Papa Francesco è oggi atterrato in Ungheria per incontrare il presidente Viktor Orbán, principe dei sovranisti e degli omofobi d’Europa, messo alle strette dall’UE per le sue leggi discriminatorie, coccolato da Matteo Salvini e ora abbracciato dal pontefice.
Bergoglio, secondo Papa di sempre a sbarcare in Ungheria dopo Giovanni Paolo II, ha parlato di nazionalismi che “tornano a ruggire” e di “populismi autoreferenziali“, sottolineando come “i valori cristiani non possono essere testimoniati attraverso rigidità e chiusure”, elogiando le politiche per la natalità e la famiglia “perseguite con attenzione in questo Paese, dove nazioni diverse sono una famiglia in cui si custodiscono la crescita e la singolarità di ciascuno“.
Come riportato da LaRepubblica, il Pontefice si è poi augurato che l’Europa non si trasformi “in una realtà fluida, se non gassosa“, seguendo “la via nefasta delle colonizzazioni ideologiche, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, vantando come conquista un insensato “diritto all’aborto”, che è sempre una tragica sconfitta“.
Parole che pesano come un macigno, se esplicitate in un Paese dove è stata approvata un’agghiacciante legge che vieta la “rappresentazione o la promozione” dell’omosessualità e del cambiamento di sesso tra i minorenni, permettendo di denunciare anonimamente le famiglie LGBTI+ alle autorità. L’Europa si è rivoltata contro l’Ungheria e Orban, Italia esclusa grazie al governo Meloni, con il Capo della Chiesa cattolica che ha ora dato ulteriore forza ad un presidente orgogliosamente omotransfobico.
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