alle poche persone famose che hanno deciso di metterci la faccia. Dopo l’appello di Crocini ne arriveranno altre?
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